BREMBATE DI SOPRA, BOSSETTI DI SOTTO - I COMPUTER DI CASA BOSSETTI SI SONO COLLEGATI PIÙ VOLTE A SITI PEDOPORNOGRAFICI. L’ULTIMA LO SCORSO MAGGIO - IL MURATORE CHIAMA IN CAUSA IL FIGLIO TREDICENNE MA QUEL GIORNO ERA A SCUOLA
Il cerchio si stringe: la ricerca sul web di “tredicenni” e siti pedoporno è un altro tassello che inchioda Bossetti. Che continua a proclamarsi innocente. A dispetto di una serie di fatto oggettivi che lo mettono sul banco degli accusati…. -
Paolo Berizzi - Piero Colaprico per la Repubblica
Gliel’avevano chiesto anche durante l’interrogatorio in carcere: «Come mai sul motore di ricerca come parola chiave ha messo “tredicenni”?». «Mah, ho un figlio di quell’età», aveva tergiversato nella sala colloqui Massimo Giuseppe Bossetti, assistito dagli avvocati.
Una risposta vaga, quasi senza senso, soprattutto nella situazione in cui Bossetti si trovava e si trova: il fermo trasformato in detenzione per la sussistenza di gravi indizi, un’accusa di omicidio aggravato scattata alla fine di tre anni e mezzo d’indagine genetica.
S’era ritrovato nei panni di “Ignoto uno”, e cioè veniva indicato come presunto rapitore e assassino di Yara Gambirasio, la ginnasta tredicenne di Brembate di Sopra, un paese a poca distanza dalla casa del muratore.
Il pubblico ministero Letizia Ruggeri non aveva insistito troppo, nell’interrogatorio. Perché? Ieri Repubblica ha raccontato come i computer di casa Bossetti a Mapello, stando alla perizia, si sono collegati più volte a siti pedopornografici. L’ultima lo scorso maggio.
Alla notizia, clamorosa, gli avvocati della difesa, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, reagiscono parlando di «imprecisioni» e sostenendo che quella che risulta anche a loro è comunque «una ricerca “postuma”, se pensiamo che l’omicidio di Yara è avvenuto nel 2010 e l’accesso è del maggio 2014. Inoltre, non tiene conto che l’assistito ha un figlio tredicenne. Come padre avrebbe potuto cercare su internet spiegazioni, per un figlio adolescente, su un argomento delicato».
Inoltre — aggiungono i legali — quello usato è «un pc a cui ha accesso tutta la famiglia Bossetti, è una macchina assemblata, con componenti hardware che in passato hanno avuto altri proprietari».
Insomma, un fuoco di sbarramento totale. Ma dall’indagine emergono anche altri dettagli. Quando il computer viene acceso per cercare immagini di «tredicenni», a fianco vengono digitate due parole, che rimandano a una ben precisa caratteristica pornografica, anatomica.
Insomma, un fuoco di sbarramento totale. Ma dall’indagine emergono anche altri dettagli. Quando il computer viene acceso per cercare immagini di «tredicenni», a fianco vengono digitate due parole, che rimandano a una ben precisa caratteristica pornografica, anatomica.
Il figlio adolescente di Bossetti in quel momento — il controllo è stato effettuato da tempo — stava nell’aula della scuola. Le figlie più piccole sono ovviamente escluse. E — attenzione — chi c’era a casa? Sicuramente Bossetti. Infatti non si era presentato — e gli capitava più spesso di quanto risultasse alla moglie Marita — sul cantiere (verifica già effettuata).
Quindi è lui che va su Google, a caccia virtuale di giovanissime. Il dato, definito dagli avvocati «postumo», non appare neutro agli inquirenti. Come sanno gli esperti di diritto penale, ogni indizio non va preso singolarmente, ma inserito dentro un quadro, e il quadro degli indizi innegabilmente cresce.
L’elenco dei fatti noti sul caso Yara-Bossetti è questo: il presunto assassino di una tredicenne va su siti pedoporno (più di una volta). Frequenta, per farsi una serie di lampade abbronzanti total body, la zona dove la vittima abita e prende il bus. Il suo furgone Iveco viene inquadrato da una telecamera davanti alla palestra frequentata dalla ginnasta (che scomparve il 26 novembre del 2010 e Bossetti era là, nei paraggi).
E ancora: Bossetti fa il muratore e nei polmoni di Yara c’era polvere di cantiere, che lei ha respirato quando l’assassino era con lei. Saranno coincidenze, ma sui leggins di Yara e all’interno dei suoi slip c’erano varie e abbondanti macchie di sangue misto. Da queste tracce i Ris hanno estrapolato un Dna maschile, quello di un soggetto, chiamato “Ignoto uno”.
E, dopo lunghe ricerche per le valli bergamasche, si è arrivati prima a un autista di bus, Giuseppe Guerinoni, padre di “Ignoto uno”. E poi a una sua relazione extraconiugale, nata con una ragazza alla quale dava dei piccoli passaggi all’alba, per la ditta. Si chiama Ester, è la moglie di Giovanni Bossetti, e futura madre di due gemelli ora di 44 anni: uno di questi è — per la scienza non ci sono dubbi razionali — Massimo Giuseppe. Che continua a proclamarsi innocente.
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/brembate-sopra-bossetti-sotto-computer-casa-bossetti-si-sono-83297.htm
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