UNA NUOVA STRAORDINARIA IPOTESI SU GESÙ
di Giuseppe Badalucco
per Edicolaweb
Da ormai oltre duemila anni la figura di Gesù avvolge, assilla, tormenta la mente degli uomini che, a vario titolo, chi come uomo di fede, chi come uomo di cultura o semplice persona che voglia vivere la vita non in modo banale e agnostico, cercano le verità supreme che la dominano ed a cui gli esseri umani si orientano per darle un senso.
La figura storica di Gesù, come abbiamo scritto in altri articoli, è difficile da ricostruire, stante la scarsità di testimonianze storiche che non siano riconducibili alle fonti della comunità paleocristiana, che diedero vita ai vangeli canonici e successivamente ai testi apocrifi.
Nel corso dei secoli è stato indagato dalla letteratura storica, dalla teologia e successivamente dalla critica storica, in modo apparentemente così profondo che sembra non vi sia più niente da dire sul personaggio, di volta in volta, catalogato come maestro spirituale, come figura politica che poteva incarnare il messianismo ebraico, come rivoluzionario e pensatore, come semplice essere umano, come personaggio storico di grande profilo morale e come reale messia (dall'ebraico "unto del Signore") inviato da Dio per salvare il suo popolo e divenuto il salvatore dell'intera umanità, colui che compie con il suo sacrificio la storia della salvezza, il figlio di Dio nel quale si completa la storia umana.
Non a caso recentemente nel commentare l'uscita del primo volume sulla biografia di Gesù, Benedetto XVI ha dichiarato di voler riportarne la figura a quella desumibile dai vangeli canonici dei quattro evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni, i cui testi furono elaborati tra il 50 e il 100 d.C..
Gli elementi fondanti della religione cristiana sono la divinità di Cristo, la sua doppia natura di vero uomo e vero Dio, la sua nascita miracolosa dalla vergine Maria, la sua consustanzialità col Padre celeste, la predicazione del Verbo (cioè la parola di Dio), quindi la sua missione divina nella quale compie miracoli che dimostrano la sua soprannaturalità (Egli piega le leggi che regolano la vita e la Natura al suo volere), il suo sacrificio per la salvezza dell'umanità, la sua morte in croce e la sua resurrezione con la promessa del suo ritorno nel giorno del giudizio universale.
Questi elementi sono sufficienti per comprendere il credo cristiano e tutto ciò che va oltre appartiene alla libera interpretazione che le diverse discipline sono in grado di fornire, di volta in volta, sulla sua figura o su singoli aspetti trattati dalla critica esegetica e storica. Tuttavia proprio questo limite naturale della religione e delle scienze bibliche ha lasciato aperti ampi spazi di analisi a tutti quegli studiosi che, ognuno con le proprie peculiarità e sfumature interpretative, hanno fornito nel corso del tempo elementi utili a comprendere la grande e misteriosa figura del Messia ebraico, la cui immagine storica potrebbe essere considerata emblematicamente come quella di un meraviglioso mosaico cui mancano sempre delle tessere, che non si riescono a trovare.
Gesù sfugge ad una comprensione totale del suo personaggio e della sua dimensione storica, i cui elementi interpretativi affondano non solo nel testo evangelico ma anche in una miriade di elementi narrativi contenuti nella tradizione e che hanno informato i testi apocrifi, a cui si affiancano elementi culturali di natura estranea all'ebraismo del I secolo d.C. e contenenti strutture, archetipi, immagini figurate, simbolismi che hanno radici antichissime e che hanno riferimenti alle cosmologie antiche, alle tradizioni persiane, alla religione zoroastriana, alle culture e tradizioni egizia e babilonese; elementi di cui ora cercheremo di fornire una traccia utile al lettore per comprendere la natura e la portata dell'ipotesi trattata in questo articolo.
Gli elementi che in particolar modo hanno destato l'interesse degli studiosi di tutte le epoche e su cui sono stati versati fiumi di inchiostro riguardano principalmente la data di nascita di Gesù, non desumibile direttamente dal racconto evangelico (forse perché non considerata importante ai fini della narrazione da parte degli evangelisti), le informazioni relative alla sua infanzia (di cui vi sono diversi elementi nei testi apocrifi come ad esempio il Vangelo Arabo dell'infanzia del Salvatore), l'origine della sua dottrina (che appare estranea almeno parzialmente alla tradizione ebraica), il ruolo dei re Magi nella sua vita e il reale significato della loro presenza nel racconto evangelico, il mistero della sua morte e resurrezione che fu la genesi del cristianesimo, ed ancora il ruolo che ebbero le tradizioni antiche nella formazione della figura di Gesù. A questi elementi se ne aggiungono altri, ancora più specifici ed elaborati e in stretta correlazione con i precedenti, di cui rappresentano la naturale prosecuzione del dibattito sorto tra gli studiosi sulla figura del Messia, tra cui il ruolo che la cosmologia e l'astronomia antica ebbero nell'evento messianico e la lettura del significato simbolico che aveva per gli antichi tale evento.
Analizziamo in special modo una delle questioni preminenti e cioè quella relativa alla data dell'evento messianico, introducendo una nuova ipotesi, frutto di studi ed analisi dell'autore di questo articolo.
LA DATA DI NASCITA DI GESÙ - L'EVENTO MESSIANICO
La data di nascita ha dato luogo da sempre ad un vivace dibattito culturale tra studiosi di tutte le discipline che ha generato una ridda di ipotesi che possono essere considerate opposte le una alle altre da notevoli differenze interpretative.
Occorre innanzitutto ricordare che la datazione delle epoche storiche subì una radicale modificazione a partire dal VI secolo d.C., quando il Papato chiese a studiosi appartenenti all'entourage ecclesiastico di fornire una risoluzione al problema della fissazione della data di nascita di Gesù, ponendo possibilmente tale data come "Anno Zero" di una nuova Era, che era quella cristiana.
Tra coloro che fornirono la soluzione vi è da ricordare il monaco Dionigi detto il Piccolo che, fornendo una soluzione al problema dell'esatta individuazione dell'equinozio di primavera, indispensabile ai fini della fissazione della Pasqua, introdusse anche un semplice sistema di calcolo della data dell'anno ricalcolando il tempo a partire dalla presunta data di fondazione di Roma, considerata approssimativamente al 754 a.C. Egli fissò così la data di nascita di Gesù, per convenzione, alla data in questione e da quel momento si cominciò a contare gli anni partendo dall'Anno 1, cioè l'anno in cui nacque Gesù.
In tal modo Gesù non nasce in un fatidico anno zero, poiché tale concetto non esisteva in quell'epoca ma secondo tale sistema egli nacque nell'Anno 1, in modo tale che ogni avvenimento accaduto prima della sua nascita sarebbe stato catalogato come evento accaduto in epoca prima di Cristo (a.C.) mentre tutti gli eventi accaduti dopo la sua nascita sarebbero stati registrati con data posteriore alla sua venuta (d.C.).
Come si può facilmente intendere la fissazione dell'Anno 1 rappresenta una questione piuttosto marginale rispetto alle implicazioni ben più profonde, relative all'individuazione dell'esatto anno a.C. o d.C. nel quale Gesù potrebbe essere nato, poiché mentre non ha senso cercare di individuare un singolo anno in cui può essere nato il personaggio storico in questione, ben altro senso ha invece cercare di individuare una serie concatenata di eventi di diversa natura che possono aver rappresentato, in termini culturali, filosofici, religiosi, astronomici o astrologici una serie di segni relativi al personaggio o evento in questione.
Infatti dire che Gesù sia nato nell'anno 1 oppure nell'anno 4 a.C. non ha un senso particolare, poiché in entrambi i casi le date sono solo delle convenzioni e per di più ci possono essere errori di datazione come presumibilmente si attribuiscono all'Abate Dionigi. Tuttavia ciò che a noi deve interessare sono le problematiche relative allo sviluppo e alla individuazione dei segnali attesi all'Evento Messianico, cioè dei segnali di carattere sociale, culturale, storico, politico, filosofico che diedero avvio all'Attesa della nascita del Salvatore, sulla base delle dottrine religiose antiche, che erano principalmente la dottrina ebraica e quella antico-persiana a cui si aggiungono diversi elementi provenienti dalla tradizione egizia, che saranno fondamentali per la formazione della struttura della figura del Messia ebraico.
