Emanuela Loi divenne poliziotta quasi per caso. Accompagnò la sorella al concorso, dato che non voleva lasciarla da sola. Ma poi, quasi per gioco, decise di fare anche lei la prova scritta.
Era brava, brillante. Passò il test e forse ne rimase un po’ stupita. Decise allora di entrare in polizia, anche se voleva fare l’insegnante. A quella vita, dedicò tutto. Rinunciò a molto e data la sua bravura divenne una delle prime donne a fare da agente di scorta.
Era con Borsellino, il 19 luglio. Venne uccisa assieme a lui e ai colleghi Li Muli, Catalano, Cosina e Traina.
Didero la vita per provare a proteggere un giudice che condivideva, con loro, la lotta nell’impegno alla mafia e il senso del dovere verso lo Stato, che in quei giorni li abbandonò.
Oggi la nipote, sua omonima, è poliziotta anche lei e segue le sue orme come servitrice dello Stato.
E più grande vittoria contro la mafia non poteva averla.
Leonardo Cecchi
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