TF: mafia sigarette, soldi restano sequestrati
Rimangono sotto sequestro le somme confiscate durante l'inchiesta sui contrabbandieri di sigarette giudicati l'anno scorso per la seconda volta dal Tribunale penale federale di Bellinzona. Il Tribunale federale (TF) ha accolto una richiesta del Ministero pubblico della Confederazione (MPC).
Il 21 marzo 2012 il TPF ha confermato le sette assoluzioni e le due condanne pronunciate nel 2009 dopo il primo processo contro nove presunti membri della cosiddetta "mafia delle sigarette". Nel processo bis le pene per i due principali imputati, entrambi italiani, ritenuti colpevoli di sostegno a un'organizzazione criminale, sono state ridotte a causa della durata della procedura e della prescrizione per alcuni fatti.
Lo scorso marzo l'MPC, sulla base delle motivazioni scritte della sentenza, ha inoltrato un nuovo ricorso al TF opponendosi nel contempo alla revoca del sequestro dei valori patrimoniali confiscati. In una decisione intermedia pubblicata oggi i giudici di Losanna accordano l'effetto sospensivo e affermano che i soldi devono rimanere bloccati fino alla loro decisione finale.
L'MPC accusa le persone implicate di aver fatto parte di una rete di contrabbando di sigarette tra il Montenegro e l'Italia. A sostegno del suo ricorso la Procura federale ricorda che il verdetto bis di Bellinzona poggia, tra l'altro, sulla sentenza di primo grado del Tribunale di Bari, dell'ottobre 2010, nel quale diverse persone accusate di associazione o sostegno a organizzazione criminale legate al contrabbando di sigarette erano state assolte. Ma in secondo grado la Corte d'assise d'appello della città pugliese ha rovesciato parzialmente il verdetto lo scorso 26 febbraio, condannando cinque boss del contrabbando a lunghe pene detentive per associazione a delinquere di stampo mafioso.
L'accusa riguarda il contrabbando di oltre 215 milioni di stecche di sigarette tra il 1996 e il 2000. Il mercato era controllato congiuntamente dalla camorra napoletana e dalla Sacra corona unita pugliese e il denaro era riciclato in Svizzera, secondo la Procura federale.
Il processo bis si è reso necessario dopo che nel marzo del 2011 il TF, accogliendo un ricorso dell'MPC, aveva annullato la sentenza del giugno 2009, che proscioglieva tutti gli imputati - quattro cittadini svizzeri, tre italiani, uno spagnolo e un francese - dall'accusa di riciclaggio e sette di loro da quella di sostegno ad un'organizzazione criminale. Per il TF, la corte bellinzonese aveva operato in modo arbitrario, senza valutare nel dettaglio quello che viene considerato uno dei maggiori casi di criminalità organizzata in Svizzera.
ATS
Il 21 marzo 2012 il TPF ha confermato le sette assoluzioni e le due condanne pronunciate nel 2009 dopo il primo processo contro nove presunti membri della cosiddetta "mafia delle sigarette". Nel processo bis le pene per i due principali imputati, entrambi italiani, ritenuti colpevoli di sostegno a un'organizzazione criminale, sono state ridotte a causa della durata della procedura e della prescrizione per alcuni fatti.
Lo scorso marzo l'MPC, sulla base delle motivazioni scritte della sentenza, ha inoltrato un nuovo ricorso al TF opponendosi nel contempo alla revoca del sequestro dei valori patrimoniali confiscati. In una decisione intermedia pubblicata oggi i giudici di Losanna accordano l'effetto sospensivo e affermano che i soldi devono rimanere bloccati fino alla loro decisione finale.
L'MPC accusa le persone implicate di aver fatto parte di una rete di contrabbando di sigarette tra il Montenegro e l'Italia. A sostegno del suo ricorso la Procura federale ricorda che il verdetto bis di Bellinzona poggia, tra l'altro, sulla sentenza di primo grado del Tribunale di Bari, dell'ottobre 2010, nel quale diverse persone accusate di associazione o sostegno a organizzazione criminale legate al contrabbando di sigarette erano state assolte. Ma in secondo grado la Corte d'assise d'appello della città pugliese ha rovesciato parzialmente il verdetto lo scorso 26 febbraio, condannando cinque boss del contrabbando a lunghe pene detentive per associazione a delinquere di stampo mafioso.
L'accusa riguarda il contrabbando di oltre 215 milioni di stecche di sigarette tra il 1996 e il 2000. Il mercato era controllato congiuntamente dalla camorra napoletana e dalla Sacra corona unita pugliese e il denaro era riciclato in Svizzera, secondo la Procura federale.
Il processo bis si è reso necessario dopo che nel marzo del 2011 il TF, accogliendo un ricorso dell'MPC, aveva annullato la sentenza del giugno 2009, che proscioglieva tutti gli imputati - quattro cittadini svizzeri, tre italiani, uno spagnolo e un francese - dall'accusa di riciclaggio e sette di loro da quella di sostegno ad un'organizzazione criminale. Per il TF, la corte bellinzonese aveva operato in modo arbitrario, senza valutare nel dettaglio quello che viene considerato uno dei maggiori casi di criminalità organizzata in Svizzera.
ATS
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