venerdì 15 luglio 2022

Bonomi che rispondi?

 


“In Italia nel 2008 la media dello stipendio dei primi dieci top manager italiani era di 6,4 milioni di euro l’anno. Ossia 416 volte lo stipendio medio di un operaio. Nel 2020, è diventata di 649 volte”.


Milena Gabanelli, puntuale come sempre, ci mostra il vero quadro della ricchezza italiana: una disuguaglianza enorme, paurosa, tra chi ha tutto, ma proprio tutto, e chi ha niente o quasi niente. Un divario che – lo dicono i dati – aumenta ogni anno di più. 


Un top manager vale lo stipendio di 649 operai, oggi. E li vale anche se porta la sua azienda in perdita per miliardi, perché un’altra vergogna italiana sono le buone uscite a questi signori, che anche quando le imprese che governano sono in perdita si prendono milioni per andarsene (agli operai calci, a loro milioni). 


Non occorre esser comunisti, e neppure socialisti, per capire che questo modello è sbagliato.


Che una élite del genere, di milionari che accrescono le proprie ricchezze ogni anno, non può esistere se si arricchisce sulle spalle di chi oggi tra caro bollette e inflazione è alla disperazione.


Basta avere un po’ di morale per capirlo, non serve un'idea politica.

Leonardo Cecchi 

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