sabato 4 ottobre 2014

Il giardino più velenoso del mondo

Alnwick Garden, in Inghilterra, ospita le piante conosciute più tossiche del pianeta: alcune sono specie esotiche, ma per la maggior parte si tratta di insospettabili che crescono tranquillamente nel prato di casa, usate fin dall'antichità per confezionare pozioni velenose.

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Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate. I cancelli di Alnwick Garden, uno dei luoghi più tossici (ma belli) del mondo.|DUNCAN ANDISON/CORBIS
Il cartello all’ingresso è inequivocabile: “queste piante possono uccidere”. Il giardino dei veleni di Alnwick è però un’attrazione. Il castello cui il giardino è annesso è stato usato come ambientazione della scuola di magia di Hogwarts nei primi film di Harry Potter.

Creato quasi vent’anni fa da Jane Percy, duchessa di Northumberland, contea nel nord dell’Inghilterra al confine con la Scozia, oltre a roseti e file di ciliegi, riunisce in un unico posto le piante più velenose esistenti al mondo. Visitarlo non è pericoloso: se si seguono regole di buon senso non si rischia nulla, ma soprattutto si impara tantissimo.

CHI MANGIA, MUORE. O VIVE, DIPENDE. Da secoli, infatti, le piante sono note per le loro proprietà medicinali, dalla corteccia del salice usata come antipiretico all’estratto di digitale per trattare lo scompenso cardiaco. Molte delle piante velenose sono proprio quelle da cui si ricavano principi con azione farmacologica dato che, come già sosteneva Paracelso, è la dose a fare il veleno.

IL VELENO DI SOCRATE. La pianta velenosa per eccellenza è la cicuta,Conium maculatum, passata alla storia come quella con cui Socrate si diede la morte, tossica per la presenza di varie sostanze alcaloidi che inducono la morte per paralisi respiratoria.


 L'entrata del giardino dei veleni. Chi ha il coraggio d'entrare?
| DUNCAN ANDISON/CORBIS
I visitatori di Alnwick Garden devono attraversare un tunnel verde per entrare nel giardino botanico.| DERRY MOORE/NYT/CONTRASTO
 Il giardino botanico è una parte del castello di Alnwick, tradizionale dimora del Duca di Northumberland (una contea che si trova nel nord dell'Inghilterra).| MARTIN POPE/CAMERA PRESS/CONTRASTO
 La "strega" a cui si deve la nascita del giardino dei veleni è lei, Jane Percy divenuta nel 1995 la Duchessa di Northumberland. 
Nel 1996 assunse Jacques Wirtz, un architetto paesaggista che aveva lavorato per i giardini delle Tuileries a Parigi, per reinventare il parco del castello di Alnwick. Oggi i giardini si estendono per 14 ettari e attirano oltre 600.000 visitatori all'anno.| MARTIN POPE/CAMERA PRESS/CONTRASTO
 Vietato calpestare il prato, recita il cartello. Ma avete riconosciuto le piante sullo sfondo? È Cannabis.| DUNCAN ANDISON/CORBIS
 Nel giardino sono coltivate anche piante di cocaina e funghi allucinogeni. I loro prodotti sono impiegati per programmi di educazione anti droga e non per il consumo personale della Duchessa e del Duca di Northumberland.| DERRY MOORE/NYT/CONTRASTO
 Il Gigaro chiaro (Arum italicum) molto diffuso in Italia. Tutta la pianta è velenosa. Anche il solo contatto con la pelle provoca dermatiti.| MARTIN POPE/CAMERA PRESS/CONTRASTO
 Foglie di ricino (Ricinus communis). L’olio di ricino contiene l'acido ricinoleico che altera la mucosa intestinale e provoca grosse perdite di acqua e sali minerali. Ha un effetto purgativo intenso e irritante. Come purtroppo ben sapevano gli antifascisti durante il Ventennio fascista.| MARGARET WHITTAKER
 I semi di ricino (Ricinus communis) contengono la ricina, una proteina in grado di causare la morte cellulare. 
Nella serie tv Breaking Bad viene spiegato, seppur in modo molto approssimativo, la realizzazione e la pericolosità della ricina.| MARGARET WHITTAKER
 La Nicotiana, comunemente nota come pianta del tabacco.| MARTIN POPE/CAMERA PRESS/CONTRASTO
 I visitatori sono accompagnati da una guida che spiega e controlla che nessuno si metta in pericolo.| MARTIN POPE/CAMERA PRESS/CONTRASTO
 Nell'inghilterra vittoriana alcune donne erano solite aggiungere al loro tè il polline dello stramonio arboreo (Brugmansia arborea) per indurre allucinazioni simili a quelle del LSD. In quantità eccessive, però, lo stramonio però essere mortale.| MARGARET WHITTAKER
 La nicandra è una piante velenosa originaria del Perù.| MARGARET WHITTAKER
 Il nome dell'aconitum deriva dal greco akòniton pianta velenosa). La sua tossicità era nota fin dai tempi di Omero. Si può intossicare (e uccidere) un intero villaggio mettendo le sue radici in un pozzo. 
 Tutte la parti del maggiociondolo (Laburnum anagyroides) sono velenose. Se consumate in eccesso provocano sonnolenza, vomito e coma. In passato era considerata una pianta magica.| MARGARET WHITTAKER
 Anche il fumo del comunissimo alloro (Laurus nobilis può essere tossico. | MARGARET WHITTAKER
 I visitatori sono accompagnati da una guida che spiega e controlla che nessuno si metta in pericolo. | MARGARET WHITTAKER
 Un altro tunnel di piante del giardino.| MARGARET WHITTAKER
Alcune sono specie esotiche, come la Brugmansia arborea, chiamata anche trombone d’angelo, originaria del Sudamerica ma coltivato anche da noi come pianta ornamentale. Tutta la pianta è velenosa, contiene alcaloidi come atropina e scopolamina, che possono causare stati di delirio e portare anche alla morte. Appartiene alla stessa specie della belladonna e pare che fosse utilizzata anche dalle popolazioni del centro-america come allucinogeno. E ancora oggi viene usata come droga fai-da-te, con effetti pericolosissimi.

