sabato 4 ottobre 2014

Le super tecnologie al servizio dei servizi (segreti e non solo)

Robot spia volanti grandi come colibrì, missili ultraveloci in grado di raggiungere ogni punto del pianeta in una manciata di minuti, sistemi audio-video capaci di captare ogni mossa del nemico da chilometri di distanza e centri di elaborazione dati così grandi ed evoluti da far impallidire Google: sono le nuove armi supertecnologiche sviluppate nei laboratori del Pentagono.

Li abbiamo visti per la prima volta in TV qualche anno fa, durante operazioni militari in Medio Oriente: sono i droni, arruolati ormai stabilmente dalle forze armate di molti paesi. Definirli semplicemente "robot" sembra riduttivo: si tratta di sofisticatissime macchine volanti telecomandate, in grado di svolgere missioni di ricognizione e sorveglianza, di pattugliare i cieli delle no-fly-zone per intercettare velivoli non autorizzati, di sorvolare miglia e miglia di mare per cercare i passeggeri di una barca in difficoltà o addentrarsi tra le montagne più inaccessibili alla ricerca di dispersi.

Sono equipaggiati con telecamere, macchine fotografiche ad altissima risoluzione e sistemi di comunicazione e navigazione di ogni tipo: alcuni modelli possono essere programmati su rotte specifiche e volare a destinazione in completa autonomia.

In alternativa, le tecnologie di comunicazione via satellite fanno si che questi apparecchi possano essere pilotati controllati da operatori distanti migliaia di chilometri dalla zona di operazioni.

Non mancano purtroppo utilizzi meno pacifici di queste sofisticate macchine, che possono essere armate ed utilizzate come bombardieri in miniatura o come velivoli kamikaze da far schiantare su obiettivi nemici. 
L'esercito americano ha recentemente confermato di aver utilizzato in Afghanistan uno Switchblade, un particolare drone volante del peso di qualche chilogrammo che può essere comodamente trasportato in uno zaino. Equipaggiato con un carico di esplosivo, può decollare dalle mani del suo pilota ed essere programmato per lanciarsi contro un obiettivo.

Quando la discrezione è indispensabile scendono in campo loro: i MAV, Micro Air Vehicles, minuscoli droni volanti simili ad elicotteri o piccoli aerei, utili per rapide incursioni a caccia di informazioni dietro le linee nemiche o nel monitoraggio ambientale o per la sorveglianza di piccole aree urbane.
La loro importanza per le forze armate americane è sempre maggiore, al punto che ormai da qualche anno esiste un'unità speciale dedicata al loro sviluppo e impiego operativo: è la Micro Air Vehicles unit, di stanza presso la base Wright Patterson di Dayton, nell'Ohio.
Qui i ricercatori lavorano per realizzare micro droni sempre più evoluti, piccoli e invisibili: i loro modelli di riferimento sono quelli naturali, uccelli e insetti soprattutto.
Armati di telecamere ad alta risoluzione, questi apparecchi sono in grado di pedinare, senza essere visti, un sospetto per le strade di una metropoli, ma anche di controllare dall'alto ciò che avviene durante una manifestazione o sulle gradinate di uno stadio.

 Ma anche i droni, nel giro di qualche anno, potrebbero finire in soffitta sostituiti da sistemi di ricognizione aerea molto più efficienti in grado di mandare a terra immagini ad altissima risoluzione e video in full HD.
Come Argus, tecnologia sviluppata recentemente dagli scienziati del DARPA il dipartimento della difesa americana che si occupa dei progetti più futuristici, 
Montato su un aereo in volo a 15.000 metri di altezza, ARGUS può registrare in un solo giorno oltre 6 milioni di gigabyte di video ad altissima risoluzione, in grado di rivelare i più piccoli dettagli dell'aerea esplorata. 
La qualità delle immagini realizzate da ARGUS è così elevata che al momento non esiste un sistema di trasmissione dati abbastanza potente da trasmetterle a terra in tempo reale senza una sostanziale perdita di dettagli.| © DARPA

Le guerre moderne non si combattono più solo con fucili e cannoni, ma anche con le informazioni, armi molto meno rumorose ma altrettanto micidiali. Ecco perché il governo americano si è imbarcato nella realizzazione di uno dei data center più grandi e sofisticati al mondo: un progetto da oltre 2 miliardi di euro che dovrebbe essere concluso entro la fine del prossimo anno.

