Diagonal lancia un SOS dalla Spagna
In Spagna come in Italia. “I media indipendenti esistono solo con il sostegno di chi li legge. Serve una pluralità di voci e di pensiero critico, siamo più necessari che mai”. Intervista al collettivo di Diagonal, un giornale quindicinale cartaceo e un vivace sito web, il miglior mezzo di comunicazione critico e indipendente che ci sia in Spagna.Diagonal esiste da nove anni, è un progetto che può vantare molti collaboratori e migliaia di sostenitori, “una comunità che scommette sull’economia sociale”. Si lavora in rete con altri collettivi e si riesce a fare a meno di “capi e direttori” oltre che, naturalmente, di padroni. Ha raccolto 27 mila euro di donazioni in soli sei giorni, eppure anche Diagonal sta rischiando la chiusura
Diagonal è un progetto di comunicazione che prova a fare un giornalismo di parte, critico e indipendente. È possibile provarci, grazie alle decine di volontari che lo sostengono. In questo momento, a causa della congiuntura della crisi, la sua circolazione è in pericolo per la diminuzione degli abbonamenti. Per questo Diagonal ha lanciato un crowdfunding(http://goteo.org/project/diagonal) che serve a sostenere il progetto.
Leggo sul vostro numero più recente “Il futuro di Diagonal è a rischio, per questo lanciamo una campagna di micro-finanziamento. La nostra sopravvivenza dipende dal suo esito e dalle persone che ci sosterranno con i loro contributi economici”. Vi chiedo informazioni sulla campagna, ma lascia che ti chieda prima di raccontare la vostra storia. Quando è nato Diagonal e con quali obiettivi?
La data ufficiale di inizio è il marzo del 2005, quando è uscito in edicola il numero uno e, a partire da allora, abbiamo continuato ad uscire con cadenza quindicinale. Ma prima avevamo lavorato un paio di anni in un percorso collettivo per immaginarci, disegnarci, individuare un progetto condiviso. L’origine di Diagonal si colloca all’interno del collettivo di controinformazione Upa-Molotov, che funzionava dalla metà degli anni 80 in stretto contatto con i movimenti sociali ed era collegato ad altri collettivi attraverso la rete di coordinamento Lucha Autonoma. Dopo un lungo periodo di riflessione si decise di por fine al tabloid mensile che si pubblicava allora (el Molotov) e di avviare uno strumento di comunicazione molto più aperto e ambizioso. Il principale obiettivo è quello di essere uno strumento per la trasformazione, di fare una scommessa politica su un giornalismo di qualità, rigoroso e autentico da un punto di vista critico e indipendente dal potere politico o economico. Fin dall’inizio avevamo chiaro che il nostro modo di funzionare sarebbe stato assembleare, senza capi, cercando il collegamento in rete con altri collettivi e con una agenda informativa legata a quella dei movimenti sociali. È quello che noi chiamiamo “giornalismo schierato”.
Quanti abbonati avete? Come distribuite il vostro quindicinale? Quante copie tirate?
Attualmente abbiamo circa 5000 abbonati. Il nostro risultato più alto è stato di 5400 ma, a partire dagli ultimi mesi, gli abbonamenti sono diminuiti in seguito alla “crisi economica”; questa situazione ci ha indotti a lanciare la campagna di crowdfunding. La risposta in questi primi giorni è stata molto positiva, e la cosa si è riflessa sul numero di abbonamenti. La distribuzione del quindicinale agli abbonati avviene attraverso la posta e , in misura sempre maggiore, grazie alla nostra squadra di ciclisti, che è poi un sistema su cui puntiamo. Siamo anche presenti in più di 200 punti vendita in tutto il paese, con i quali abbiamo un rapporto diretto o a cui facciamo portare le copie per il tramite di gruppi di sostenitori. Attualmente stampiamo tra le 8.000 e le 10.000 copie per numero. Rispetto al web, contiamo tra le 8000 e le 30.000 visite giornaliere, con una buona presenza e visibilità nelle reti sociali.
Oltre al giornale quindicinale, su quali altri mezzi contate?
Oltre al giornale cartaceo, puntiamo sul web che consente l’aggiornamento quotidiano. Sono due formati diversi che rispondono a diverse necessità. Il quindicinale consente di pubblicare articoli di analisi e di maggiore approfondimento. Nel web possiamo offrire una informazione più rapida, un aggiornamento immediato su quello che sta accadendo. La rete consente un maggior impiego del formato audiovisivo e può offrire informazioni in tempo reale su manifestazioni ecc. Stampiamo anche un supplemento per le Asturie ogni tre mesi.