Detto in altri termini mentre è difficile individuare l'esatta datazione di un evento in termini di anno a.C. o d.C. per motivi legati agli errori di convenzione, ben altra cosa è invece cercare i segnali di natura culturale o storico-sociale che indicano approssimativamente il periodo nel quale può essere accaduto tale evento, considerando cioè un lasso di tempo nel quale può essersi verificato con una probabilità molto elevata.
In tal senso si muovono tutti gli studiosi di discipline storiche e anche molti studiosi di materie scientifiche che vogliono datare un evento importante non disponendo di dati precisi in merito.
In questa direzione occorre muoversi anche per quanto riguarda la data di nascita di Gesù sulla quale disponiamo di poche e confuse informazioni di carattere storico, desumibili dalla lettura del testo evangelico, e una serie di segnali che provengono dalle tradizioni culturali (in particolare astronomiche e astrologiche di quell'epoca) che ci permettono di inquadrare l'epoca in cui approssimativamente può essersi verificata la nascita.
Le informazioni di carattere storico-narrativo relative alla nascita di Gesù sono contenute nel Vangelo di Matteo e in quello di Luca, dove sono narrati rispettivamente il racconto dei Magi e il racconto della nascita di Gesù a Betlemme al tempo in cui si compiva il censimento della popolazione voluto da Cesare Augusto, mentre governatore della Siria era Quirinio.
Il racconto dei Magi contenuto in Matteo permette solo ed esclusivamente di comprendere che dall'arrivo dei Magi a Gerusalemme e dal loro incontro con Erode e con i sacerdoti del Tempio fino al loro incontro con la Sacra Famiglia nella mangiatoia di Betlemme passano pochi giorni e dal giorno della fuga in Egitto fino alla morte di Erode un breve lasso di tempo, che può essere di due o tre anni al massimo, poiché quando Giuseppe e Maria tornano in Israele Gesù è ancora piccolo.
Le poche informazioni di carattere storiografico permettono di datare la morte di Erode intorno al 4 a.C. per cui si tende a datare la nascita di Gesù in un tempo compreso approssimativamente fra il 7 e il 5 a.C. Tale datazione, se gli elementi in questione fossero gli unici, potrebbe essere la migliore possibile, poiché non vi è ragione di credere che l'autore del Vangelo di Matteo volesse fornire informazioni diverse rispetto a quelle desumibili dalle cronache del tempo.
Il problema che la storiografia ha dovuto affrontare nel tentativo di datare la nascita di Gesù, deriva purtroppo dalle fonti storiche del Vangelo di Matteo raffrontate con quelle del Vangelo di Luca, in cui si parla della nascita di Gesù al tempo in cui Maria e Giuseppe si recarono a Betlemme per farsi registrare al censimento della popolazione realizzato durante il mandato del Governatore Quirinio, sotto il regno di Augusto.
Gli annali delle cronache romane dimostrano, con certezza, che Quirinio fu governatore della Siria in epoca compresa fra il 6 e il 9 d.C., per cui il censimento di cui si parla sarebbe "fuori tempo" rispetto al governatorato di Publio Simplicio Quirinio, in quanto gli storici attestano che i censimenti di quell'epoca furono realizzati nel 28 a.C., nell'8 a.C. e nel 14 d.C..
Il censimento in cui sono coinvolti Giuseppe e Maria sarebbe quindi quello dell'8 a.C., ma sarebbe errata l'informazione fornita dall'autore del testo in quanto in quel periodo il governatore della Siria-Cilicia era Sanzio Saturnino.
Tuttavia, se si considera il fatto che tra i funzionari con poteri delegati dal governatore vi era anche Quirinio, con incarico di reggente speciale per l'amministrazione di quella provincia, in quanto il governatore era impegnato sul fronte armeno, è comprensibile che venga fornita questa informazione, che dimostrerebbe almeno in linea di principio l'attendibilità storica della fonte di Luca, in quanto l'autore può non aver tenuto conto di questa "sfumatura".
Tuttavia è evidente che gli storici hanno bisogno di un minimo di certezze per considerare l'attendibilità storica di un'informazione fornita in un testo che si presume "storico", per cui rimane aperto il dubbio sulla credibilità del racconto evangelico, sia in termini di attendibilità storica degli eventi raccontati che in termini di datazione storica degli stessi.
Una volta appurato che la datazione più attendibile è compresa fra il 7 a.C. e il 4 a.C. (perché Gesù non avrebbe potuto essere nato dopo la morte di Erode, mentre dal racconto di Luca sappiamo che il censimento in cui furono registrati Giuseppe e Maria avvenne presumibilmente nell'8 a.C.) occorre ricostruire il sottofondo storico-culturale nel quale si compì l'avvento del Messia con la nascita di Gesù, mettendo al centro di questa trattazione le modalità con cui si manifestò in quell'epoca l'attesa messianica del Salvatore.
LA DINAMICA STORICA DELL'ATTESA MESSIANICA
Nella storia dei popoli e delle tradizioni religiose antiche vi è una costante che periodicamente ricompare a turbare le certezze degli studiosi di storia antica; l'incredibile e incrollabile fede, espressa dagli uomini di cultura, sacerdoti-astronomi, letterati, filosofi (almeno di quelli attratti con grande sensibilità da tale argomento) nella sicura venuta, prima o poi, di una figura umana inviata per salvare gli uomini e per governare il mondo secondo giustizia.
Le sfumature tra le diverse culture sono evidenti ma i tratti essenziali sono comuni alle diverse tradizioni.
Se consideriamo, senza voler soffermarci particolarmente su questo punto, la tradizione egizia e la sua cosmologia, questa narra di un tempo lontano nel quale gli dèi governavano sulla terra d'Egitto secondo pace e giustizia, apportando benessere e civiltà agli uomini e dopo la morte e resurrezione del dio Osiride questi ritorna sulla Terra per apportare luce all'umanità e accoglie le anime dei defunti per il rito della pesatura dell'anima.
Se consideriamo tradizioni più recenti, come quella ebraica a partire dal periodo delle Scritture (approssimativamente dal X-VIII secolo a.C.), ci rendiamo conto di come i sacerdoti della tradizione ebraica abbiano ben presente fin dal principio delle Scritture, quindi almeno a partire dal X secolo a.C., quando fu redatto il Genesi e nei secoli successivi quando furono redatti i libri dei profeti, che vi sarà la venuta di un Salvatore che avrà il compito di salvare il suo popolo (il popolo eletto di Dio) dalla schiavitù del nemico, dalla distruzione, dall'annientamento; concetto che nel popolo d'Israele è forte dopo l'Esodo dall'Egitto, nel quale si formò il primo nucleo delle Scritture secondo la tradizione che vuole i primi cinque libri della Torah redatti da Mosè.
Su questa linea si pongono, a distanza di alcuni secoli l'uno dall'altro, tutte le composizioni dei 46 libri dell'Antico Testamento, in un arco di tempo in cui la cultura del popolo ebraico si sviluppa autonomamente in oltre 500 anni, ma nella quale vi è l'incontro fondamentale con la cosmologia egizia da un lato e con la tradizione babilonese dall'altro, durante il periodo della schiavitù in Babilonia (tra il 600 e il 500 a.C.).
In questo periodo, nel quale alcuni concetti della cultura religiosa ebraica e della sua cosmologia sono ancora abbastanza confusi, cominciano a delinearsi in modo abbastanza netto quelli che saranno gli elementi fondanti della dottrina ebraica classica e della dottrina cristiana, come una più netta definizione del destino escatologico dell'Uomo, del concetto di inferno e paradiso, dell'immortalità dell'anima, della resurrezione dei corpi.
Gli studiosi, chiedendosi quale sia stato il percorso culturale che abbia portato a questa concettualizzazione, hanno potuto fornire l'unica risposta possibile che il buon senso della ricerca storica impone; il merito di tale dinamica storica si deve all'incontro della cultura ebraica monoteista con la tradizione egizia da un lato e con la tradizione persiana e zoroastriana dall'altro, tradizione giunta nel vicino oriente grazie alla fusione del mondo persiano con quello babilonese.
La religione zoroastriana si sviluppò presumibilmente grazie al contributo dei discepoli di Zarathustra, profeta persiano vissuto approssimativamente intorno al 600 a.C. La dottrina zoroastriana estremamente complessa ed elaborata narra dell'esistenza di una continua lotta tra Dio (Ahura Mazda) e il male rappresentato da Satana (lo spirito Angra Mainyu) in cui le forze della luce devono lottare contro le forze delle tenebre e gli esseri umani sono liberi di scegliere consapevolmente tra il bene e il male. Quando la lotta sarà giunta a compimento il male sarà sconfitto per sempre e tutti i morti risorgeranno per essere accanto ai vivi nel giorno del giudizio universale, quando i dannati saranno ricacciati all'Inferno e i beati saranno in paradiso.
