lunedì 10 marzo 2014

Giochi di mare e addio pizzo

Che il cambiamento profondo in Sicilia vada ben oltre l’elezione di un presidente di regione dichiaratamente omosessuale o di un sindaco da sempre nelle battaglie No Ponte, è cosa condivisa da molti. Ad esempio, da coloro che da alcuni giorni incontrate al lido di Capaci (Palermo), Sconzajuoco, nato dal recupero di una spiaggia abbandonata, con il chiosco di prodotti pizzo-free, arredi eleganti ricavati da meteriali di riciclo, la biblioteca, le iniziative culturali e sportive. E naturalmente sdraio, lettini e ombrelloni a prezzi popolari. Il lido è curato dalla cooperativaAddiopizzo travel, un pezzo del movimento che si è ribellato al dominio della mafia mettendo in discussione gli acquisti di ogni giorno. In dialetto siciliano Sconzajuoco indica chi scombina i giochi, ovvero chi rovina i piani. E Addiopizzo è questo per Cosa Nostra: una rivoluzione culturale che finisce per scompaginare gli affari della mafia. Abbiamo incontrato Dario Edoardo e Francesca di Addiopizzo Travel: ecco il risulatato della nostra conversazione.
Come nasce la vostra esperienza?
Addiopizzo Travel nasce dall’idea di tre amici e volontari del Comitato Addiopizzo di Palermo, Dario Edoardo e Francesca. Sulla scia del lavoro del Comitato Addiopizzo, di cui facciamo parte come volontari sin dai primi momenti, abbiamo creato nel novembre 2009 il progetto Addiopizzo Travel, turismo etico a sostegno di chi ha detto no alla mafia. Applichiamo al settore turistico la campagna di consumo critico Addiopizzo, permettendo, anche ai non siciliani, di diventare protagonisti nella lotta contro il pizzo. L’idea nasce dall’enorme potenzialità turistica della Sicilia e dal desiderio di valorizzazione delle bellezze della nostra terra. Nel corso degli anni abbiamo incontrato numerosissimi amici non siciliani che ci hanno chiesto aiuto e consigli per non lasciare, nemmeno indirettamente, soldi alla mafia. Con Addiopizzo Travel rispondiamo alle loro richieste e contribuiamo alla crescita delle rete antiracket.
Quali sono stati i motivi personali che vi hanno portato a scegliere questo tipo di attività economica in un settore importante come il turismo?
Siamo tutti e tre laureati in materie umanistiche: i classici settori in cui, soprattutto in Sicilia, trovare lavoro è molto difficile. Probabilmente se non avessimo avuto questa idea saremmo emigrati verso il nord Italia o il resto d’Europa per trovare impiego nel settore pubblicitario, nel marketing o nella comunicazione. Scegliere di investire in Sicilia per restare è stato un tutt’uno col pensare al settore turistico: un comparto economico che potrebbe essere portante nell’economia della nostra regione e di tutta l’Italia, che è contemporaneamente stimolante e in continuo mutamento, e che ci permetteva di lavorare mettendo in pratica le competenze acquisite durante il percorso di studi. Inoltre, come ho detto, una forte richiesta ci perveniva dai sostenitori di Addiopizzo di tutto il mondo che si preoccupavano del problema mafia e delle conseguenze sull’economia siciliana, oltre che del problema morale di finanziare indirettamente la mafia attraverso i propri acquisti durante la permanenza sull’isola.
Come avete scelto gli operatori turistici  che fanno parte della vostra filiera di servizio? Quali criteri e quali caratteristiche valutate in queste scelte?
Di questo aspetto si è occupato in prima battuta il Comitato Addiopizzo: dal 2005 raccogliamo le iscrizioni di quanti non volendo più pagare il pizzo sono disposti anche a dichiararlo pubblicamente. Questo è il criterio di selezione primario, ma chiediamo alle imprese di rispettare, assieme all’impegno di denunciare eventuali future richieste estorsive, anche altri criteri che attengono sempre al mondo della legalità: rispetto delle leggi sul lavoro, essere in regola con le licenze e trasparenza fiscale. All’inizio è stato difficile comunicare con una città che non voleva nemmeno parlare di pizzo. Poi però, è risultata vincente la strategia di puntare sui cittadini consumatori: presentarci da un imprenditore con una lista di 5.000 cittadini, diventati oggi più di 10.000, disposti a fare acquisti da lui per il solo fatto di dichiarare di non voler pagare il pizzo, ha convinto numerose aziende che l’aria stava cambiando e che non sarebbero più stati soli. Oggi invece sono i commercianti di tutta la Sicilia che ci chiamano per fare parte della rete!
