1. RENZI ABBASSA LE TASSE PER 18 MILIARDI. OLTRE ALLA CONFERMA DEGLI 80 EURO MENSILI IN BUSTA PAGA PER CHI GUADAGNA MENO DI 1.500 EURO, C’È UN CALO DELL’IRAP PER LE IMPRESE DA 6 MILIARDI E MEZZO, INSIEME AGLI SGRAVI CONTRIBUTIVI PER 3 ANNI A CHI ASSUME - 2. BENE, MA COME VIENE FINANZIATA TUTTA QUESTA MANNA? CON UNA MANOVRA FINANZIARIA DOVE SPICCANO GLI 11,5 MILIARDI DI MAGGIORE DEFICIT “LIBERATI” PORTANDO IL RAPPORTO DEFICIT-PIL DAL 2,2 AL 2,9% E DOVE COMPAIONO BEN 16 MILIARDI ALLA VOCE “SPENDING REVIEW” - 3. LA PRIMA COPERTURA È A RISCHIO PERCHÉ POTREBBE ESSERE NON AUTORIZZATA DA BRUXELLES, LA “SPENDING REVIEW” NON SI SA BENE PIÙ IN CHE COSA CONSISTA MA ORA IL GOVERNO CI PUNTA PER UNA CIFRA CHE COPRE OLTRE LA METÀ DELLA SUA FINANZIARIA - 4. E’ QUESTO IL VERO AZZARDO COMPIUTO IN QUESTE ORE E LA SPERANZA DI ROMA È CHE A BRUXELLES NON SI ACCORGANO CHE QUEI 16 MILIARDI SONO UN SEMPLICE LIBRO DEI DESIDERI -
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. AVVISI AI NAVIGATI
Renzie abbassa le tasse per 18 miliardi. Oltre alla conferma degli 80 euro in busta paga per chi guadagna meno di 1.500 euro, c’è un calo dell’Irap per le imprese da 6 miliardi e mezzo che “copre” il premier anche a destra e che, insieme agli sgravi contributivi per 3 anni a chi assume, gli fa dire: “cari industriali, non avete più alibi”.
Già, ma come viene finanziata tutta questa manna? Con una manovra finanziaria dove spiccano gli 11,5 miliardi di maggiore deficit “liberati” portando il rapporto deficit-pil dal 2,2 al 2,9% e dove compaiono ben 16 miliardi alla voce “spending review”. La prima copertura è a rischio perché potrebbe essere non autorizzata da Bruxelles, la seconda si commenta da sola o quasi.
La spending review, dopo tanti annunci e polemiche, è rimasta orfana di chi l’ha pensata, con Lurch Cottarelli che se n’è tornato al Fondo monetario internazionale senza aver mai legato con Renzie. Non si sa bene più in che cosa consista questa spending review, ma ora il governo ci punta per una cifra che copre oltre la metà della sua finanziaria. E’ questo il vero azzardo compiuto in queste ore e la speranza di Roma è che a Bruxelles non si accorgano che quei 16 miliardi sono un semplice libro dei desideri.
2. LA SUPER MANOVRA DI RENZIE
All’inizio doveva essere una manovra da 10 miliardi, ma si è finito per farla da 30, con una una riduzione di tasse per 18 miliardi. Repubblica: “Renzi: ‘Raddoppia il taglio dell’Irap. 3 anni a zero contributi a chi assume. Cari industriali non avete più alibi’. Il premier spiega la legge di Stabilità e rilancia il Tfr in busta paga: presto intesa con le banche. Imprese detassate per 6,3 miliardi, molto più del previsto. Contestazione degli operai Fiom” (p. 2). Esulta il Giornale di Berlusconi: “Finalmente meno tasse. Renzi fa una cosa di destra. Tagli alle imposte per 18 miliardi e sgravi alle imprese che assumono: è la ricetta di Forza Italia” (p. 1).
Il Corriere sottolinea che per Francia e Italia “è l’ora dell’esame” e spiega: “Pressing su Bruxelles, misure per la crescita. Roma ha 48 ore per evitare le ‘correzioni’. Palazzo Chigi punta tutte le sue carte sul programma di rilancio dell’economia” (p. 3). Poi passa Delrio è aggiunge una terza copertura di quelle che fanno sempre allegria: “I soldi? Tagli e lotta all’evasione” (Corriere, p. 5). Ottimismo anche sulla Stampa: “La Francia resta sola tra i ‘cattivi’ dell’Ue. Più vicino l’ok per l’Italia” (p. 8). Che però si rifa con un retroscena interessante: “Il premier spiazza anche i suoi. Lo stupore del ministro dell’Economia per le decisioni in solitaria” (p. 9). Speriamo lo abbiano avvisato per le coperture.
Chi però ha dei dubbi sulla bontà dei conti italiani è la Banca d’Italia, che mette le mani avanti: “I dubbi di Bankitalia sui conti: ‘Non scontato il sì di Bruxelles’. Via Nazionale avverte: ‘Troppe incertezze sulle stime, rinvio del pareggio in bilico’. L’Ufficio parlamentare di bilancio dà l’ok ma striglia il Tesoro sulle cifre carenti” (Messaggero, p. 5).
3. L’ABBRACCIO DEL CAINANO (ANCHE AI GAY)
Gli alfanoidi perdono pezzi a favore di Forza Italia: “Alfano rischia la diaspora. Fi si riprende un senatore, la maggioranza è più stretta. D’Alì lascia l’Ncd. Altri due sarebbero già pronti a seguirlo. Berlusconi: Renzi tratti con noi. Il premier: restiamo sicuri” (Repubblica, p. 14).