Gli elementi principali della dottrina zoroastriana hanno rappresentato una delle componenti essenziali su cui si è fondata parte della dottrina ebraica e quella cristiana, nella quale i riferimenti al paradiso, all'inferno, alla resurrezione dei morti, sono elementi fondanti.
Nel suo sviluppo storico la tradizione persiana è desumibile dal suo principale testo religioso che è l'Avesta, in cui si narra dell'origine del Cosmo, della caduta e della contaminazione originale del Cosmo, del turbamento del suo equilibrio, che diede avvio alla lotta tra le forze della luce e le forze delle tenebre, e del modo in cui si compirà il destino escatologico dell'umanità. A questo occorre aggiungere che mentre l'Avesta si attribuisce ai discepoli della tradizione zoroastriana originale (almeno fino intorno al VI-V secolo a.C.), a questa tradizione fanno seguito altri testi che possono essere catalogati come testi astrologici in cui sono racchiuse previsioni dei sacerdoti-astronomi persiani dove si attribuisce, probabilmente proprio a Zarathustra, una importantissima profezia relativa alla Venuta di un Re-Sacerdote presso il popolo ebraico che sarebbe stato il Messia, il Salvatore del Mondo.
Il quadro culturale di riferimento per comprendere questo fenomeno è dunque quello di una tradizione, perpetuata già da tempi antichissimi, relativa alla venuta di un Messia che avrebbe salvato l'umanità e avrebbe riportato il Cosmo al suo equilibrio iniziale, impersonando il principio e la fine di tutto.
La figura del Messia, così come compare nelle tradizioni persiana ed ebraica non è esattamente uguale, o meglio non è priva di diverse sfumature, perché mentre nella tradizione zoroastriana il Re-Sacerdote di cui si parla è una figura di carattere universale, in quella ebraica sembra prevalere l'idea di un Messia di tipo più politico, come un personaggio che sarà in grado di guidare il suo popolo verso il riscatto dalla prigionia del nemico e verso la libertà. Tuttavia rimane evidente la matrice comune alle diverse tradizioni che ha creato il meccanismo dell'attesa messianica e che ha portato gruppi di sacerdoti-astronomi a profetizzare l'avvento del Messia seguendo le indicazioni che provenivano da tradizioni più antiche.
Storicamente la trasformazione politica dei regni del vicino oriente nella fase compresa fra il 600 e il 300 a.C. (lo sviluppo della civiltà greca, la caduta dell'impero babilonese, l'avvento e la caduta dell'impero persiano e l'avvento di Alessandro Magno e dei regni successivi) portò al rimescolamento delle culture greca, babilonese, persiana, indo-ariana, indiana in cui diversi elementi provenienti da diverse culture millenarie si fusero a creare una nuova cultura, quella ellenistica, che divenne il punto di riferimento della vita culturale dei popoli del vicino oriente in tutta la fase compresa fra il IV e il I secolo a.C..
Questa fu l'epoca in cui si svilupparono i grandi centri culturali come Alessandria d'Egitto, con la sua biblioteca e i suoi centri di studio in cui si forgiavano molti intellettuali cosmopoliti dell'epoca.
In questo periodo avviene la più importante operazione culturale, che fu la traduzione degli antichi testi delle Scritture ebraiche, scritte in aramaico antico, quindi non più comprensibile anche per gli Ebrei, in greco, in modo da rendere i testi antichi intelligibili alla più vasta platea dei letterati del tempo.
L'interesse suscitato dai testi ebraici e la forza degli avvenimenti storici, che avevano portato alla ribalta l'immagine di un uomo forte come Alessandro Magno, furono alcuni tra i fattori trainanti di un ritorno in auge della tradizione dell'attesa messianica, che appare come un meccanismo ad orologeria, e che avrebbe portato di lì a poco allo sviluppo e alla nascita della figura di Gesù Cristo, come figlio di Dio e personificazione del Messia atteso dai popoli.
Le origini di questo meccanismo culturale non sono facilmente comprensibili ma affondano sicuramente in un insieme di elementi culturali estremamente variegati che provengono dalle antiche tradizioni astrologiche in cui gli elementi più prettamente astronomici (in quell'epoca non esisteva una vera separazione tra astrologia e astronomia), come lo studio e l'analisi delle configurazioni e dei moti degli astri e dei pianeti, l'analisi della loro posizione apparente nella volta celeste (quindi misurazioni dell'altezza in gradi, moti lineari e retrogradi, analisi delle congiunzioni e occultazioni ecc.) erano fusi con interpretazioni meramente astrologiche, relative cioè al tentativo di interpretare la previsione di eventi futuri dell'umanità o di singoli personaggi attraverso la lettura dei segni del cielo (cioè quelli derivati dallo studio astronomico relativo a astri e pianeti) nei quali venivano applicati appositi simbolismi a singoli modelli astrali e di configurazione della volta celeste in un dato istante o periodo di tempo.
Per fare un esempio se all'alba dell'equinozio di primavera la costellazione dominante fosse stata quella dei pesci e questa veniva a trovarsi in un dato periodo dell'anno in congiunzione con un determinato pianeta, il sacerdote-astronomo avrebbe attribuito, considerando anche altre condizioni, un determinato simbolismo alla costellazione dei pesci e un determinato simbolo al pianeta in questione, deducendo un modello previsionale sulla base dei simbolismi coinvolti.
La forza di questo meccanismo sta nell'assoluta certezza, per gli Antichi, che nei segni del cielo stia la volontà degli dèi o anche di quell'unico dio monoteistico per il quale i sacerdoti e dotti ebrei e cristiani (e più tardi anche musulmani) rifiutavano in toto l'astrologia praticata dai Gentili (i pagani) ma di cui al tempo stesso conservarono segretamente per secoli i testi antichi che ne parlavano.
Occorre anche valutare attentamente il ruolo che ebbero i sacerdoti-astronomi nell'antichità, attori che diedero origine alla figura dell'intermediario tra l'uomo e il divino, fondando la loro forza di interpretazione del piano umano e divino nella capacità di cogliere e interpretare i segni del cielo, quindi nella lettura astronomica e astrologica dei segni relativi al verificarsi dell'evento atteso.
I SACERDOTI-ASTRONOMI E LE ORIGINI DELL'ATTESA MESSIANICA
Le origini della tradizione dell'attesa messianica si perdono nella notte della storia umana, ma gli studi realizzati negli ultimi anni, volti a riprendere queste antiche tradizioni, hanno messo in luce importanti connotati e peculiarità di tale fenomeno riuscendo a coglierne gli aspetti più importanti.
È importante innanzitutto ricordare che nell'alveo delle civiltà antiche del vicino Oriente, tra cui spiccano quella egizia, babilonese e persiana, si formarono fin da tempi anteriori al 2500 a.C., caste di sacerdoti dediti alla gestione della vita religiosa, alla gestione dei templi e del cerimoniale di Stato, in cui tutte le componenti della cultura religiosa erano improntate all'analisi, allo studio e alla predisposizione di una cosmologia religiosa in cui gli dèi avevano una rappresentazione umana o zoomorfa ed una corrispondente immagine nella volta celeste, nei termini di una costellazione o di un astro particolare, o di un pianeta.
Nel caso ad esempio della antica religione egizia, sappiamo per certo che in una particolare epoca storica, che può essere considerata come la storia antica della grande civiltà del Nilo, prevalse una cultura religiosa astrale, in cui gli dèi principali della cosmologia eliopolitana, Osiride e Iside, erano rappresentati dalla costellazione di Orione e dalla stella Sirio, a cui è dedicata la maggior parte degli inni e delle formule religiose contenuti nella sterminata letteratura religiosa risalente al periodo compreso fra il 2500 e il 2000 a.C. (Il libro dei morti, I testi delle piramidi); mentre dopo la fine dell'Antico Regno e l'avvento delle grandi riforme religiose (da Akhenaton in avanti) prevale una dottrina religiosa fondata sul culto di Ra, il Dio Sole, che determina lo sviluppo dei primi passi verso una forma strisciante di monoteismo.
