giovedì 2 ottobre 2014

Renzi al contrattacco sul Jobs Act: "Riforma in pochi giorni". E insiste sul Tfr in busta paga: "Con bonus, 180 euro in più"

Il premier, vinto lo scontro con la minoranza Pd, rilancia: "Non credo ci saranno franchi tiratori al Senato. La riforma è questione di pochi giorni". Su D'Alema: "Quando parla, guadagno un punto nei sondaggi". Ai sindacati: "La gente è con noi". Camusso replica: "Il nostro consenso è cresciuto dopo la direzione Pd"
ROMA - Non perde tempo, Matteo Renzi. Archiviata la battaglia in direzione - con il via libera al Jobs act - prova a stringere i tempi. "Abbiamo votato, ora la riforma del lavoro è questione di giorni, non più di anni come in passato", dice in un'intervista a Ballarò. Assicura di non temere i franchi tiratori al Senato: "Non credo, anche perché ieri c'è stata una discussione seria, lunga, al termine della quale il partito si è espresso. Ora si tratta di definire il documento nelle varie fattispecie". E indirizza una stoccata al suo grande avversario interno, Massimo D'Alema: "Ogni volta che parla, guadagno un punto". 
Il premier-segretario dem dice che sul lavoro e sull'articolo 18 la gente sta con lui, non con i sindacati: "Credo che la gente stia dalla nostra parte. In generale penso che il ruolo dei sindacati sia importante, ma per me è fondamentale dare un messaggio: per favore, lasciateci continuare, lasciateci andare avanti. Non siamo legati allo stesso destino dei sindacati". La reazione della Cgil non si fa attendere: "Stiamo lavorando per preparare la manifestazione del 25 ottobre e abbiamo attorno a noi molto consenso, dice il segretario Susanna Camusso, "un consenso cresciuto dopo la direzione Pd". 
La controreplica del premier: "Quando la Cgil sarà in piazza, mi pare abbiano detto il 25 ottobre, noi saremo a fare la Leopolda. Ci hanno anche risolto il problema di chi fa la manifestazione contro".

Ma il nuovo fronte del premier - con l'Istat che prevede Pil negativo anche per il terzo trimestre - è quello del tfr in busta paga, per il rilancio dei consumi e dell'economia: "Ne discuteremo nei prossimi giorni. Ma anzichè tenere i soldi da parte alla fine del lavoro, preferisco darteli tutti i mesi. Significa che, per uno che guadagna 1.300 euro, un altro centinaio di euro al mese che uniti agli 80 euro inizia a fare una bella dote: circa 180 euro".

Poi ha spiegato: "Il tfr così com'è c'è solo in Italia. Se diamo il tfr in busta paga si crea un problema di liquidità per le imprese. Le grandi ce la fanno, le piccole sono in difficoltà. Stiamo pensando di dare i soldi che arrivano dalla Bce alle pmi per i lavoratori. Allora sulla base di questo stiamo ragionando sul fatto che l'Abi, l'associazione delle banche, possa dare i soldi che arrivano dall'Europa, quelli che chiamiamo i soldi di Draghi, esattamente alle piccole imprese per garantire liquidità: questo garantirebbe al lavoratore di avere un po' più di soldi da spendere".

"Sicuramente - ha aggiunto il presidente del consiglio - nella legge di stabilità metteremo 1,5 miliardi per gli ammortizzatori sociali, per cambiare il meccanismo delle tutele, delle difese: daremo una mano vera alle persone".




Intanto, la legge delega sulla riforma arriverà nell'aula di Palazzo Madama domani per la discussione generale. Le votazioni, però, slittano, e cominceranno martedì della prossima settimana anziché dopodomani.


Sul tavolo, ci sono già 7 emendamenti che, negli obiettivi, smontano il riordino della materia e che puntano a conservare la regola così com'è (ma dopo un periodo di contratto a tutele crescenti). A firmarli, tra i 30 e i 40 parlamentari: una cifra in grado di mandare sotto l'esecutivo e costringerlo a chiedere voti a Forza Italia. Ma c'è anche la possibilità che il governo presenti in aula una propria modifica al ddl delega che riprenda l'ordine del giorno approvato ieri dalla direzione dem. A farlo sapere è stato il capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda, nel corso dell'assemblea del gruppo. Se così fosse, si aprirebbero anche i termini per la presentazione degli eventuali (e relativi) subemendamenti.


La Cgil, tuttavia, nel corso della giornata continua ad alzare la voce con l'esecutivo: "Il governo - è il messaggio lanciato da Bologna dalla Camusso - non pensi che una volta approvata una norma di questo tipo, sia finita la partita: noi continueremo la nostra iniziativa". Camusso ribadisce, poi, la volontà di portare avanti iniziative a seconda del percorso legislativo che sarà introdotto: "Se continua un percorso di legge delega abbiamo davanti una strada che sarà costellata dalla mobilitazione". Anche dopo l'approvazione "perché bisogna fare i decreti attuativi" e poi, ha proseguito, "perché non è che basta cancellare dopodiché si rinuncia".

A seguire, la Cgil boccia anche la proposta di rendere disponibile il Tfr (Trattamento di fine rapporto) in busta paga e parla di "annunci roboanti sui soldi dei lavoratori". La Cisl, di contro, invita a renderla "una scelta volontaria", mentre la Uil lancia il monito: "Il Tfr è salario differito, e dunque è già del lavoratore. Renzi ignora buona parte delle norme che lo regolano".
http://www.repubblica.it/politica/2014/09/30/news/renzi_franchi_tiratori-96973825/

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