Nel 1763 venne registrata, lungo il confine della regione francese del Delfinato, una serie di aggressioni contro contadini e pastori da parte di un animale feroce. Si trattava, secondo le cronache del tempo, di un animale «delle dimensioni di un lupo molto grande, color caffè bruciato chiaro, con una striatura nera sul dorso, la pancia di colore bianco sporco, la testa molto grande, una specie di peluria che forma un fiocco sulla testa e vicino alle orecchie, la coda ricoperta di pelo come quello di un normale lupo, ma più lunga, e portata arrotolata all'estremità». Verso la fine di ottobre la belva si avvicinò a un gregge di pecore e aggredì il pastore, un ragazzo quattordicenne, che però riuscì a salvarsi grazie all'intervento di un altro pastore.[2] Gli attacchi e le descrizioni dell'animale presentavano molti punti in comune con la futura Bestia di Gévaudan, al punto che alcuni autori hanno avanzato l'ipotesi che si sia trattato dello stesso animale.
I primi casi nel Gévaudan
Nel giugno 1764 una ragazza addetta al bestiame che viveva nei pressi di Langogne tornò al proprio villaggio dicendo di essere stata attaccata da una "bestia", avendo salva la vita solo grazie all'intervento dei buoi che stava portando al pascolo, che avrebbero fatto fuggire l'animale feroce. Il successivo 30 giugno Jeanne Boulet, di quattordici anni, venne uccisa nei pressi del villaggio di Les Hubacs, vicino a Langogne. È la prima vittima ufficiale.[4] Jeanne Boulet venne sepolta senza sacramenti, non essendosi potuta confessare prima della morte. Tuttavia, nei registri parrocchiali, è annotato che la ragazza fu «uccisa dalla bestia feroce», facendo perciò supporre che l'esistenza dell'animale fosse già nota.
Una seconda vittima, che viveva a Masméjean e aveva 14 anni, venne denunciata l'8 agosto. Queste prime due morti avvennero nella valle dell'Allier. Le seguenti, invece, dalla fine di agosto e durante il mese di settembre, si trovavano nei dintorni e nella foresta di Mercoire. In seguito tre ragazzi di Chayla-l'Evêque, una donna di Arzenc, una bambina di Thorts e un pastore di Chaudeyrac furono ritrovati morti, con i corpi parzialmente divorati e a stento riconoscibili. Étienne Lafont, amministratore della diocesi di Mende, si trovava a Marvejols alla fine di agosto. Da lì inviò alcuni cacciatori, guidati da un tale Mercier, per venire in aiuto alle cacce che andavano svolgendosi nei pressi di Langogne alla ricerca dell'animale.
Lafont, però, si rese conto che queste cacce erano insufficienti e informò de Saint-Priest, intendente della Linguadoca, e il conte di Montcan, governatore della provincia. Quest'ultimo ordinò al capitano Jean Boulanger Duhamel, di stanza a Langogne con i soldati del reggimento di truppe leggere Clermont-Prince, di occuparsi delle operazioni di caccia contro la Bestia.[4][8][9] A settembre scomparvero una ragazza di Rocles, un uomo di Choisniet e una donna di Apcher. Parte dei loro resti venne rinvenuta nelle campagne e nei boschi. L'8 ottobre un giovane tornò a casa gravemente ferito dopo aver incontrato la Bestia in un frutteto. Due giorni più tardi, un altro ragazzo rimase gravemente ferito da un'aggressione dell'animale. Il 19 ottobre una contadina fu ritrovata fatta a brandelli e parzialmente divorata vicino a Saint-Alban-sur-Limagnole.
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