Il culto delle stelle ha quindi origini così lontane che non è stato possibile datarlo con certezza poiché sappiamo per certo che in epoche antichissime erano già presenti calendari lunari e rappresentazioni zoomorfe delle costellazioni e degli astri sulle rocce preistoriche risalenti almeno al 15.000 a.C..
Ciò che si sa con certezza è che il culto astrale nella sua forma più antica è presente in modo uniforme nella civiltà egizia, come in quella sumero-accadica e più tardi babilonese, nella cultura persiana e nei popoli che erano stanziati nella penisola arabica e conosciuti come Sabei (originari della zona dello Yemen). Qualunque sia stata l'origine, nella cosmologia antica o nella religione di questi popoli, della figura del Salvatore e guida spirituale che viene dall'Alto per salvare l'umanità, tale figura impregna la cultura dei popoli del Vicino Oriente per millenni fino a quando i saggi astrologi ritengono che fosse arrivato il momento in cui questa realmente si stesse manifestando nel mondo; il modo in cui essa si manifestò passò attraverso un complesso modello di pensiero cosmologico che coinvolge la cultura e il pensiero di queste grandi civiltà antiche.
Presso i popoli antichi il culto degli astri era il fondamento della propria religione, poiché i propri dèi appartenenti al pantheon cosmologico erano rappresentati da singoli astri o costellazioni.
Gli studi condotti nei secoli e decenni scorsi hanno dimostrato che l'astronomia era alla base non solo del pensiero religioso politeistico dei popoli antichi ma ne rappresentava, spesse volte, il perno anche dell'architettura sacra, per cui templi, palazzi, costruzioni megalitiche erano spesso dedicate agli dèi e presentavano peculiarità tecniche straordinarie. Normalmente tali strutture venivano infatti allineate ai punti cardinali con margini di errore molto bassi, a dimostrare che il grado di conoscenze tecnico-geometriche e astronomiche era straordinariamente più avanzato di quanto gli studiosi moderni fossero stati disposti a credere.
Un caso evidente, ed è quello di nostro interesse in questa trattazione, riguarda le piramidi di Giza, realizzate secondo gli studiosi durante la IV dinastia dell'Antico Regno egizio, in epoca compresa fra il 2600 e il 2500 a.C. circa, sotto il regno di Khufu (Cheope), Khafra (Chefren) e Menkaura (Micerino). È stato dimostrato scientificamente, almeno per la grande piramide di Cheope, che essa presenta allineamenti astronomici dei suoi condotti interni alla costellazione di Orione, alla stella Sirio e alla Stella Polare con riferimento ad un'epoca compresa fra il 2500 e il 2400 a.C..
La Grande piramide di Cheope presenta incredibili specifiche tecniche che lo rendono unico al mondo; oltre ad avere allineamenti astronomici dei condotti interni, presenta delle misure geometriche che fanno rabbrividire anche il più scettico degli studiosi e che devono far riflettere; con una lunghezza del perimetro alla base pari a 921,459 metri ed un'altezza originaria di 146,73 metri presenta un rapporto tra perimetro ed altezza pari a 2π (il rapporto costante tra circonferenza e diametro del cerchio, scoperto ufficialmente da Archimede solo nel II sec a.C., mentre il monumento risale ad oltre 2000 anni prima) a dimostrazione del grande grado di conoscenze geometriche raggiunte dagli egizi in epoca antica.
Presenta inoltre una pendenza delle sue pareti lisce pari a circa 51° 52', pendenza che fu volutamente attribuita ai lati del manufatto affinché potesse presentare quei determinati parametri geometrici relativi alla rappresentazione della sfera.
Inoltre, modelli matematici realizzati da studiosi di misure antiche hanno dimostrato che la Grande piramide può essere considerata, a meno di approssimazioni dell'ordine dello 0,75%, come un modello della circonferenza terrestre e del raggio polare della Terra in scala 1:43.200 (una sorta di rappresentazione su quattro superfici triangolari) ove la scala di misurazione richiama proprio l'ordine cosmologico che sta alla base della religione egizia, fondata sul modello astronomico della precessione.
Il movimento precessionale del nostro pianeta, spiegato scientificamente in epoca recente dopo la scoperta della rotazione del pianeta, che consiste nella lenta oscillazione e rotazione inversa dell'asse terrestre rispetto al moto di rotazione del pianeta e che comporta un effetto visivo di modifica delle coordinate celesti degli astri e quindi un loro spostamento apparente nella volta celeste nel corso degli anni con un ritmo di 1 grado ogni 72 anni, era in realtà già conosciuto a livello visivo dagli antichi. Questi studiavano e registravano su tavole, papiri, libri il corso degli astri e ne registravano le modifiche delle coordinate che venivano inserite negli almanacchi e nelle tavole astrologiche consultate dagli astronomi e dagli astrologi per prevedere eclissi, congiunzioni planetarie e astrali ecc..
Gli effetti visivi della precessione, facilmente ricostruibili disponendo di misure che riguardano periodi lunghi (almeno un secolo), sono essenzialmente di due tipi; per quanto riguarda le stelle occidue (che sorgono e tramontano come il Sole) il ciclo precessionale di 26.000 anni circa comporta, insieme alla variazione dell'obliquità dell'eclittica, un movimento apparente dell'astro o costellazione che tende ad innalzarsi fino ad un'altezza massima per poi ridiscendere verso un'altezza minima sull'orizzonte del punto di osservazione, mentre per la fascia dell'eclittica, che è la proiezione nella volta stellata del percorso apparente del Sole durante l'anno, chiamata anche fascia delle costellazioni zodiacali, il movimento apparente del Sole durante l'anno comporta il passaggio del Sole, mese per mese nelle dodici costellazioni dello zodiaco.
Nel caso del Sole l'effetto visivo della precessione, dovuto al movimento conico dell'asse terrestre, comporta il lento scivolamento retrogrado del Sole lungo il punto equinoziale nel corso di circa due millenni, in modo tale che mentre circa duemila anni fa il Sole sorgeva, all'alba dell'equinozio di primavera nella costellazione dell'Ariete, a partire da circa il I secolo a.C. questo lento movimento retrogrado (dell'ordine di circa 50'' di arco ogni anno) spostò il Sole equinoziale nella costellazione dei Pesci e così sarà nel prossimo futuro nella costellazione dell'Acquario.
Vi sono diverse testimonianze scritte, proprio nella letteratura religiosa e nei grandi poemi cosmologici antichi, del fatto che la conoscenza di un meccanismo astronomico di questa portata, ciclico e lineare al tempo stesso, abbia influenzato la stesura di questi testi antichi (come i Testi delle piramidi e poemi come L'epopea di Gilgamesh). Sono state lasciate tracce vistose della sua presenza, dimostrando al tempo stesso come tale meccanismo abbia influito sulla formazione del pensiero religioso antico e sul culto delle stelle, nella certezza per gli Antichi che la precessione astrale fosse l'unico o comunque uno dei moti della volta celeste in grado di influire sul destino dell'Uomo, creando i presupposti per grandi cambiamenti nella storia umana e per l'avvento di uomini in grado di portare giustizia e pace all'umanità.
La conoscenza della precessione portò gli antichi a creare un vero e proprio strumento di pensiero secondo cui lo sviluppo e il passaggio delle ere cosmiche (il Sole che si sposta da una costellazione all'altra nel corso dei millenni) abbinato a particolari congiunzioni astrali o planetarie che si verificano in tempi secolari, avrebbero determinato i presupposti per modificare la storia umana e per permettere l'avvento di personaggi storici che avrebbero guidato l'umanità redenta verso un cammino di pace e giustizia, nonché riportato il Cosmo alla sua configurazione iniziale, depurato del suo turbamento iniziale che diede avvio alla battaglia cosmica tra bene e male.
Questo meccanismo, per quanto con sfumature e caratteristiche diverse, è presente anche nella cultura ebraica e nel messianismo presente in alcuni temi religiosi persiani che informarono diverse leggende e profezie sull'avvento di un Salvatore con poteri divini di cui parleremo più oltre.
L'astronomia precessionale è quindi il fondamento del principio dell'attesa messianica e tale strumento di pensiero cosmologico fu consacrato e implementato attraverso la realizzazione di una grande opera monumentale come la piramide di Cheope che oltre ad essere una rappresentazione in scala precessionale delle dimensioni del pianeta può essere visto anche come un misuratore precessionale delle epoche cosmiche.
