Negli ultimi mesi l’Abruzzo è finito sotto i riflettori dei “grandi” media per l’impantanarsi della democrazia rappresentantiva, dall’amministrazione della città de L’Aquila alla Regione. Anche in questo caso occorre però strappare la carta adesiva che impedisce di vedere i mondi nuovi che resistono e si sperimantano in basso. Sono i mondi nei quali crescono relazioni sociali diverse, come quello emerso con l’azione diretta di sabato 18 con cui è stato liberata e riconsegnata alla città l’ex Standa di Teramo. Scrivono i promotori, un gruppo di lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo e della conoscenza, studenti e cittadini: “La nostra azione è collegata a tutte le lotte che in questi anni ci sono state in tutto il Paese, dalle occupazioni dei teatri e spazi culturali alle lotte per l’affermazione dei beni comuni, per un cambiamento culturale radicale”.
Un bene comune va sottratto a improvvisati manager privati e dirigenti statali e riconsegnato al suo valore collettivo. Per questo sabato 18 gennaio un gruppo di lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo e della conoscenza, studenti e cittadini di Teramohanno deciso di riappropriarsi degli spazi dell’ex Standa per re-immaginarli, “per farli diventare luoghi di scambio culturale, di condivisione e di pratiche politiche”. L’azione diretta, spiegano i promotori, è “collegata a tutte le lotte che in questi anni ci sono state in tutto il Paese, dalle occupazioni dei teatri e spazi culturali alle lotte per l’affermazione dei beni comuni, per un cambiamento culturale radicale”.
“Teramo non ha bisogno di un altro teatro. È sufficiente che gli oltre 2000mq del Teatro Comunale ora adibiti ad attività commerciale tornino a essere spazi funzionali per l’attività teatrale: sartorie, laboratori scenotecnici, magazzini, camerini, sale prova, sale studio, biblioteca e tutto ciò che occorre per strutturare una nuova e moderna realtà culturale – scrovono gli occupanti in una nota diffusa in rete – Teramo ha bisogno di un teatro di produzione, non di un Teatro di ri-produzione. Un teatro che sia un laboratorio, un’officina, un luogo di sperimentazione e creazione. Un teatro che valorizzi le realtà artistiche presenti nel territorio e che dia vita a una formazione qualificata e costante nel tempo per professionisti dello spettacolo, liberi cittadini e scuole. Un teatro sempre aperto che sia luogo d’incontro e di scambio. Teramo ha bisogno che la cittadinanza riscopra la bellezza, torni a vivere – e far rivivere – la propria città … Intorno a questo spazio liberato nasce la nuova Agorà di Teramo”.
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