1. LA POLITICA DELL’AVANSPETTACOLO PORTA RISPETTO SOLO PER UN TOTEM: LE VACANZE - 2. IL PREMIER BRITANNICO DAVID CAMERON CHE RIENTRA DALLE VACANZE PER INTERVENIRE SULLA TERRORISTICA DECAPITAZIONE DEL REPORTER JAMES FOLEY, AD OPERA UN CITTADINO BRITANNICO, E 19 ORE DOPO SI LASCIA FOTOGRAFARE VERSIONE SURFISTA IN CORNOVAGLIA - 3. IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI BARACK OBAMA CHE PROCLAMA DALLA SPIAGGIA DEI RICCONI AMERICANI, MARTHA’S VINEYARD, IL LUTTO PER LA TERRIBILE MORTE DI FOLEY E SUBITO DOPO, CAMBIATO ABITO, ECCOLO SORRIDENTE AD AGITARE LA MAZZA SUL CAMPO DI GOLF - 4. ANCORA! IL PRIMO MINISTRO GIAPPONESE SHINZO ABE CHE VIENE INFORMATO DELLE 39 VITTIME DELLA FRANA DI HIROSHIMA E SI RIFUGIA, PURE LUI, NELLE MEDITAZIONI GOLFISTICHE - 5. DA LONDRA A NEW YORK, PASSANDO PER TOKIO, UN CORO UNANIME DI CRITICHE ALLE SCELTE “INOPPORTUNE” (E STRACAFONAL) DEI LEADER IN PIENA EMERGENZA CHE PIANGONO E FOTTONO
Maria Serena Natale per Corriere della Sera
Il premier britannico David Cameron che rientra dalle vacanze per intervenire sul brutale assassinio del reporter americano James Foley e 19 ore dopo si lascia fotografare versione surfista in Cornovaglia.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama che trascorre quattro ore giocando a golf e compare sorridente subito dopo il discorso dedicato al giornalista ucciso e alla lotta contro lo Stato islamico.
Il primo ministro giapponese Shinzo Abe che viene informato delle 39 vittime della frana di Hiroshima e si rifugia, pure lui, nelle meditazioni golfistiche. E da Londra a Tokio, un coro unanime di critiche alle scelte «inopportune» dei leader in piena emergenza.
Come se in tempi di violenze e persecuzioni quei sorrisi tradissero la compostezza istituzionale che, malgrado la scioltezza comunicativa di politici alla continua ricerca di consensi e ribalta, ci aspettiamo dai capi di Stato e di governo. Come se dalle profondità del tempo riemergesse quel bisogno di silenzio e sobrietà che nasce nel dolore di un lutto condiviso.
Un istinto che però si scontra inevitabilmente con la copertura totale ormai destinata alle imprese pubbliche e private dei leader, dal sistema hollywoodiano della politica made in Usa fino ai più rigidi cerimoniali della cultura nipponica. Un flusso mediatico-politico che alterna realtà e finzione, nel quale diventa più difficile condannare fughe sul green e fisiologici momenti di decompressione.
Di fronte agli scatti di un indomito Cameron che sfida i cavalloni e avanza sulla sabbia con la tavola da surf sotto braccio, esponenti dell’opposizione laburista hanno invocato un immediato rientro a Downing Street per mandare un messaggio chiaro sulla fermezza della leadership britannica nei confronti della crisi irachena.
Identico trattamento, sull’altra sponda dell’Atlantico, hanno riservato i repubblicani a Barack Obama, invitato a lasciare senza indugio Martha’s Vineyard e le scorrazzate in golf car con occhiali da sole e cappellino. «Il capo di una nazione deve sempre mostrare moderazione» fa notare l’opposizione al giapponese Abe. Che certe rimostranze obbediscano anche a logiche politiche? Proprio per la gravità della crisi, le strumentalizzazioni sono più insopportabili dei sorrisi.
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