Scorrendo infatti lungo il meridiano del punto di osservazione la costellazione di Orione è possibile individuare l'epoca in cui tale costellazione o altre si trovavano sull'orizzonte all'altezza corrispondente ai suoi condotti interni e quindi presumibilmente l'epoca in cui fu realizzato parte del manufatto oppure l'epoca a cui fu riferita la sua costruzione, indicando un punto di riferimento storico per un determinato evento.
La conoscenza di questo meccanismo astro-temporale, da parte dei sacerdoti astronomi antichi di tutte le culture del vicino oriente, spinse le caste sacerdotali a custodire la conoscenza di tale paradigma culturale nei termini di una conoscenza esoterica e creò le circostanze perché il movimento degli astri e la sua rappresentazione simbolica divenisse il fattore trainante dello sviluppo dei movimenti religiosi e messianici che attraversarono quelle straordinarie epoche che a noi ormai paiono così lontane.
Tale meccanismo divenne l'espediente per l'avvio dell'attesa messianica e in particolari circostanze e luoghi si crearono i fattori che legarono il culto astrale all'avvento dell'era messianica.
Ai sacerdoti astronomi dell'Antico Regno egizio era chiaro che il proprio orizzonte religioso e politico-sociale fosse limitato alla perpetuazione della religione osiridea, ma nel momento in cui la storia cominciò a cancellare la civiltà egizia, la sua cultura non venne cancellata ma si trasmise, sia nei termini della cultura ufficiale che nei termini di quella esoterica alle popolazioni e alle civiltà limitrofe che permisero la perpetuazione, anche sotto altre forme, delle pratiche religiose, esoteriche e astrologiche degli antichi sacerdoti eliopolitani.
È in questo contesto che la conoscenza dei luoghi, delle pratiche religiose, dei misteri insiti nei grandi monumenti megalitici egizi divennero patrimonio comune di tutti quei sacerdoti astronomi appartenenti anche a popoli diversi ma che avevano condiviso con gli egizi il culto delle stelle.
Tra le caste sacerdotali antiche possiamo annoverare i sacerdoti persiani, dediti al culto delle stelle e all'astrologia ed i sacerdoti sabei, appartenenti a questo popolo le cui origini si possono far risalire alla zona della penisola arabica dove quale erano presenti a partire almeno dal 1000 a.C..
I sacerdoti sabei erano dediti al culto degli astri e praticavano l'astrologia e vi sono testimonianze storiche di contatti commerciali e culturali tra i sabei, gli egizi e i popoli semiti almeno dall'epoca dei primi regni di Israele (dal XI-X secolo a.C.).
I fattori culturali comuni ai due popoli spinsero i sacerdoti astronomi sabei a conoscere i segreti delle antiche religioni astrali come quella egizia e furono tra i primi ad intuire il meccanismo astronomico di fondo che stava alla base della realizzazione delle piramidi della piana di Giza, qualunque fosse la finalità ufficiale per cui erano stati costruiti, fosse quella di conservare la mummia del Faraone o rappresentare la tomba di Osiride.
Comunque la si pensi resta il fatto che a partire da una certa epoca in avanti (almeno dal II millennio a.C.) gruppi di sacerdoti astronomi di diverse caste si recavano a cadenze temporali in pellegrinaggio presso la piana di Giza per visitare le piramidi e compiere antichissimi riti legati ai propri culti astrali.
Le piramidi di Giza oltre a presentare allineamenti astronomici con la costellazione di Orione, presentano una struttura del piano architettonico generale, con l'allineamento sulla stessa direttrice delle prime due e un leggero spostamento della terza rispetto alla stessa, che può essere considerato come una rappresentazione cartografica della cintura di Orione (le tre stelle Al Nitak, Al Nilam e Mintaka) e ciò lega indissolubilmente le tre piramidi di Giza al culto di Osiride, poiché come già detto per gli egizi Osiride era rappresentato da Orione.
I sacerdoti astronomi sabei e persiani e altre sette religiose antiche sapevano che Orione rappresentava il dio Osiride e quindi ne rappresentava anche l'espressione della sua stessa epopea (la sua morte e resurrezione e la sua venuta per giudicare le anime), per cui affinché si potesse perpetuare il suo culto essi posero le basi, adottando il meccanismo astronomico-precessionale delle ere cosmiche, per la creazione dell'attesa messianica e per la venuta futura di un Re di pace e giustizia nel mondo che avrebbe perpetuato il culto del dio Osiride. Il modo in cui essi operarono, all'ombra della storia ufficiale, è caratterizzato dagli strumenti di pensiero cosmologico e astrologico che permettono di leggere i segnali simbolici che provengono dal cielo quando si verificano determinate condizioni astrali (particolari congiunzioni planetarie, astrali in particolari epoche astronomiche).
Man mano che trascorrevano le epoche il fervore culturale legato all'attesa messianica subì un'accelerazione, nel momento in cui si presentarono le condizioni astrologiche che permettevano di leggere un chiaro messaggio relativo all'avvento di un personaggio storico che avrebbe avuto le qualità descritte nelle profezie. Profezie che ora appaiono lontani vaticini ma che all'epoca in questione risuonavano come un potente richiamo per tutti gli uomini di cultura e religiosi in merito al verificarsi dell'evento atteso.
Possiamo così verificare che presso gli Ebrei il profetismo cresce l'attesa per l'avvento del Messia in un'epoca compresa fra l'VIII secolo a.C. e il III secolo a.C. quando vengono scritti importanti libri come quello di Daniele, in cui vi è un chiaro riferimento all'avvento del Messia (la profezia dell'era messianica).
Allo stesso tempo compare in un'epoca compresa fra il VII e il V secolo a.C. una profezia, contenuta in antichi manoscritti persiani, scritti da sacerdoti zoroastriani, che parla dell'avvento di un Re-Sacerdote che sarebbe stato il Messia apportatore di pace e giustizia per l'umanità e che sarebbe nato in Palestina, presso il popolo di Israele.
Tra il II e il I secolo a.C. il meccanismo relativo all'attesa messianica raggiunge il suo apice, poiché in questo periodo si verificano una serie di condizioni che astronomicamente spingono gli astrologi a ritenere che si stia verificando l'evento messianico.
All'incirca tra il 200 e il 150 a.C. il punto equinoziale cominciò ad oscillare nella costellazione dei pesci, per cui il Sole passò dalla costellazione dell'Ariete a quella dei Pesci. Questo evento millenario (occorrono circa 2160 anni per il passaggio da un'era all'altra) venne letto come un potente segnale di un grande evento che avrebbe riguardato l'umanità e questo si sarebbe verificato con il Sole nella costellazione dei Pesci.
Approssimandosi alla data di nascita di Gesù, compresa tra il 7 e il 4 a.C. si verificarono una serie di congiunzioni astrali e planetarie molto rare, che si hanno una volta ogni mille anni circa e che ebbero l'effetto di fornire la certezza ai saggi astrologi che l'evento messianico fosse in corso.
Proprio il racconto evangelico della nascita di Gesù, contenuto nel Vangelo di Matteo, ci parla della nascita del Salvatore come di un importante evento astronomico che l'accompagna e che è definito, in modo generico come l'apparizione di una stella molto brillante nel cielo che apparendo ad oriente guidò i Magi, i saggi astrologi provenienti dall'Oriente, sulle orme del piccolo Gesù fino a Betlemme.
Così le cronache del tempo ed i cataloghi realizzati dagli astronomi di allora dimostrano che in epoca molto prossima alla nascita di Gesù abbiamo il passaggio della cometa di Halley intorno al 12 a.C.; a questa fa seguito la tripla congiunzione planetaria tra Giove e Saturno, visibile nel vicino oriente, che ebbe luogo nel 7 a.C. quando i due pianeti furono in congiunzione per ben tre volte, in maggio, in ottobre e in dicembre, nella costellazione dei Pesci.
Nel febbraio del 6 a.C. si verificò un raggruppamento di tre pianeti, Giove, Saturno e Marte (a pochi gradi l'uno dall'altro, sempre nella costellazione dei Pesci).
Sempre nel 6 a.C. si ebbe l'occultazione di Giove da parte della Luna in due date, il 6 marzo e il 17 aprile, nella costellazione dell'Ariete.
Nel periodo compreso fra marzo e aprile del 5 a.C. gli astronomi cinesi registrarono una stella "nova" nella costellazione del Capricorno, a cui fece seguito l'apparizione di due comete sempre tra il 5 e il 4 a.C., di cui comunque non c'è traccia in scritti e cronache del vicino oriente.
Nei due anni successivi si verificarono ulteriori congiunzioni planetarie e tra le più significative degli ultimi 3000 anni.