Il Corriere inquadra così la faccenda: “Berlusconi riconquista un alfaniano. Le mosse per pesare di più in Senato” (p. 13). La Stampa invece si concentra sulla partita più importante: “Berlusconi e l’intesa con il premier. ‘Il vero Patto è sull’elezione del Colle’. Il leader ai suoi: ‘L’Italicum non mi piace, non lo voglio. Ma non era quello il tema. In Parlamento fingeremo di stare al gioco e, intanto, guadagneremo tempo” (p. 13).
Il Banana si muove anche sul fronte dei diritti civili e incontra Vladimir Luxuria a Villa San Martino per una cena davvero elegante: “La cena di Luxuria ad Arcore: io e la Pascale convinceremo Silvio. L’incontro per parlare della legge sulle unioni omosessuali” (Corriere, p. 13).
4. PROVE TECNICHE DI FRONTE NAZIONALE?
Il Corriere analizza le mosse di M5S e Lega e riporta: “I fronti comuni di Salvini e Grillo. Il segretario leghista lo invita a un incontro su referendum antieuro, immigrazione e tasse: ci stai? La freddezza dei 5 Stelle: ma è possibile che ci si incroci con qualcuno su temi specifici. Il sostegno di Farage. Il leader dell’Ukip sostiene l’idea di una consultazione sulla moneta: è un disastro” (p. 15). Il Cetriolo Quotidiano segue con una certa apprensione: “M5S torna ai gazebo. Farage: ‘Insieme contro l’euro’. Referendum, obiettivo 2015 e un occhio alla Lega. Ma salta la trasferta genovese per spalare fango” (p. 5).
5. LINGOTTI IN FUGA
Corriere in festa per l’esordio a Wall Street di Fca: “Fiat-Chrysler a Wall Street, nuovo inizio’. Marchionne suona la campanella della Borsa Usa: questo è il culmine del nostro lavoro. Elkann: un momento storico, avremo un futuro da protagonisti nell’auto mondiale”. E si apre subito il capitolo delle alleanze: “Il debutto americano riapre il dossier alleanze. Il fronte dell’Asia e quelle ipotesi Toyota e Honda” (p. 6).
Repubblica racconta il debutto con meno pathos: “La Fiat ammaina la sua bandiera a Torino e la alza a Wall Street. Ma il debutto è incolore. Caccia al nuovo alleato per sfondare in Asia e salire sul podio dei costruttori mondiali. Il principale legame di Fca con l’Italia resta Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli” (pp. 10-11).
6. OCCHIALI RIGATI
Prende sempre più i contorni di una dinasty familiare il terremoto che sconvolge Luxottica. Repubblica: “Ribaltone Luxottica, titolo a picco in Borsa. Crollo del 9% dopo l’uscita dell’amministratore delegato Cavatorta, bruciati in un solo giorno 1,8 miliardi di euro. Si dimette Abravanel, congelata la nomina di Vian e tutte le deleghe a Del Vecchio. Il consulente Milleri in cda ad aprile” (p. 13).
Fari puntati su Nicoletta Zampillo, la due volte signora Del Vecchio: “I disegni della dama bianca, sposata due volte col patron ora punta al 25% del gruppo, così si è riaccesa la dynasty” (Repubblica, p. 13). Ma sul Corriere parla lei, la Zampillo, e tenta di spegnere le polemiche così: “Basta insinuazioni, la società va difesa. Le decisioni spettano a mio marito. Non voglio fare battaglie, non è nel mio stile e sono certa che il bene alla fine emergerà. Per Leonardo viene prima l’azienda, quando è tra i suoi operai gli brillano gli occhi” (p. 30). Bene, bravi, bis.
Intanto il Corriere racconta un’altra favola a lieto fine, questa volta sul fronte fiscale: “Un assegno da 146 milioni. Leonardo fa pace con il Fisco. Paga e chiude il contenzioso con l’Erario e la Procura di Milano. Accordo sui dividendi maturati nel 2006 in Lussemburgo ma non ancora incassati” (p. 31).
7. IL BANANA E LA BANCA COSTRUITA INTORNO A LUI
Dopo l’ultimatum di Bankitalia sulla cessione delle quote in Mediolanum per la perdita dell’onorabilità bancaria, Berlusconi corre ai ripari e studia la soluzione adatta. Per il Messaggero “avanza l’ipotesi della donazione”. “Berlusconi vuol girare il 20% ai figli”. Secondo il quotidiano romano, Marina e Pier Silvio vorrebbero per sé la metà delle quote, lasciando il resto ai tre fratellastri, ma questi ultimi non sarebbero d’accordo e vorrebbero la divisione in parti uguali (p. 19).
8. ULTIME DA UN POST-PAESE
Notizie tragicomiche dal comune di Genova, alle prese con l’alluvione: “I dirigenti del disastro in corsa per altri bonus. Il Comune difende le gratifiche per la messa in sicurezza del territorio: hanno sempre lavorato bene. Uno dei funzionari premiati è stato rinviato a giudizio per inondazione colposa nell’alluvione del 2010” (Corriere, p. 11).
9. SILENZIO, PARLA ORSI
Dopo l’assoluzione dall’accusa di corruzione internazionale, parla Giuseppe Orsi, che si fece 80 giorni di galera e perse il posto da capo di Finmeccanica. In un’intervista al Giornale racconta: “Solo qui i pm decapitano un colosso. In nessun posto si arresta senza prove il presidente della più grande industria del Paese. Si possono separare le responsabilità personali da quelle dell’azienda per evitare danni alle società. E’ molto difficile capire dall’estero che in Italia puoi finire in galera senza un processo. Tutti i politici che prima mi cercavano sparirono. Anche Bersani, che mi conosce bene, fu freddo” (p. 10).
Sulle parole e sull’esperienza di Orsi andrebbe aperta una qualche riflessione, anche con un occhio al caso Eni.
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