venerdì 17 ottobre 2014

Basta sfratti, sgomberi e speculazioni. Riprendiamoci la città!

#18o #takethecity 

Basta sfratti, sgomberi e speculazioni. Riprendiamoci la città!

Corteo cittadino 18 ottobre ore 15 piazza delle Camelie

Il 18 ottobre in tantissime città europee i movimenti, le reti, le realtà sociali scenderanno in piazza con le parole d’ordine “Stop evictions, take the city!” per denunciare le politiche neoliberiste di privatizzazione dei servizi e dei beni comuni, dall’acqua al suolo, dalla sanità al trasporto, dall’istruzione alla cultura, la vendita del patrimonio pubblico, lo sfruttamento dei territori.

Politiche di austerità che precarizzano e impoveriscono le vite di milioni di persone, a cui si chiede di pagare il costo della crisi, mentre gli interessi economici privati e la rendita mettono a profitto le città, con progetti speculativi legati al cemento e ad attività economiche e commerciali che stanno cambiando le relazioni e i volti di molti quartieri. Un modello devastante contenuto nei provvedimenti del governo Renzi in tema di casa e lavoro, che sanciscono il “modello Expo” come paradigma del nostro futuro e che si sta dotando di diversi strumenti per impedire un’opposizione a tutto questo.

A Roma, in una città commissariata dal governo e tenuta sotto scacco dai signori del mattone e dal business delle tante emergenze strutturali, l’amministrazione Marino ha consegnato al Prefetto e alla Procura la gestione delle questioni sociali. Da diversi mesi è in atto un attacco diretto alle esperienze di autorganizzazione, attraverso gli sgomberi di occupazioni abitative e di spazi sociali e culturali liberi e indipendenti, con il distacco delle utenze, con l’art. 5 di Lupi che nega la residenza, l’acqua e la luce a chi vive in una casa occupata, con l’esecuzione di sfratti attraverso l’uso di gas lacrimogeni, con misure cautelari a danno di diversi attivisti.

Un tentativo di normalizzazione che passa attraverso la retorica della legalità e che si traduce in un maggiore controllo dei territori. La stessa ricetta che viene sbandierata nelle periferie dove si addensano tensioni dovute a un disagio quotidiano legato alla negazione di diritti e all’assenza di servizi, e che rischiano come a Corcolle o Torpignattara di essere strumentalizzate da chi ha precisi interessi a fomentare razzismo e guerra tra poveri.

Eppure c’è un tessuto sociale che si organizza nei territori in molteplici forme e che si riprende pezzi di città, sottraendo spazi alla rendita e praticando relazioni di mutuo soccorso. Unico anticorpo credibile al razzismo e al fascismo, contro questa opzione basata sul saccheggio delle risorse e delle nostre vite.

Significativa in questo senso l’esperienza maturata a Centocelle, una delle tante ormai ex- periferie in cui i disegni di valorizzazione stanno scatenando forti processi di gentrificazione che si traducono nell’aumento degli affitti e nella negazione di spazi pubblici, in piazze chiuse e occupate da anni dai cantieri della metro C, la cui apertura peraltro continua a essere posticipata. I rapporti sociali vengono così frammentati non solo dalla crisi ma anche dalle politiche urbane.

Proprio a partire da Centocelle vogliamo costruire il 18 ottobre una mobilitazione cittadina che metta in connessione abitanti di questa città, realtà e spazi di movimento, reti antisfratto e comunità migranti. Una giornata in grado di comunicare con forza i percorsi e gli intrecci possibili dentro territori resistenti, meticci e solidali.


Foto: #18o #takethecity 

Basta sfratti, sgomberi e speculazioni. Riprendiamoci la città!

Corteo cittadino 18 ottobre ore 15 piazza delle Camelie

Il 18 ottobre in tantissime città europee i movimenti, le reti, le realtà sociali scenderanno in piazza con le parole d’ordine “Stop evictions, take the city!” per denunciare le politiche neoliberiste di privatizzazione dei servizi e dei beni comuni, dall’acqua al suolo, dalla sanità al trasporto, dall’istruzione alla cultura, la vendita del patrimonio pubblico, lo sfruttamento dei territori.

Politiche di austerità che precarizzano e impoveriscono le vite di milioni di persone, a cui si chiede di pagare il costo della crisi, mentre gli interessi economici privati e la rendita mettono a profitto le città, con progetti speculativi legati al cemento e ad attività economiche e commerciali che stanno cambiando le relazioni e i volti di molti quartieri. Un modello devastante contenuto nei provvedimenti del governo Renzi in tema di casa e lavoro, che sanciscono il “modello Expo” come paradigma del nostro futuro e che si sta dotando di diversi strumenti per impedire un’opposizione a tutto questo.

A Roma, in una città commissariata dal governo e tenuta sotto scacco dai signori del mattone e dal business delle tante emergenze strutturali, l’amministrazione Marino ha consegnato al Prefetto e alla Procura la gestione delle questioni sociali. Da diversi mesi è in atto un attacco diretto alle esperienze di autorganizzazione, attraverso gli sgomberi di occupazioni abitative e di spazi sociali e culturali liberi e indipendenti, con il distacco delle utenze, con l’art. 5 di Lupi che nega la residenza, l’acqua e la luce a chi vive in una casa occupata, con l’esecuzione di sfratti attraverso l’uso di gas lacrimogeni, con misure cautelari a danno di diversi attivisti.

Un tentativo di normalizzazione che passa attraverso la retorica della legalità e che si traduce in un maggiore controllo dei territori. La stessa ricetta che viene sbandierata nelle periferie dove si addensano tensioni dovute a un disagio quotidiano legato alla negazione di diritti e all’assenza di servizi, e che rischiano come a Corcolle o Torpignattara di essere strumentalizzate da chi ha precisi interessi a fomentare razzismo e guerra tra poveri.

Eppure c’è un tessuto sociale che si organizza nei territori in molteplici forme e che si riprende pezzi di città, sottraendo spazi alla rendita e praticando relazioni di mutuo soccorso. Unico anticorpo credibile al razzismo e al fascismo, contro questa opzione basata sul saccheggio delle risorse e delle nostre vite.

Significativa in questo senso l’esperienza maturata a Centocelle, una delle tante ormai ex- periferie in cui i disegni di valorizzazione stanno scatenando forti processi di gentrificazione che si traducono nell’aumento degli affitti e nella negazione di spazi pubblici, in piazze chiuse e occupate da anni dai cantieri della metro C, la cui apertura peraltro continua a essere posticipata. I rapporti sociali vengono così frammentati non solo dalla crisi ma anche dalle politiche urbane.

Proprio a partire da Centocelle vogliamo costruire il 18 ottobre una mobilitazione cittadina che metta in connessione abitanti di questa città, realtà e spazi di movimento, reti antisfratto e comunità migranti. Una giornata in grado di comunicare con forza i percorsi e gli intrecci possibili dentro territori resistenti, meticci e solidali.

Alessandro in Lotta

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