Nel 3 a.C. si verificò la congiunzione di Saturno e Mercurio il 19 maggio. Nel mese successivo Saturno entrò in congiunzione con Venere il 12 giugno in modo da essere estremamente brillanti fino a metà agosto dello stesso anno, nella costellazione del Cancro.
Nel settembre del 3 a.C. Giove si trovò in congiunzione con la stella Regolo, nella costellazione del Leone, congiunzione che si ripeté nel febbraio del 2 a.C. e ancora l'8 maggio del 2 a.C..
Il 17 giugno del 2 a.C. Giove e Venere furono in congiunzione sempre nella costellazione del Leone, mentre il 27 agosto dello stesso anno Giove, Marte, Venere e Mercurio formarono un raggruppamento sempre nella zona del Leone.
La lettura astrologica di questi eventi che seguirono tra il 7 e il 2 a.C. andò in direzione della nascita di un potente personaggio storico che avrebbe avuto dei poteri divini e avrebbe inaugurato una nuova era.
In particolare sulla tripla congiunzione planetaria tra Giove e Saturno nella costellazione dei pesci del 7 a.C. occorre dire che gli astrologi attribuivano a Giove il simbolo della regalità mentre Saturno era il simbolo di Israele e della Palestina ed i Pesci erano considerati come simbolo del popolo ebraico.
Tale congiunzione ebbe l'effetto di amplificare l'idea che un potente Re stava per nascere in Palestina presso il popolo ebraico, mentre sull'occultazione di Giove da parte della luna del 6 a.C. l'astronomo americano M. Molnar ha recentemente approfondito la questione affermando che tale fenomeno avrebbe rappresentato un'ulteriore conferma di un segnale preciso in merito alla nascita di un Re potente nella terra simboleggiata dall'Ariete (costellazione in cui avvenne l'occultazione), che era la Giudea e la Palestina secondo l'astronomo Claudio Tolomeo.
Le ipotesi relative alla data di nascita di Gesù e all'evento astronomico che l'accompagnò sono le più disparate ed esse, in linea di principio, possono indicare un quadro d'insieme di una serie di eventi astronomici che complessivamente indicarono l'evento messianico secondo l'astrologia antica. Tuttavia è viva l'impressione, guardando alle diverse ipotesi messe in campo in questi decenni e ultimi anni, che manchi qualcosa nel disegno complessivo dell'evento messianico e che ora andremo ad analizzare più attentamente.
LA NUOVA IPOTESI SU GESÙ: IL MODELLO ASTRONOMICO
Gli studi condotti in passato da diversi studiosi nel corso dei decenni (si vedano gli scritti di Uspenski, Bennett e altri) misero in luce l'esistenza di antiche confraternite, le cui origini risalgono ad epoche leggendarie, che avrebbero operato nel corso dei secoli per trasmettere agli uomini una conoscenza esoterica antichissima, fondamento degli antichi culti astrali di origine egizia, babilonese e persiana.
Una parte significativa di queste conoscenze perdute riguarderebbe la capacità di interpretare il linguaggio simbolico dell'astrologia antica per attivare una serie di espedienti che facciano da sfondo per la tradizione dell'attesa messianica, che sembra un meccanismo culturale che si autoalimenta nel corso del tempo e che fu la base anche dei movimenti profetici che segnarono profondamente la cultura delle caste sacerdotali che redassero i testi biblici dell'Antico Testamento.
Nessun studioso è riuscito in realtà a trovare tracce tangibili della presenza fisica di queste sette ma le testimonianze raccolte da più parti hanno dimostrato il notevole interesse degli antichi sacerdoti astronomi per le architetture sacre; al punto che tracce di questa antica sapienza sembrano sparse in grandi opere che si trovano in diversi luoghi del mondo e realizzate in epoche diverse. Tanto da far sembrare che tali opere abbiano una chiave di lettura simbolica che richiama antichi concetti cosmologici o comunque un corpus di dottrine esoteriche i cui elementi simbolici sono racchiusi nel monumento stesso e nella sua architettura.
Nel caso specifico in esame le architetture sacre che avrebbero ispirato la tradizione dell'attesa messianica sono quelle delle piramidi di Giza per le quali si può dire come già accennato più sopra che esse si trovarono al centro, fin dalla loro costruzione risalente almeno al 2500 a.C., di un complesso sistema religioso già antico al momento della loro costruzione e che era fondato sul culto stellare del dio Osiride e della sua sposa Iside.
I fondamenti del culto stellare di Osiride e Iside vedevano la cosmologia egizia attribuire al dio Osiride, dio dell'oltretomba che aveva regnato sulla terra d'Egitto in una lontana epoca, chiamata Zep Tepi (Il primo tempo) e che era stato ucciso dal fratello Seth per poi risorgere grazie alla magia della sua sposa Iside, la costellazione di Orione, mentre la dea Iside-Sothis era rappresentata dalla stella Sirio.
Il culto stellare di Osiride e Iside vedeva i suoi elementi narrativi fondati sul ciclo astronomico e della natura, per cui la nascita-resurrezione del dio Osiride veniva posta al 20 di luglio, che equivaleva all'inizio dell'anno nel calendario egizio, corrispondente all'inizio delle piene del Nilo, data che corrispondeva astronomicamente con la levata eliaca di Sirio, mentre la sua morte veniva posta in corrispondenza del periodo autunnale.
Il progetto architettonico della piana di Giza ha messo in luce in anni recenti le incredibili analogie tra la sua struttura architettonica e la forma apparente della costellazione di Orione (in particolare della sua cintura centrale) dimostrando così una volta per tutte la correlazione molto forte tra il culto di Osiride e Iside e le piramidi della IV dinastia che personificarono nella pietra il culto stesso del dio stellare.
Questo principio era ben saldo nella mente degli antichi sacerdoti astronomi che progettarono la piramide di Cheope tanto che in essa introdussero tutti gli elementi che potessero richiamare il modello astronomico di riferimento della cosmologia egizia che era quello precessionale; e inoltre orientarono i condotti interni allineandoli alle costellazioni di Orione e alla stella Sirio allo scopo di creare non solo un riferimento temporale alla propria epoca che era quella di costruzione, ma anche e soprattutto nell'intento di creare un meccanismo di computo del tempo cosmico che permettesse anche ai propri successori di individuare l'esatta data relativa al verificarsi dell'evento atteso, che era quello relativo all'avvento dell'era messianica.
È un dato di fatto di notevole importanza che a partire dalla tradizione ebraica antecedente all'epoca delle Scritture (tradizione orale che è sempre più antica della codificazione), quindi almeno dal 1000 a.C., già si parla dell'avvento di un Messia, un Re o personaggio dotato di poteri divini che salverà il suo popolo e questa tradizione permane costantemente anche nelle dottrine zoroastriane per tutto il millennio che precede la nascita di Gesù.
Per i sacerdoti astronomi di queste lontane epoche il modello di riferimento per il computo dell'era messianica era rappresentato dal modello astronomico in cui gli elementi strutturali sono dati dai parametri astronomici relativi alla costellazione di Orione e la stella Sirio, abbinati alle congiunzioni astrali o planetarie particolari, che simbolicamente avrebbero indicato l'avvento del Messia nei luoghi previsti dalle antiche profezie, contenuti nelle Scritture ebraiche e negli antichi testi astrologici persiani.
Questo perché per gli antichi sacerdoti astronomi il Messia avrebbe perpetuato l'antico culto stellare del dio Osiride, per cui gli elementi astrologici che indicavano i segni dell'avvento dell'era messianica non potevano fondarsi solo sulla dimensione spaziale (dove nasce il Messia?) ma avrebbero fatto riferimento anche alla dimensione temporale (quando nasce il Messia?) sapendo che la dimensione temporale dell'Evento Messianico doveva fondarsi sulle stesse radici da cui prendeva origine il culto stellare di Osiride che si doveva perpetuare.
A modesto parere dell'autore è risultata completamente fallimentare (anche se degna di grande rispetto) qualunque ricerca volta ad individuare la data di nascita di Gesù nei limiti temporali ristretti di una singola congiunzione planetaria rappresentativa del racconto evangelico della Natività (la stella di Natale che compare ad oriente e guida i Magi verso Betlemme) ma essa va ricercata nel complesso sistema cosmologico che prese avvio con il culto stellare di Osiride, i cui elementi strutturali sono presenti nelle strutture architettoniche di Giza. Cioè vale il modello:
Non è un caso che proprio gli antichi sacerdoti astronomi sabei avessero una particolare riverenza e interesse per le piramidi di Giza, presso le quali si recavano regolarmente in pellegrinaggio certi evidentemente della forte valenza simbolica di questi splendidi monumenti.