Non so se la domanda sia troppo diretta ma quante persone lavoravano o lavorano a Diagonal? Quanti sono i collaboratori? Avete pensato di ampliare il numero dei lavoratori della vostra cooperativa?
Direi che ci sono praticamente tre livelli: da una parte i lavoratori dipendenti, siamo in 11. Da un altro lato il collettivo editoriale, siamo una quarantina, infine coloro i quali rendono realmente possibile realizzare Diagonal: le decine di persone che, volontariamente e in maniera militante, contribuiscono con articoli, foto, video, correzione, traduzioni, ecc. Per il lavoro che stiamo svolgendo oggi, avremmo bisogno di un numero assai più ampio di collaboratori, ma la situazione economica che ci ha portato ad organizzare un crowdfunding, non ce lo permette. Per questo, insieme a questo processo di micro-finanziamento daremo vita agli inizi del nuovo anno ad un percorso di apertura e di rifondazione che ci consenta di ripensare a come riuscire a raggiungere un livello di autonomia di bilancio senza rinunziare ai nostri principi. Rifletteremo, tra le altre cose, sul formato e la periodicità in funzione delle opinioni dei nostri lettori. Ragioneremo anche su forme di collaborazione con un numero più ampio di media, collettivi e persone con cui ci piacerebbe stabilire nuove alleanze.
Torno al punto di partenza. Che cosa sta succedendo? Sono diminuite le vostre vendite o il numero degli abbonati?
Il nostro modello di sostenibilità economica si basa sugli abbonamenti. Sono importanti anche le vendite e la pubblicità etica. A differenza dei media mainstream, che fanno affidamento su partiti o hanno alle spalle imprese e grandi lobby, noi ricerchiamo la indipendenza e la libertà che può esistere solo quando c’è la libertà economica. Non si tratta di guadagnare molto, vogliamo solo che il progetto sia sostenibile. Come gli strumenti di comunicazione tradizionali hanno subito un forte ridimensionamento a causa della crisi, anche noi abbiamo assistito alla riduzione delle nostre vendite, della pubblicità etica e soprattutto dei nostri abbonamenti. E siccome incassavamo cifre piuttosto basse, la diminuzione si è sentita molto. Tutto questo si collega con la crisi del giornalismo, che in realtà è un modo diverso di accedere alla informazione. I lettori sono sempre più abituati ad avere uno sguardo critico su quello che leggono, ad utilizzare molte fonti diverse e anche a creare propri contenuti o a trasformarsi in “giornalisti cittadini”. Questo è lo sviluppo più importante degli ultimi anni, un salto che saremo in grado di valutare solo a distanza di tempo. Ma poiché si tratta di un modello ancora molto nuovo, non abbiamo individuato il modo adeguato in cui questi progetti possano andare avanti restando sostenibili, accessibili e partecipativi. Credo che tutti stiamo cercando come matti il modo di farlo, ma ancora nessuno ha trovato la ricetta magica.
Quali obiettivi numerici puntate a raggiungere? In che tempi? Mi pare che la campagna abbia due fasi: una fine alla fine dell’anno e poi un’altra fino alla fine di gennaio 2014 e oltre.
Il crowdfunding è organizzato in due blocchi: da una parte si individua l’importo minimo in base al quale la proposta possa andare avanti, dall’altra parte l’obiettivo ottimale che consentirebbe al progetto di proseguire con maggiore ampiezza. Abbiamo fissato un minimo di 50.000 e un obiettivo eccellente di 69.000 euro. In quanto alle date, la prima fase termina con la fine del 2013, la seconda alla fine di gennaio 2014.
Che risultato avete ottenuto fino ad oggi ?
Nei sei giorni di campagna fatti fin qui, abbiamo raggiunto più della metà dell’obiettivo, 27.572 euro.
Che cosa accadrebbe se non si riuscisse a raggiungere la cifra che vi ripromettete? Alle persone o ai collettivi che sono stati coinvolti viene offerto qualche vantaggio? Con quale cifra vi si può sostenere?
