Mauro Talini, il ciclista con il diabete
morto in Messico travolto da un tir
Quaranta anni, di Massarosa (Lucca) stava pedalando in solitaria nel continente americano, dalla Terra del Fuoco all'Alaska. Era partito il 1 gennaio. "La malattia non è un limite", ripeteva. Aveva attraversato in bici tutta l'Europa
di GERARDO ADINOLFIMauro Talini prima della partenza da Ushuaia, nella Terra del Fuoco
Da solo, in bici, per migliaia di chilometri. Dalla Terra del Fuoco all'Alaska, un viaggio che sarebbe dovuto durare sette mesi ma che si è interrotto in Messico, negli scorsi giorni. Mauro Talini, 40 anni, il ciclista diabetico versiliese famoso per le sue traversate sulle due ruote, è morto in seguito alle ferite riportate dopo un incidente nel paese centramericano. La notizia della sua morte è stata pubblicata dal sito di informazione locale Ariete Caborca e confermata dall'Associazione che curava i viaggi di Talini, Padre Kolbe. A fermare l'impresa di Talini è stato un camion che lo ha travolto mentre pedalava ai confini del Messico, nella zona di Trinceras.
Il ciclista di Massarosa (Lucca) era partito il 1 gennaio 2013 da Ushuaia, nell'estremo sud dell'Argentina con l'obiettivo di arrivare, il 30 luglio, a Galbraith Lake City, in Alaska. Una traversata di 25 mila chilometri, dura, difficile, che aveva preparato alla perfezione dettagliando i suoi spostamenti, i percorsi e i chilometri sul suo sito Internet. "Dal Sud al Nord del mondo - diceva - una bici, mille speranze".
Con lui solo una bicicletta e l'insulina. Talini soffriva infatti di diabete dal 1984, dall'età di 11 anni. "Ma il diabete non è un limite- ripeteva continuamente - anzi lo considero una scuola di vita, capisci che se non l'accetti per quello che in realtà è - si legge sul suo sito - non vivi bene sotto nessun punto di vista e quando riesci a fartene una ragione, tutto ti è più chiaro, non lo vedi più come un limite, ma anzi come uno stimolo in più per migliorarti e dare il meglio di te". Tante le imprese di Talini in bici, tutte in solitaria e all'insegna della solidarietà. Dal 2003 ad oggi aveva attraversato l'Italia, l'Europa e da Massarosa era arrivato a Gerusalemme."La Toscana - ha commentato il presidente della Regione Enrico Rossi - ha perso un ciclista sui generis: un ciclista per passione che viaggiava in solitaria per il mondo, per dimostrare che il diabete, la malattia di cui soffriva, non era un limite e che lo sport può aiutarti superare le sfide della vita".
"Un dolore grandissimo - ha dichiarato il sindaco di Massarosa, Franco Mungai. Mauro era e rimarrà sempre un esempio di tenacia, fede e altruismo per tutti noi . Non ci sono parole per descrivere quello che questa notizia ha provocato nei nostri cuori. La sola consolazione è che Mauro sia morto realizzando i suoi nobili ideali di aiutare i bambini bisognosi e di trasmettere il messaggio che il diabete non è un limite".
Le sue ultime parole, affidate al blog sono state: "Holà,dove eravamo rimasti ieri? Che ripartivo, con la sorpresa che il vento mattiniero è scomparso. Bellissimo! Il dormire in tenda ha i suoi pro e contro, uno è che le glicemie sono ottime... Non potendo avere abbondanza, mangio il giusto razionando... Fiscalissimo in tutto. La fame c'è ma prevale lo spirito di sopravvivenza... Il superfluo se ne va! E' proprio vero, l'essere umano nell'abbondanza si confonde. Da un paio di giorni è ancora cambiata l'ora, quindi adesso sono a -9 ore dall'Italia. A me non cambia molto questo cambio, vado con l'orologio dell'alba e del tramonto. In questo momento sono a Santa Ana, buona pedalata e chissà che il vento diventi il mio alleato per superare il Desierto de Altar... Prime ore contro, da circa un'ora quasi del tutto favorevole. Ciao hasta luego"
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