Le piramidi di Giza avevano innanzitutto un ruolo simbolico perché esse erano Osiride, rappresentavano la cintura di Osiride-Orione e inoltre presentavano caratteristiche che permettevano ai sacerdoti astronomi di effettuare osservazioni astronomiche e calcoli che davano loro la possibilità di computare il divenire dell'era messianica.
Evidentemente i sacerdoti astronomi studiarono le caratteristiche architettoniche, astronomiche e geometriche delle piramidi di Giza e giunsero a disporre degli elementi che permisero loro di effettuare misurazioni angolari, misurazioni dell'altezza degli astri e della loro culminazione al meridiano del punto di osservazione (cioè il transito sul meridiano) e misurazioni degli allineamenti astronomici dei monumenti con singoli astri o costellazioni e di trasporle in termini temporali computando così l'era messianica.
Proprio studiando le caratteristiche architettoniche della grande piramide di Cheope i sacerdoti astronomi si accorsero che la pendenza dei lati della Grande piramide era di 51° 52' (cioè 51,9°) e sfruttarono questa conoscenza per computare l'elevazione e il transito al meridiano del punto di osservazione degli astri della cintura di Orione in termini temporali e tenendo conto del luogo di osservazione, poiché a seconda del luogo di osservazione cambia la culminazione al meridiano. Computarono il trascorrere del tempo e l'avvio dell'Era messianica.
Così sappiamo per certo che i Sabiani di Harran, che si trova a est di Betlemme ad una latitudine più alta rispetto a Giza (Il Cairo), registrarono intorno al 4 a.C. la culminazione di Al Nitak (una delle stelle della cintura di Orione) al meridiano ad un'altezza di 51° 52', esattamente pari all'angolo di inclinazione della piramide di Cheope.
Questo modello di calcolo permise ai sacerdoti astronomi di individuare quella che sarebbe stata almeno approssimativamente la data di nascita del Messia, considerando tutte le variabili astrologiche in questione e partendo dalla matrice di riferimento che era l'elevazione delle stelle della cintura di Orione alla stessa altezza dell'angolo di inclinazione della Grande piramide che rappresentava Osiride-Orione e quindi anche il nuovo Messia.
In tal senso quindi la data di nascita di Gesù poté essere ristretta al periodo nel quale l'elevazione (cioè l'altezza in gradi) delle stelle della cintura di Orione (al mezzodì) eguagliava l'angolo di inclinazione della Grande piramide secondo i parametri descritti più sopra a cui si abbinavano le particolari congiunzioni astrali o planetarie che fossero espressione simbolica dell'avvento di un Re-Messia che fosse nato secondo quanto previsto dalle profezie delle Scritture ebraiche e persiane, e quindi nella terra d'Israele in Palestina.
Facendo scorrere così la cintura di Orione negli anni che approssimativamente sono stati candidati ad essere considerati come possibili date di nascita di Gesù (almeno dal 7 a.C. al 4 a.C.) si ottengono risultati impressionanti.
Nel 7 a.C. si verificò la tripla congiunzione planetaria tra Giove e Saturno che si ripeté per ben tre volte in maggio, ottobre e dicembre nella costellazione dei Pesci. Questa congiunzione apparve agli astrologi il più potente segnale del cielo relativo all'avvento di un Re-Messia (simboleggiato da Giove) che sarebbe nato nella terra simboleggiata da Saturno, che era espressione della terra di Israele e della Palestina mentre la costellazione dei Pesci simboleggiava il popolo ebraico.
Secondo gran parte degli studiosi di astrologia antica tale anno segna l'inizio dell'era messianica anche se molti propendono per il 4 a.C. (che è l'anno più comunemente accettato per la nascita di Gesù).
Effettuando una simulazione del cielo di Gerusalemme (che si trova a 31° 47' latitudine nord e 35° 13' di longitudine est) con gli appositi software (Skyglobe oppure Home Planet) nel periodo compreso fra maggio e dicembre del 7 a.C. si nota che in corrispondenza della congiunzione Giove-Saturno tra il 6 e il 30 maggio 7 a.C. la stella Al Nilam della cintura di Orione presentava un'elevazione, al mezzodì, di circa 51° 52' (cioè 51,8°) esattamente pari all'angolo di inclinazione della grande piramide di Cheope, mentre la stella Al Nitak si approssimava alla culminazione sul meridiano ad un'altezza di circa 51°, molto prossima all'angolo di inclinazione della piramide di Cheope.
Più o meno lo stesso spettacolo era visibile a Betlemme (luogo di nascita di Gesù, che si trova a 31° 42' di latitudine nord e 35° 12' di longitudine est) dove la stella Al Nitak si approssimava alla culminazione, cioè al transito sul meridiano astronomico ad un'altezza di circa 51° 30' (molto prossimo all'angolo della piramide) mentre le stelle Al Nilam e Mintaka presentavano un'elevazione di 51,8° e 51,9° esattamente pari all'angolo di inclinazione di Cheope.
In questa data, il 7 a.C., a cui fecero seguito altre importanti congiunzioni planetarie negli anni successivi, si attivò il modello astronomico relazionale tra il culto stellare di Osiride, la struttura astronomica della grande piramide e la figura del Messia che fu intercalata nella matrice culturale del culto osirideo e la cui data di nascita fu determinata dal verificarsi del modello astronomico riferito a questa relazione, in cui la costellazione di Orione doveva presentare, nei termini delle sue tre stelle centrali, un'elevazione pari all'angolo di inclinazione della grande piramide che era la rappresentazione di Osiride.
A questa configurazione si abbina il quadro astrologico particolare relativo alla tripla congiunzione planetaria di Giove e Saturno, nella costellazione dei Pesci, che fornì il riferimento di tipo geopolitico sulla figura del Messia, cioè chi sarebbe stato (un Re Sacerdote) e dove sarebbe venuto alla luce (nella terra di Palestina presso il popolo ebraico rappresentati da Saturno e dai Pesci).
In questo modo il Messia, nascendo con questa importantissima configurazione del cielo, avrebbe riportato il Cosmo al suo stato iniziale e avrebbe perpetuato il culto di Osiride nella nuova era.
La configurazione del cielo in cui nacque Gesù prevedeva quindi l'allineamento Orione-Piramide di Cheope che era un allineamento comprensibile solo alle caste di sacerdoti che erano iniziate a questa antica sapienza e cultura millenaria che aveva dato avvio all'attesa messianica ed anche per questo motivo solo pochi elementi preparati come i saggi astrologi chiamati Magi riuscirono a comprenderne il messaggio nella volta celeste.
Questa nuova teoria, che scardina completamente tutte le teorie sulle sole congiunzioni planetarie, ha il merito di coniugare e mettere in relazione le notevoli analogie esistenti tra la figura di Gesù, il racconto evangelico e il culto di Osiride (vedi: "Gesù e il mito di Osiride") da un lato, con la realizzazione di un vero e proprio progetto di perpetuazione del culto osirideo attraverso la tradizione dell'attesa messianica.
Ciò avvenne stabilendo l'evento messianico alla data in cui la costellazione di Orione, rappresentata nella piana di Giza, avesse presentato rispetto all'orizzonte del punto di osservazione del luogo deputato per l'evento stesso, le stesse misure angolari del suo piano architettonico, per un principio di individuazione e di incarnazione tra ciò che le piramidi rappresentavano, cioè il dio Osiride ed il Messia di cui si stava verificando la Venuta.
Questa teoria che riporta la data di nascita di Gesù intorno al 7 a.C. potrebbe anche avere una importante conferma storica nel racconto di Luca, in cui si accenna al fatto che Giuseppe e Maria si recarono a Betlemme per farsi registrare durante il censimento, quando il governatore era Quirinio; in tal senso la data più prossima a quella in cui Quirinio risulta essere un funzionario incaricato speciale dal Governatore della Siria e in cui si verificò un censimento è quella dell'8 a.C., che è una data plausibile con il racconto che vuole la madre di Gesù in stato di gravidanza durante quel periodo.
Essendo Maria gravida nell'8 a.C. ella avrebbe dovuto partorire entro la primavera del 7 a.C., per cui questa data si coniuga perfettamente con la teoria del modello astronomico qui esposta che vuole la nascita del Messia durante il periodo della tripla congiunzione Giove-Saturno tra l'inizio e la metà del 7 a.C..
