domenica 10 febbraio 2013

Mps: in inchiesta si affacciano rapporti banca-Pdl



Pm Siena e Firenze sentono ex fedelissimo Verdini e esponente Pdl


di Giampaolo Grassi 

L'inchiesta su Mps oggi ha sfiorato l'ambiente politico e lo ha fatto in maniera trasversale, citando centrodestra e centrosinistra. Il pm Antonino Nastasi, fra i titolari dell'indagine su Rocca Salimbeni, è arrivato a Firenze per un incontro con i magistrati Luca Turco e Giuseppina Mione, che a dicembre hanno chiuso quella sulla Banca Credito Cooperativo Fiorentino, presieduto fino al 2010 dal coordinatore del Pdl Denis Verdini. Per tutto il pomeriggio, i tre pm hanno ascoltato come persone informate sui fatti il senatore Paolo Amato, ex fedelissimo di Verdini ora in rotta con il Pdl, e il presidente del consiglio regionale toscano, Alberto Monaci, del Pd, gran conoscitore della sua terra natale, Siena. Con i pm Amato ha fatto "un ragionamento politico sui rapporti fra Pdl e Mps", anche alla luce di una sua intervista apparsa ieri sull'edizione fiorentina de La Repubblica, dal titolo: 'Anche il Pdl nel sistema Mps'. "Verdini - ha spiegato oggi Amato - si è comportato da capo del Pdl. Ha fatto il suo, l'avrei fatto anch'io. Se la logica è una logica spartitoria... sono i compromessi necessari alla politica". Nell'intervista era stato un po' più chiaro: "Già nella Prima Repubblica la banca era luogo di compensazioni, allora però i partiti erano diversi e anche la spartizione produceva risultati positivi". Nel "sistema Mps", aveva aggiunto Amato, "é più grande la responsabilità del Pd, che ha costruito un intero sistema di potere sul Monte" ma "anche il Pdl nominava i suoi nel sistema della banca". In questo contesto, con un Verdini 'capo' del Pdl toscano "é chiaro che, se sei interessato al compromesso, il tuo potenziale alternativo diminuisce. Non lanci candidati forti". Mps era entrata nell'inchiesta fiorentina sul Ccf, condotta dai carabinieri del ros, per un prestito da 150 milioni erogato dal 2008 da un pool di banche - capofila l'istituto senese - alla Btp dell'imprenditore Riccardo Fusi, ritenuto vicino a Verdini. Secondo l'accusa, in quella vicenda svolse un ruolo di lobbying anche Andrea Pisaneschi, ex componente del cda di banca Mps ed ex presidente dell'Antonventa targata Siena. L'indagine, é stata chiusa nel dicembre scorso con una trentina di indagati, fra i quali Verdini, Pisaneschi e Marcello Dell'Utri, Oggi, ai pm Amato ha detto che Pisaneschi "non è stato nominato da Verdini, ma è stato il frutto del 'groviglio armonioso' senese. Poi Verdini lo ha gestito". Dopo Amato, davanti ai tre magistrati si è seduto Monaci. Il presidente dell'Assemblea toscana, origini politiche nella Dc, dipendente Mps ora in pensione, è fratello di Alfredo, quest'ultimo ex componente del cda di Banca Mps ed ex presidente di Biverbanca. In ottica Mps, la storia di Alberto Monaci appare piuttosto interessante: il suo nome è stato chiamato in causa nelle polemiche scoppiate nel maggio scorso a Siena sui cosiddetti dissidenti del Pd che costrinsero l'allora sindaco Franco Ceccuzzi alle dimissioni, dopo il no all'approvazione del bilancio comunale. Screzi politici che secondo i sostenitori di Ceccuzzi avrebbero nascosto lotte legate alle nomine della Fondazione Mps per il cda della Banca. Lo stesso primo cittadino, ora di nuovo candidato dopo aver vinto le primarie, accusò Alberto Monaci di aver ispirato la 'fronda': accusa che Monaci ha sempre respinto. Con i pm, Monaci ha parlato di Mps. L'ex dg della Banca, Antonio Vigni, "non era uno in condizione di dire no a Mussari, ma era in condizione di vedere le cose", ha detto Monaci.

(ANSA)

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