Per creare invece la rete turistica abbiamo avuto la strada «spianata» dal rapporto fiduciario che da anni intercorreva fra gli aderenti al circuito Addiopizzo e noi volontari: abbiamo scelto i nostri partner per i viaggi fra coloro che già aderivano e che non sono solo dei fornitori di servizi ma dei veri e propri supporter, compagni di strada per realizzare un vero circuito economico libero.
Cosa è per voi in Sicilia  il turismo responsabile?
Di solito quando si pensa al turismo responsabile la mente va immediatamente al sud del mondo. E per certi versi la Sicilia rientra nella categoria… anche se non a livello di immaginario collettivo! La Sicilia purtroppo sconta dei problemi economici e sociali non indifferenti, che seppure non attengono ai bisogni primari dei cittadini (fame, sete, malattie) hanno a che fare con la negazione dei diritti fondamentali dei cittadini degli stati di diritto. È anche per questo, e per il modo collettivo, partecipato e dal basso con cui cerchiamo di lottare il pizzo e la mafia, che siamo stati premiati nel 2011 con il To do! Award, il premio internazionale di turismo responsabile che viene dato ogni anno alla fiera turistica di Berlino.
 Che tipo di impresa siete? In che modo prendete le decisioni nella vostra operatività?
Addiopizzo Travel è iniziato come progetto incubato da un’associazione culturale, facendo turismo associativo e ricreativo soprattutto per i giovani. Dall’inizio dell’anno invece, abbiamo avvertito la necessità di trasformarci in un soggetto autonomo che potesse muoversi nel mondo del turismo con un maggiore orientamento al mercato, per creare anche economie in grado di sostenere l’organizzazione stessa e i suoi lavoratori. Siamo quindi diventati una cooperativa a responsabilità limitata che ha avviato le pratiche per diventare tour operator.
Ci contraddistingue l’impronta associazionistica che ha ispirato la nostra attività: non è un caso che abbiamo scelto la forma cooperativa e non una forma societaria classica. Le nostre decisioni sono prese in modo collettivo fra i tre soci fondatori, con la collaborazione della nostra, unica al momento, dipendente, e spesso anche dei ragazzi che occasionalmente lavorano con noi nell’accompagnamento dei gruppi in viaggio in Sicilia.
Quali obiettivi vi siete dati?
Gli obiettivi sono fondamentalmente due: innanzitutto far funzionare il circuito economico creato da Addiopizzo. Ovvero dimostrare nei fatti che la legalità paga, e può spostare somme di denaro verso sistemi economici sani e che reinvestono in posti di lavoro, in benessere collettivo. In secondo luogo creare lavoro, proprio dove tradizionalmente lavoro non ce n’è stato: per poter affermare che dalla Sicilia non ce ne andiamo, e che attraverso l’impegno quotidiano riusciamo a produrre reddito onesto e non sommerso per le risorse che impieghiamo.
Quanto è stato importante internet per la vostra impresa?
Forse per il tipo di studi che abbiamo fatto, siamo consapevoli che la comunicazione è in continua evoluzione, e che il mondo dipende sempre di più dalla diffusione delle nuove tecnologie. Possiamo dire che ad oggi i principali canali di pubblicizzazione della nostra iniziativa sono stati internet, compresi i social network, e i contributi giornalistici che hanno parlato di noi, tv, stampa, radio. Possiamo dire di non aver fatto ricorso quasi mai a canali di pubblicità tradizionale, quali inserzioni pubblicitarie, cartellonistica, ecc. Ma internet per noi ha un altro grande vantaggio: regala la sensazione di appartenere a una famiglia. Le persone che ci contattano tramite sito, blog e social si rivolgono a noi in modo informale e amicale, più da compagni di lotta che da clienti. E questo tipo di interazione è possibile, a nostro avviso, anche per il tipo di canale di comunicazione che utilizziamo, che è appunto più informale, più diretto e immediato.
Abbiamo infatti scelto di essere partner di Angeli per Viaggiatori, un progetto molto interessante di scambio di informazioni turistiche. Recandosi su angelsfortravellers.com i viaggiatori possono chiedere consigli agli «angeli» della città che intendono visitare. Consigli autentici, fuori dagli schemi del turismo di massa, e si può addirittura incontrare l’angelo una volta arrivati in città. Unacommunity come questa non sarebbe potuta nascere senza un canale potente come internet.