È importante, sotto questo aspetto, ricordare che la validità di questa teoria è sottoposta all'evidenza scientifica per cui l'elevazione di una stella cambia, nel punto di osservazione, nel corso delle epoche, per cui solo per un relativamente breve periodo di tempo essa si mantiene tale in un certo luogo.
Per esempio mentre a Gerusalemme nel 7 a.C. la stella della cintura di Orione Al Nilam si trovava ad un'elevazione di circa 51,9° a mezzogiorno (mentre la stella Al Nitak transitava sul meridiano a 51° circa) cento anni prima, nel 107 a.C. allo stesso orario la stella Al Nitak si trovava ad un'elevazione di 51,6°, mentre 500 anni prima si trovava ad un'altezza di 51°, cioè era più bassa sull'orizzonte (questo per effetto dei moti del pianeta e della precessione assiale) e così via fino a raggiungere il punto più basso nel momento iniziale del ciclo di ascensione e discesa delle costellazioni occidue. Ciò significa che soltanto in una determinata epoca storica recente (cioè degli ultimi duemila anni) tale stella avrebbe potuto presentare in quell'orario un'elevazione di 51,9°, esattamente pari all'angolo di inclinazione della piramide di Cheope e tale epoca fu proprio corrispondente al 7 a.C. mentre in altre epoche antecedenti l'elevazione risulta più bassa di svariati secondi di arco o addirittura di alcuni gradi e quindi non corrispondeva più all'angolo di inclinazione della Grande piramide.
Questa teoria, completamente innovativa, non trova riscontro negli studi realizzati recentemente sulle ipotesi astronomiche relative alla stella di Natale, poiché nel corso degli anni sono state elaborate ipotesi molto più schematiche, che consideravano esclusivamente semplici congiunzioni planetarie come evento astronomico relativo al racconto della Natività nel Vangelo di Matteo.
Questa teoria della correlazione astronomica Orione-Evento Messianico si fonda su un corpus di elementi cosmologici estremamente complesso che tiene conto del substrato culturale nel quale maturò, nel corso dei secoli, la tradizione messianica. Questa può essere considerata come elemento fondante della tradizione astronomica delle ere cosmiche legate all'astronomia precessionale, che vede il Sole "spostarsi" con moto retrogrado attraverso le epoche, nelle diverse costellazioni zodiacali, determinando ogni duemila anni circa una nuova era cosmica, quando il punto equinoziale comincia ad oscillare nella nuova costellazione che regge l'alba equinoziale; tradizione che informò gran parte degli scritti religiosi dell'antico Egitto (formule contenute nei Testi delle piramidi ecc.) in cui si parla del viaggio dell'anima del Faraone nel cielo stellato fino a raggiungere la sua dimora eterna e a trasfigurarsi in Orione, e che è contenuta a pieno titolo anche negli scritti biblici (vedi: "Arca di Noè e Codice della Precessione") come abbiamo avuto modo già di mettere in luce in altra sede.
È proprio l'astronomia precessionale che determina, insieme agli altri moti del pianeta, lo spostamento apparente degli astri nella sfera celeste e quindi anche la modifica delle coordinate celesti delle costellazioni come quella di Orione, la cui elevazione cambia nel corso delle epoche nel punto di osservazione.
E non è un caso che proprio nel solco di questa tradizione astronomica (che è la componente principale della tradizione messianica) i Vangeli e il culto di Osiride comprendano tra i propri elementi narrativi il numero 72 che è la base dei numeri precessionali (esso indica lo spostamento del grado precessionale in anni); Gesù aveva 72 discepoli e secondo la tradizione dopo la morte fu sepolto e il terzo giorno (dopo 72 ore) risorse, così come Osiride fu vittima della cospirazione dei 72 convitati al convivio guidati da Seth.
La teoria esposta in questa breve trattazione, quindi, ha l'ulteriore vantaggio di coniugare il culto stellare di Osiride e le architetture sacre di Giza che ne erano la rappresentazione con le notevoli analogie narrative esistenti tra il culto di Osiride e il racconto evangelico della vita di Gesù (vedi: "Gesù e il mito di Osiride"), i cui elementi principali appaiono speculari al mito eliopolitano e di cui la tradizione messianica ne rappresentò la perpetuazione.
Tra tutte le ipotesi possibili quella qui esposta appare come la più plausibile in rapporto a tutti gli elementi storico-culturali in possesso ed unisce in modo perfetto tutti gli elementi da cui scaturisce la figura del Messia, poiché questi elementi attingono al meglio delle tradizioni religiose ed esoteriche antiche.
Da questi elementi che si disperdono in una miriade di sottoelementi provenienti da diverse culture (egizia, persiana, babilonese, ebraica, greca ecc.) che erano state unite nel periodo ellenistico, si erge in modo ineluttabile la figura del Messia che divenne per le cosmologie antiche come l'elemento fondante dell'asse del tempo, il soggetto supremo la cui apparizione avrebbe riportato il Cosmo ad avere il suo bilanciamento iniziale, il soggetto che avrebbe rappresentato l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine di tutto.
Con la sua Venuta il Cristo riporta il Cosmo, come nella concezione platonica relativa al Grande Anno, alla sua configurazione iniziale, in cui si verifica una palingenesi dell'Universo.
Sotto questo aspetto è importante precisare che l'origine storico-culturale della tradizione dell'attesa messianica nell'alveo della tradizione ebraica è condivisa da altre tradizioni (come quella persiana) a dimostrazione dell'universalità della figura attesa che divenne il cardine della nascente religione cristiana, anche se la tradizione cristiana annullò, ove possibile, tutti gli elementi pagani provenienti dalle culture più antiche, liberando la tradizione osiridea di tutti gli elementi "scomodi" che potevano macchiare la figura del Cosmocrator.
Ciò che appare di difficile percezione agli studiosi moderni, che non sono riusciti ad individuare gli elementi descritti in questo trattato, è l'insieme degli elementi che permisero la storicizzazione di un personaggio che equivale alla figura di Gesù, sulla cui storicità spesso sono stati espressi forti dubbi. Cioè è sfuggito ai più il meccanismo che ha permesso di introdurre elementi storici innestati su una vicenda che presenta elementi provenienti dal mito osirideo.
La religione nascente trattenne gli elementi che erano indispensabili allo sviluppo della componente misterica e sovrannaturale della figura del Messia ma eliminò qualunque riferimento alla matrice originaria da cui era scaturita la stessa attesa messianica (come il culto stellare, il computo del tempo dell'attesa messianica, la relazione con le architetture sacre di Giza, i modelli astronomici e astrologici relativi alla tradizione sacerdotale e messianica antica) i cui elementi fondanti sono comunque rimasti nella memoria storica delle tradizioni antiche e sono stati trasmessi fino a noi.
Il pregio della teoria della correlazione astronomica tra Osiride-Orione e l'Evento messianico è anche quello di dare il giusto riconoscimento ai suoi stessi fautori che dietro le quinte della storia lavorarono per la predisposizione e il passaggio del modello messianico, quei Magi o Sacerdoti astronomi che, provenienti da diverse culture, crearono i presupposti per la Venuta del Messia e ne perpetuarono la tradizione millenaria; essi nelle tradizioni antiche venivano descritti e rappresentati come le tre stelle della cintura di Orione (Al Nitak, Al Nilam e Mintaka, rappresentate dalle tre piramidi di Giza) e non a caso vengono ricordati come in numero pari a tre e col nome di Kaspar, Melkior e Balthasar probabilmente con dignità di principi e di origine babilonese, persiana e araba.
Nel solco di questa tradizione che da Giza ebbe origine, la Sacra Famiglia seguì secondo il Vangelo, in una sorta di pellegrinaggio, le stesse orme seguite dai sacerdoti astronomi che si recavano a Giza, giungendo nella grande terra d'Egitto, per trovarvi rifugio e salvezza e in essa si compì l'ultimo rito che permise al piccolo Messia di giungere proprio innanzi al luogo nel quale si perpetuava, nella sua figura, l'antica tradizione millenaria che in lui si era incarnata.
E in quell'istante ebbe inizio tutto quello che noi ricordiamo da duemila anni e in Gesù l'antico disegno celeste fu compiuto.
NOTA:
- le simulazioni del cielo di Gerusalemme sono tratte dal programma Home Planet.
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