Non solo Bill, liberiamo il web
Se state leggendo questo articolo lo dovete al business dell’uomo più ricco del mondo, Bill Gates, e alla sua Microsoft oppure al software libero e a chi recupera le componenti hardware dei vecchi computer. Anche sul web possiamo ribellarci
di Paolo Cacciari
L’anno vecchio si è chiuso con la notizia che Bill Gates è tornato ad essere l’uomo più ricco del mondo: 78,1 miliardi di patrimonio grazie alla crescita del valore delle azioni della Microsoft.
John Mpaliza, invece, ha deciso di lasciare il suo lavoro di ingegnere informatico a Reggio Emilia per dedicarsi a tempo pieno all’opera di denuncia della situazione del suo paese d’origine, il Congo, sconvolto da una delle guerre più sanguinose e trascurate del pianeta che è già costata la vita ad almeno cinque milioni di civili, certificati dal Rapporto Mapping delle Nazioni unite. John ha attraversato mezza Europa a piedi, raggiungendo Ginevra e Bruxelles per dire che nelle regioni del Kivu, confinanti con il Rowanda non c’è un conflitto etnico, ma una vera e propria guerra economica per il controllo delle immense riserve minerarie, in particolare delle “terre rare”, la columbite e il tantalite con cui si ricava il coltan, minerale indispensabile per le produzioni dcrescoi telefonini, tablet, play station e computer. John chiede una cosa semplice: la tracciabilità delle materie prime impiegate nella produzione degli apparecchi elettronici: “Vorrei essere in condizione di comprare un computer con un certificato che attesti la sua origine pulita ed etica”. Un po’ come avviene per il caffè trade fair e la pasta biologica. E’ troppo per le multinazionali dell’elettronica?
Davide Lamanna e altri quattro o cinque amici, infine, sono dei giovani ricercatori informatici che hanno deciso di non attendere le decisioni della Wto o dell’Onu per agire e hanno aperto un laboratorio a Roma, “Binario Etico”, di informatica sostenibile con l’intento di aiutare gli utenti informatici ad un uso consapevole delle tecnologie e in particolare promuovere la diffusione del Softwer Libero e l’adozione di sistemi a basso impatto ambientale (Green IT). Progettano e realizzano piani di “migrazione integrata” al softwer libero e agli standard aperti e sviluppano soluzioni Open Source per il Cloud Computing e gli Open Data. Insomma, tutto quanto può servire a far guadagnare un po’ di meno Bill Gates. Ma anche a diminuire gli enormi impatti ambientali dell’industria dei computer (sia nella fase di produzione, sia in quella di smaltimento particolarmente inquinante). Il consumismo informatico determina una rapidissima dismissione dei computer: tre-quattro anni per uno domestico, dodici-diciotto mesi per uno aziendale. “Binario Etico” ha quindi gemmato una impresa, “Re-Ware”, specializzata nel recupero e riutilizzo delle componenti hardware dei vecchi computer. Le scuole, le cooperative, le imprese dell’economia solidale, ma anche le persone qualsiasi che non vogliono ingrassare le major del settore e non diventare complici dei massacri delle guerre per l’accaparramento delle materie prime, sanno come regolarsi.
* Paolo Cacciari (paolo.cacciari_49@libero.it) ha lavorato all’Unità ed è stato più di un collaboratore del settimanale Carta. Consigliere comunale e assessore a Venezia, oggi collabora con la Rete per la Decrescita con cui è stato tra gli organizzatori della terza conferenza internazionale sulla decrescita (2012). Tra le sue pubblicazioni Pensare la decrescita. Sostenibilità ed equità (Carta/Intra Moenia), Decrescita o barbarie (Carta) e con altri La società dei beni comuni (Ediesse). Questo articolo è stato pubblicato anche su Left.
http://comune-info.net/2014/01/binarioetico/
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