1. VIAGGIO NEL CASERMONE DEGLI ORRORI A CAIVANO TRA BABY PUSHER DELLA CAMORRA E GIOVANI MADRI CHE SI PROSTITUISCONO PER 5/10 EURO COI VECCHI PENSIONATI, CON BUONA PARTE DEGLI UOMINI AGLI ARRESTI DOMICILIARI O È APPENA USCITO DAL CARCERE - 2. NON C’E’ SOLO LA VIOLENZA SESSUALE E L’OMICIDIO DELLA PICCOLA FORTUNA LOFFREDO, 6 ANNI, (“ABUSI SESSUALI CRONICI”, RECITA L’AUTOPSIA), LA MORTE MISTERIOSA DEL PICCOLO ANTONIO GIGLIO E IL TERRIBILE SOSPETTO DI ALMENO UN’ALTRA BAMBINA ABUSATA - 2. A TRASFORMARE GLI OTTO PIANI, CON PORTE DI FERRO STILE CARCERE E MURI SCROSTATI, IN GIRONI DANTESCHI C’È UN DEGRADO SOCIO-CULTURALE, PRIMA ANCORA CHE ECONOMICO - 3. I BAMBINI NON SONO BAMBINI, MA ADULTI ABBRUTTITI IN MINIATURA, CON TUTTE LE PERVERSIONI CHE POSSONO DERIVARE DA UN’ALLARMANTE PROMISCUITÀ SESSUALE E UNA DILAGANTE ABITUDINE ALL’ILLEGALITÀ. NONNE CHE INVECE DI RACCONTARE FAVOLE O AIUTARE NEI COMPITI DELLA SCUOLA, IMBUSTANO NEL CELLOPHANE TERMOSALDATO PALLINE DI COCAINA -
Grazia Longo per “la Stampa”
Il casermone di edilizia popolare a Parco Verde di Caivano non è unicamente teatro di potenziali stupratori e assassini. A renderlo un palazzo degli orrori non ci sono solo la violenza sessuale e l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo («abusi sessuali cronici», recita l’autopsia), la morte misteriosa del piccolo Antonio Giglio e il terribile sospetto di almeno un’altra bambina abusata.
A trasformare gli otto piani, con porte di ferro stile carcere e muri scrostati, in infernali gironi danteschi c’è un degrado socio-culturale, prima ancora che economico, che attanaglia le vite di chi vi alloggia in una morsa difficile da scardinare.
Buona parte degli uomini è agli arresti domiciliari o è appena uscito dal carcere. Giovani madri si prostituiscono per 5 e 10 euro con i vecchi pensionati del quartiere e la compiacenza dei conviventi-sfruttatori. E i bambini non sono bambini, ma adulti abbruttiti in miniatura, con tutte le perversioni che possono derivare da un’allarmante promiscuità sessuale e una dilagante abitudine all’illegalità.
Nonne che invece di raccontare favole o aiutare nei compiti della scuola, imbustano nel cellophane termosaldato palline di cocaina, genitori che hanno abdicato da tempo al loro ruolo se non per risvegliarsi davanti alle telecamere che in questi giorni impazzano nel cortile.
Un’infanzia violata nello spirito prima ancora che nel fisico. Germogli di vita spezzati ancora prima di avere la possibilità di sbocciare. L’orco da cui difendersi su cui indaga il procuratore Francesco Greco non è solo colui che ha approfittato della piccola Fortuna, Chicca per chi le vuole bene, ma l’indifferenza generale in cui un dramma del genere si è potuto consumare. Nel palazzo degli orrori sono tutti amici e tutti nemici. Anche i testimoni del volo dal balcone di Fortuna, lo scorso 24 giugno, dicono tutto e il contrario di tutto.
Idem per la morte, il 28 aprile 2013, del piccolo Antonio. E se per quest’ultimo non sapremo mai la verità su presunti abusi sessuali - il medico legale consulente della Procura ha spiegato che dopo tutti questi mesi non esistono più tessuti molli da esaminare - trovare il colpevole nel caso di Chicca é un’impresa particolarmente ardua per la Procura di Napoli Nord e i carabinieri. Raccapriccianti i racconti delle compagne di gioco della vittima interrogate - con audizioni protette alla presenza di un pool di psicologi - dai pm Federico Bisceglia e Claudia Maone.
