Il fantastico mondo delle janare
Si narra che nel corso dell’anno 1500 esistevano nelle
campagne del Beneventano e dell’Irpinia le Janare, orride donne dedite a riti
diabolici e maledizioni varie, esse operavano tralatro nei famosi sabba
consistenti in grandissimi pentoloni ove ci cuocevano pipistrelli, topi, rospi,
civette e quant’alltro portatori di maledizioni e che servivano per confezionare
pozioni che venivano fatte bere con stratagemmi vari alle persone designate ad
essere maledette in qualche caso fino alla morte.
Costoro in prevalenza erano contadine ed usavano cospargersi
il corpo con unguenti misteriosi che le portavano addirittura a passare
inosservate in punti incredibili come finestre chiuse camini strettissimi e
buche delle serrature, proprio per paura di queste orrende creature gli abitanti
dei paesi delle regioni sopracitate usavano mettere fuori dell’uscio delle
abitazioni scope di saggina al contrario cioe’ con il manico in basso perche’
costoro che amavano contare le saggine prima di entrare nelle abitazioni
andavano via perche’ essendo molti fili avrebbero perso molto tempo e
desistevano passando ad altri designati.
Questa pratica della scopa di saggina era molto d’uso nei
portoni delle stalle perche’costoro nottetempo ‘’periodo che operavano’’ amavano
cavalcare nude massacrando cavalli in molti casi portandoli a morte oppure
amavano entrare nelle stalle e creare delle inestricabili trecce sulle criniere
dei cavalli generando rabbia e collera degli stallieri.
Ti racconto uno stringato aneddoto che sta agli atti negli
archiivi dei studiosi della materia e raccontato in un rarissimo libro dal
signor Pietro Piperno Beneventano ed edito nel 1640 a Napoli da Giacomo
Gaffaro.
Un contadino aveva dei sospetti sulla moglie perche’
nottetempo si eclissava dalla casa colonica e tornava la mattina, costui una
notte dell’anno 1527 nel territorio di Paduli facendo finta di dormire notava
la moglie cospargersi il corpo con unguento riposto in un misterioso vasetto ed
uscire malgrado finestre e porta chiuse, la mattina l’ha aspettata e gli ha
detto bastonandola dove fosse andata e il perche’ della misteriosa uscita
notturna, ella lo porto’ allora sul dorso di un caprone pregandolo di non
nominare il nome di Dio nel famoso noce del Beneventano e lo fece assistere a
pratiche diaboliche ad opera di un satanasso, per farla breve, tutto ritorno’
nella normalita’ perche’ il marito pronuncio’ il nome di dio.
Tuttocio’ ti fara’ sorridere, ma credimi tutt’oggi nelle
succitate campagne e negli usci delle case usano mettere la scopa di saggina con
il manico in basso e nel muro perimetrale della casa colonica una maschera
protettiva apotropaica a protezione della casa.
Antonio Bacolini.
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