La "strega" a cui si deve la rinascita del giardino dei veleni è lei, Jane Percy, divenuta nel 1995 la duchessa di Northumberland. Oggi i giardini si estendono per 14 ettari e attirano oltre 600.000 visitatori all'anno. | MARTIN POPE/CAMERA PRESS/CONTRASTO
VELENI IN GIARDINO. Altre piante crescono tranquillamente nei nostri giardini. L’oleandroNerium oleander, per esempio, che in molte tradizioni è un simbolo legato alla morte. Tutte le parti della pianta sono tossiche: provocano nausea, vomito, alterazioni del ritmo cardiaco. Cinque foglie, ingerite, possono bastare per uccidere. Altri insospettabili sono piante del genere delle ellebore, tra cui Helleborus niger, la cosiddetta rosa di Natale, che cresce nelle zone alpine ma viene anche coltivata in giardino. Il suo estratto, fin dal Medioevo, veniva usato come potente veleno che provoca la morte per arresto cardiaco.

Un’insospettabile che può essere molto tossica è lapeonia, utilizzata nell’antichità per provocare l’aborto. Anche l’innocente mughetto è molto velenoso, con azione cardiotossica, e così pure i fiori e le foglie diortensia (Hydrangea macrophylla), e del narciso, dietro la cui bellezza si nasconde la narcisina e il cui nome contiene la radice “narké”, per sopore, stupore, come la parola “narcotico”. L’Euphorbia pulcherrima,che altro non è che la stella di Natale, contiene un lattice irritante per la pelle e velenoso se ingerito.


 Lo sapevate che tra le piante da appartamento si possono nascondere pericolosi killer? Si tratta di piante che se ingerite, possono essere tossiche o addirittura velenose per l’organismo umano. Ecco alcune delle più comuni piante velenose... da appartamento

È il simbolo della commemorazione dei defunti, ma del Crisantemo (Chrysanthemum) gli si riconoscono diversi usi. Gli agricoltori per esempio lo utilizzano per tenere lontani i conigli: la testa del fiore è tossica, soprattutto per gli animali. E seppure non in maniera letale, può provocare fastidi come orticaria, prurito, dermatite da contatto anche agli esseri umani. Dai suoi fiori si produce un insetticida naturale, il piretro, i cui effetti sull'uomo non sono pericolosi (almeno non quanto quelli degli insetticidi di derivazione sintetica). Come per tutte le piante la velenosità del crisantemo risponde a precise esigenze di difesa: un importante vantaggio sugli animali, davanti ai quali i fiori, a causa della loro immobilità, non possono fuggire.