Siete in relazione con altre imprese  turismo responsabile o organizzazioni simili alle vostre? Vi sentite parte del movimento dell’«altra economia»? Si sì perché?
Addiopizzo Travel aderisce ad Aitr, l’associazione italiana di turismo responsabile. Il rapporto con chi fa un lavoro simile al nostro nel resto d’Italia è di continuo uno stimolo e un’opportunità di collaborazione e lavoro in rete. Anche il progetto Angeli per viaggiatori ci vede in rete con altre dieci realtà di turismo del sud Italia: in questo caso il rapporto è ancora più stretto, viste le riunioni di progetto, che fa capo a Napoli all’associazione Angeli per viaggiatori appunto, che periodicamente ci vedono scambiare opinioni, report, consigli, esperienze con gli altri partner. La rete creata da progetti simili è destinata a produrre effetti positivi sui territori, a partire dallo scambio di buone pratiche.
Chi sono generalmente i vostri viaggiatori? Come pensate di favorire una partecipazione e un atteggiamento attivo da parte dei cittadini utenti in quanto consumatori critici al vostro progetto?
L’identikit del nostro cliente è quello del viaggiatore e non del semplice turista: una persona interessata a conoscere a fondo un luogo, anche nei suoi risvolti sociali e culturali, oltre che vederne la bellezza, indubbia peraltro, visto che si parla della Sicilia! I nostri prodotti e itinerari turistici permettono ai viaggiatori responsabili di poter dare un contributo concreto all’economia pulita. Gli ospiti hanno la possibilità di soggiornare e consumare i pasti presso strutture ricettive e ristoranti che non pagano il pizzo, potranno utilizzare i servizi delle aziende della lista di Addiopizzo, e avranno la possibilità di visitare le aziende sorte su terreni confiscati alla mafia. Faranno insomma un tour al 100 per cento pizzo-free. Inoltre una quota del viaggio viene donata alle realtà di volontariato che si incontrano durante i viaggio: una quota solidale, per partecipare concretamente al cambiamento.
 Ci raccontate un evento o un’iniziativa dove si può cogliere appieno il lavoro che state facendo?
Credo che combattere la mafia significhi farlo ogni giorno. Quindi mi riesce difficile pensare ad un evento singolo che esemplifichi questo nostro obiettivo. Quando portiamo i gruppi ad esempio a pranzo in un ristorante aderente al circuito e che espone l’adesivo di Addiopizzo, stiamo dando un segnale all’esterno:  qui si fa consumo critico. Un gruppo di quaranta ragazzi che entra in un locale non passa inosservato. Si fa notare, anche dagli imprenditori che stanno nella stessa via, nella stessa piazza. Qualche volta ci capita anche di ricevere richieste di hotel, ristoranti, b&b, per aderire ad Addiopizzo «perché vogliamo collaborare con Addiopizzo Travel»… bene è in questo che sta la rivoluzione! Aver inculcato nella mente della gente che non solo pagare il pizzo è sbagliato … ma non paga affatto! Anzi, aderire al movimento Addiopizzo rappresenta un’opportunità commerciale, una marcia in più per vincere contro la mafia e magari anche contro la crisi.
Infine un’iniziativa simbolica la stiamo portando avanti quest’anno: gestiamo un tratto di spiaggia libera a Capaci. Abbiamo vinto un bando, abbiamo questa spiaggia affidata per due stagioni, e ce ne dobbiamo prendere cura. La spiaggia, che si chiama Sconzajuoco in siciliano «chi rompe i giochi, chi mette in bastoni fra le ruote», che era anche il nome della barca di Libero Grassi, viene fuori da dieci e più anni di abbandono. Una discarica a cielo aperto. L’abbiamo ripulita, attrezzata, dotata di servizi e di un chiosco bar, e ora la vogliamo gestire in modo collettivo con i potenziali fruitori, per testare un modello di gestione di spiaggia come bene comune. Il tutto sotto l’autostrada dove nel 1992 saltavano in aria Falcone, la moglie e la scorta. Questa nuova sfida, non facile, purtroppo in Italia fare impresa è davvero … un’impresa!, vuole essere un’ulteriore simbolo di rinascita di una terra, e di sottrazione di potere territoriale a cosa nostra.


http://comune-info.net/2013/07/in-viaggio-senza-pizzo/

Nessun commento:

Posta un commento