In questo enorme centro di elaborazione dati verranno immagazzinati milioni di gigabytes di dati provenienti da tutto il web, dai sistemi di telefonia mobile, dalla telefonia ordinaria: il governo federale insomma si prepara ad archiviare tutte le informazioni digitali che i cittadini americani inviano sui diversi sistemi di comunicazione. Una violazione della privacy su scala continentale? Forse sì, ma ben tutelata dal punto di vista normativo dalle leggi varate subito dopo l'11 settembre per la lotta al terrorismo.

Questo enorme orecchio elettronico dovrebbe essere affidato alle cure dell' NSA, la National Security Agency, e dovrebbe avere una potenza di calcolo sufficiente a forzare qualsiasi codice e sistema di criptazione delle comunicazioni.
Per mettere ordine in questa grande mole di informazioni l'NSA si avvarrà di Accumulo, un algoritmo molto molto simile a BigTable, il sistema di indicizzazione adottato da Google che permette di effettuare ricerche instantanee nei contenuti di oltre 650 milioni di siti web.

Telecamere grandi come bottoni, sistemi di ascolto ambientale nascosti in pacchetti di sigarette o all'interno di sassi e tronchi d'albero, sensori di movimento disposti lungo le strade solitamente percorse dai nemici: tecnologia da film di 007? Anche, ma non solo.
Il militare americano della foto qui sopra per esempio, sta installando in un bosco un sistema di sorveglianza audio-video che permetterà al suo comando di tenere sotto controllo i nemici con un rischio minimo di essere scoperti.
Lo spionaggio è un'industria fiorente e ad altissima tecnologia, che muove ogni anno cifre a 9 zeri. La Blackboard Technology, tanto per citarne una,  ha recentemente siglato un contratto da 300 milioni di euro con il governo americano per la fornitura del suo sistema di tracciamento: un dispositivo grande come una moneta in grado di comunicare in tempo reale, via satellite o su reti di telefonia mobile la posizione del veicolo, o della persona, alla quale è attaccato.
E il SOCOM, il comando per le operazioni speciali dello US ARMY, sta sperimentando dei marcatori chimici da spruzzare su un sospetto a sua insaputa per renderlo così inseguibile dal naso elettronico di un drone o di qualche altro sistema di monitoraggio.

Si chiamano Small Tactical Munition, o più semplicemente "mini bombe", ordigni del peso di pochi chilogrammi che possono essere trasportati sull'obiettivo da droni volanti poco più grandi di un comune aeromodello.
L'esercito americano ha già in dotazione migliaia di questi dispositivi, che potrebbero presto essere armati a costi molto più contenuti rispetto ai bombardieri.  Ma organizzati in squadre e dispiegati in modo massiccio potrebbero produrre effetti altrettanto letali.
Nella foto un prototipo di STM realizzato dall'azienda americana Raytheon.

Così veloci da poter raggiungere qualsiasi punto del pianeta in meno di un'ora: sono i missili di nuova generazione ai quali il Pentagono sta lavorando da almeno 10 anni.
Sono spinti da motori scramjet e possono raggiungere la velocità record di Mach 6, cioè 6 volte quella del suono, ossia7200 km/h. 
Il più evoluto tra questi è  l'X-51A Waverider, protagonista della foto qui sopra. 
Viene lanciato da una versione speciale dell'aereo B-52 e riesce a raggiungere queste altissime velocità grazie alla particolare movimentazione dei flussi di aria e combustibile all'interno del motore. 

Sviluppati all'interno del progetto "Prompt Global Strike" sono il primo passo verso la realizzazione di missili in grado di volare a velocità comprese tra Mach 8 e Mach 20. Dal punto di vista pratico ciò significa che nel giro di qualche anno gli Stati Uniti disporranno di vettori in grado di raggiungere, Cina, Russia, Medio ed Estremo Oriente nel giro di pochi minuti. E potranno essere armati con testate nucleari.
E nonostante i buoni rapporti che oggi legano gli storici nemici, Mosca e Beijing non sono rimaste a guardare, e hanno inziato la costruzione di propri missili ultrasonici. La corsa agli armamenti quindi è ben lontano dall'essere conclusa.| © US AIR FORCE

20 NOVEMBRE 2012 | FRANCO SEVERO

http://www.focus.it/tecnologia/innovazione/le-piu-evolute-tecnologie-militari-al-servizio-degli-stati-uniti-08112012#img18467

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