 L'aspetto bizzarro e decorativo dell'Anthurium (Anthurium) - si presenta in una gamma di colori che vanno dal bianco allo scarlatto, sebbene in questa immagine sia fotografato ai raggi X - ne svela l'origine sub-equatoriale. Ma chi pensava di usarlo come ingrediente di una marmellata esotica, seguendo l'ultima moda delle confetture floreali, è bene ci ripensi. Foglie e radici dell'anthurium, se ingerite, possono provocare gonfiore e infiammazioni sulle labbra. E ne risente anche la capacità di parlare, con la voce che diventa rauca e faticosa, e difficoltà a deglutire. I sintomi non durano molto, per fortuna. E, tranne nei casi di intossicazione più gravi, scompaiono bevendo dell'acqua fredda o masticando liquirizia.
 "Cucinare coi fiori": non di rado qualche chef ci prova e le sue ricette finiscono sulle pagine dei giornali o su internet. Attenzione però: non tutti i fiori sono commestibili. Anzi, la gran parte non lo è affatto.
L'ortensia (Hydrangea macrophylla), per esempio: i suoi caratteristici petali dal blu-violaceo al bianco, sono apprezzati per l'arredo dei giardini. Ma pensare di utilizzarla in cucina, soprattutto della varietà conosciuta come Hydrangea Macrophylla potrebbe essere fatale. Dopo qualche ora si manifesta un brutto mal di pancia, accompagnato da prurito, sudorazione e debolezza. Insomma un avvelenamento in piena regola. Senza contare che a seguito di ingestione di ortensie sono stati riscontrati anche casi di coma, convulsioni e problemi gravi alla circolazione sanguigna. C'è un antidoto? Per fortuna sì: è lo stesso utilizzato contro il cianuro. Del resto è proprio questo l'ingrediente killer dell'ortensia.
 L’oleandro (Nerium oleander) è molto diffuso come pianta ornamentale, e a guardarlo in tutta la sua bellezza è difficile credere che ogni sua parte è velenosa. Eppure è così. È tossico il fumo che sprigionano i suoi ramoscelli, una volta bruciati. Si corre un rischio anche a usare questi ultimi come steak per il cibo.
E se volete seguire un'antica tradizione cinese che suggerisce di bere acqua aromatizzata con fiori freschia, non fatelo con i fiori di oleandro: è pericoloso.
I sintomi sono quelli caratteristici da avvelenamento (nausea, diarrea, vomito, dolori addominali), ma in base alla quantità di olenadro ingerita, il malessere può estendersi anche al cuore: dalle aritmie alla depressione cardiaca, all'innalzamento dei livelli di potassio nel sangue.
 Dietro la bellezza mitologica del narciso (Narcissus) si cela la narcissina, una sostanza velenosa che se ingerita in grandi quantità può provocare nausea, vomito, crampi e diarrea. E i sintomi sono ancora più gravi nei bambini.
Originario della Persia, cresce tra le pianure e le montagne dell'Europa meridionale. I suoi petali somigliano a quelli del fiore di cipolla. Ciò potrebbe spingere qualcuno a raccoglierli per farne uso in cucina. Considerati i rischi, è bene fare attenzione. Il narciso è noto dall'antichità come fiore dal profumo inebriante e soporifero. Secondo la gran parte degli studiosi di etimologia, la radice di narciso è "narkè" (sopore, stupore), la stessa di narcotico.