Confuse e omertose le dichiarazioni di testimoni e familiari. Tanto che non è neppure certo che la piccina sia volata da un piano alto: sul selciato non c’era sangue e potrebbe essere stata spinta da un piano più basso o violentemente picchiata e poi adagiata in cortile. Nessuno ha assistito alla caduta. Aveva paura Chicca, era terrorizzata, e lo ha raccontato nei disegni ora al vaglio di un’esperta.
L’ombra del pedofilo killer si allunga su questo brutto palazzo di brutta periferia, ma a fare paura c’è anche il traffico di droga e di prostitute con il benestare della camorra. Il palazzo degli orrori è incastonato tra le tredici piazze di spaccio di Parco Verde di Caivano, con adolescenti che tirano su anche 50 euro al giorno come sentinelle che sorvegliano il mercato della droga.
A differenza di Scampia, qui i clan camorristici non si fanno guerra aperta e quindi attirano meno l’attenzione. Anche il nonno di Antonio Giglio era un capo clan. Ma qui non c’è l’ostentazione mafiosa di Scampia. Anche qui l’unico mito è il Dio denaro e il buon parroco, don Maurizio Patriciello, ha il suo bel da fare per combatterlo in nome dell’onestà e dei valori etici prima ancora che cristiani. «Lo Stato ci ha abbandonato - dice - se chiude la chiesa è finita per tutti. Ma io non mollo e continuo a lottare in difesa della legalità». Angelo Pisani, avvocato del padre di Fortuna, in carcere per falsificazione di cd, chiede al governo «una bonifica sociale in questo quartiere devastato da omertà e infanzia rubata».
2.IL PAPÀ DI FORTUNA: «MIA FIGLIA UCCISA DAL PARCO VERDE, ORA VOGLIO GIUSTIZIA»
Da http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/ del 24 luglio 2014
Nella orribile vicenda di Fortuna Loffredo, la bambina di 6 anni precipitata da un edificio dello Iacp al Parco Verde di Caivano il 24 giugno - nello stesso stabile da cui era precipitato già il 27 aprile 2013 un altro bambino di 3 anni - una figura di cui non si è mai parlato è il papà Pietro Loffredo, 40 anni, in carcere a Perugia ma trasferito a Secondigliano per permettergli di assistere ai funerali della figlia. È il signore che ha pianto piegato sul feretro durante tutta la funzione.
«Mia figlia è stata uccisa dal Parco Verde di Caivano, tentai di portarla via prima di essere arrestato, ora voglio giustizia», dice a mezzo del suo legale di fiducia, Angelo Pisani, in qualità di persona offesa dal delitto ipotizzato dalla Procura di Napoli, che non crede all’incidente. Dopo i primi dubbi infatti si indaga a 360 gradi sulla terribile e singolare morte della bimba, sospetta, perché troppo simile ad altre due avvenute nello stesso luogo che vedono vittime sempre bambini, deceduti nella stessa maniera.
Il Ris ha trovato l’altro giorno tracce di sangue sui vestiti della bambina, e ha compiuto l’ennesimo blitz nello stabile. Suo padre è in carcere per diverse condanne cumulate per vendita di cd contraffatti, «non si è mai difeso - spiega il suo legale, Angelo Pisani - perché non aveva di che pagare un avvocato, le condanne si sono sommate sino a circa dieci anni di reclusione, dei quali ne ha già scontati la metà.
Non vedeva la figlia da qualche anno, ma prima ancora di andare in galera o di lasciarsi con la mamma di Fortuna aveva fatto di tutto per portare via la bambina dal Parco Verde», ambiente degradato e pericoloso, di spaccio di droga e microcrimine. «Questo Stato così severo, mi ha riferito il padre di Fortuna - dice Pisani - ora mi dia giustizia, non mi darò pace fino a quando non saprò la verità, mi ha detto: da qui non posso sapere molto e mia figlia è come se morisse ogni giorno».
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