 Dalla Digitalis purpurea, (digitalis purpurea) si estrae il principio attivo della "digitale", un farmaco indicato nel trattamento delle insufficienze cardiache. I suoi poteri erano noti già nell'antichità e oggi è inserita nell'elenco delle piante officinali spontanee. Ma l'ingestione dei fiori selvatici è da evitare: la digitalis purpurea può portare problemi cardiaci, oltre che nausea, vomito, crampi allo stomaco. E in caso di intossicazione i sintomi possono aggravarsi. La digitossina, uno dei glicosidi attivi della digitale, che ne fa un prezioso alleato della medicina, ha anche la funzione di "metabolita secondario", utile per difendersi dall'aggressione di altri organismi. Secondo alcuni studi però le piante userebbero tali metaboliti (liberandoli nell'aria), anche per scambiarsi informazioni preziose.
 Alzi la mano chi non ne ha mai visto uno in un salotto. Il Ficus Benjamin (Ficus benjamina) ha scarse esigenze di luminosità e ciò ne fa una pregiata pianta d'appartamento. Il veleno sta nelle foglie e nelle radici: un "latice bianco" a cui conviene fare attenzione perché provoca allergie e infiammazioni della pelle. Niente di grave, sebbene nei paesi tropicali venisse usato per costruire frecce velenose (ma anche per la colla e la gomma). Nessuno si sognerebbe di "assaggiarlo", ovvio. Ma chi ha bambini o animali in casa è bene che faccia attenzione. Ancor di più chi pensa di farlo crescere accanto a un altro albero. Alcune specie del ficus, tra le 800 esistenti, vengono chiamate "assassine": la sinistra fama si deve al fatto che i suoi semi germinano su altri alberi fino a soffocarli.
 Secondo alcuni botanici il glicine (Wisteria o Wistaria) è tossico in ogni sua parte. Alcuni scienziati invece limitano la sua pericolosità a semi, radici e baccelli: in ogni caso ingerirne anche piccole quantità provoca avvelenamento che si risolve con l'idratazione intravena o la somministrazione di pillole anti-nausea. Molti degli avvelenamenti da glicine riguardano gli animali domestici. Ma, il fatto che spesso sia associato nella coltivazione al gelsomino, usato in alcune ricette culinarie e bevande, potrebbe indurre qualcuno poco esperto in confusione. Il profumo delicato, la fioritura a grappolo e le capacità rampicanti lo rendono infatti una delle più apprezzate piante ornamentali per balconi, pergolati, giardini e tettoie.
 Già la classificazione delle specie è motivo di polemica. Alcuni botanici ne hanno classificate 200, altri circa 1200. Particolarmente diffuso sull'Himalaya, il Rododendro (Rhododendron) fiorisce sotto forma di arbusto di varie dimensioni un po' ovunque. Anche da noi: prati, pietraie, alberi, radure e paludi. Rosa, bianco, rosso: la gamma di colori di questa piante è impressionante, le api ne vanno matte, sicchè la produzione di miele da rododendro è abbastanza frequente. Non tutte le specie sono tossiche, ma vengono riportati diversi casi di avvelenamento da miele di rododendro derivato da varietà diffuse in Turchia e Anatolia. Il suo veleno si manifesta attraverso una scala di sintomi che va dal bruciore delle labbra al coma (molto raro).
 Guai a farsi ingannare dal Mughetto (Convallaria majalis) con i suoi delicati fiori bianchi a campana. O dal suo odore molto usato in profumeria. O dal fatto che i Queen nel '74 gli hanno dedicato una canzone (Lily of the valley). Il mughetto, che cresce spontaneamente nelle zone prealpine italiane, è una pianta interamente velenosa: ingerirne una piccola quantità non provoca danni gravi, ma basta aumentare la quantità per intossicarsi, con sintomi che vanno dalla nausea ai crampi, fino al battito cardiaco irregolare. Il mughetto contiene infatti "convallatossina", un glicoside dall'alta attività cardio-cinetica.

FIORI E SEMI. Variano anche le parti della pianta che contiene il veleno. L’ingestione di una paio di semi di ricino (Ricinus communis), che contengono ricina, uno dei veleni più potenti e pericolosi tra quelli conosciuti, può bastare per provocare la morte di un bambino. La ricina è contenuta nella cuticola dei semi, resistente agli enzimi digestici, per cui l’ingestione del seme intero, non schiacchiato, solo raramente causa danni gravi.

Per chi vuole saperne di più sui veleni delle piante e sui possibili rischi, la pubblicazione dell’ex-ISPESL che trovate a questo link è ricchissima di informazioni.

http://www.focus.it/scienza/scienze/il-giardino-piu-velenoso-del-mondo

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