Se non raggiungiamo la cifra minima, le quote dei contributi dei co-finanziatori non si incassano e quindi la proposta non si finanzia. Nel prospettare la opzione del crowdfunding, e abbiamo riflettuto molto sulla questione prima del lancio: ci sembrava anche che fosse una opportunità per misurare i sostegni esterni (non solo economici) su cui contare in questa congiuntura complicata. Nel caso non si dovesse raggiungere la cifra minima, il processo di ridefinizione che avevamo previsto per l’inizio del prossimo anno (2014) sarebbe contraddistinto ancor più da una situazione di emergenza economica, il che ci costringerebbe a prendere decisioni più drastiche o più rapide, ma per adesso preferiamo rimanere nell’illusione del successo della campagna, cercare di andare avanti in questo processo di re-insediamento in maniera un poco più tranquilla. Per quanto riguarda i contributi, l’idea è che ciascun collettivo o ciascuna persona che decide di partecipare lo faccia con l’importo che può o che vuole. Finora ci hanno garantito da 5 fino a 1000 euro, e anche se visitando il sito vedrai che a ciascun livello di contribuzione corrispondono alcuni simbolici riconoscimenti da parte nostra, deve rimanere chiaro che tutti i sostegni sono di uguale importanza. Ma al di là dei soldi ci stanno arrivando un sacco di offerte di collaborazione, nella redazione, traduzione o diffusione del giornale. Un’altra cosa strana è che alcuni co-finanziatori ci scrivono direttamente rinunziando alle “ricompense”, chiarendo che il loro contributo è finalizzato solo alla realizzazione del progetto.
In ogni caso la miglior forma di sostegno e di garanzia di sostenibilità nel medio periodo è attraverso l’abbonamento. Avete il sostegno di altri media alternativi, di altre cooperative sociali?
Uno dei principali obiettivi di Diagonal è stato sempre quello di collegarci con numerosi e vari collettivi all’interno dei movimenti sociali. Questi fili si vanno tessendo attraverso i contenuti, per esempio amplificando la voce dei collettivi che non hanno sufficiente ascolto. Anche attraverso la pubblicità, o sostenendo progetti cooperativi dell’economia sociale, o anche con la nostra partecipazione ad altre realtà come il Mercado Social e Coop57. Per questo abbiamo scelto il gomitolo multicolore come il simbolo della campagna. L’appoggio di altri collettivi e media è enorme, maggiore di quanto speravamo. Ognuno ci sostiene come può: denaro, diffusione nelle reti sociali, banner e interviste. In questo si nota come i mezzi di comunicazione alternativi, come Diagonal o Rebeliòn, siano diversi non solo dal punto di vista dei contenuti ma anche nelle modalità di lavoro, cioè anteponendo la collaborazione alla competizione, e aiutandosi reciprocamente.
Non sono troppi i media alternativi di questi tempi? Non ci sono troppe informazioni e mezzi alternativi per il numero di cittadini alternativi che esiste realmente?
Diagonal non ambisce ad essere tanto un mezzo di comunicazione “alternativo”, ma piuttosto indipendente. Da un lato, c’è sempre la valutazione ben nota secondo la quale se si aspira ad essere “alternativi” ci si sta definendo in funzione del discorso imperante, come se si fosse al di fuori del pensiero dominante, condannati ad essere eternamente “l’altro”, il pensiero minoritario. Siamo un mezzo di comunicazione indipendente e di parte, non lavoriamo contro né in funzione della narrazione dei media corporativi o dipendenti da gruppi politici. Dall’altro lato, un panorama in cui, in maniera decentrata, proliferino i media indipendenti (e non ce ne sono tanti) offre la opportunità che ci siano più lettori indipendenti, con visioni alternative rispetto al punto di vista egemone. Nel nostro modello comunicativo ideale non dovrebbero esistere un potere egemonico di comunicazione e un contropotere, ma invece migliaia di piccoli nodi comunicativi intrecciati tra loro. In questo contesto di precarietà in cui ci troviamo, è però preferibile lavorare per consolidare alleanze tra i media indipendenti e con la vocazione alla trasformazione e al cambiamento, o addirittura ipotizzare che queste alleanze possano portare ad un rafforzamento attraverso fusioni o coordinamenti più solidi. E’ una strada sempre complessa che non smettiamo di avere presente.
Presenterete la campagna in qualche città o regione? Una osservazione: non dovreste pubblicare qualche testo in qualcuna delle lingue iberiche, oltre al castigliano?
Questo già succede in Diagonal Asturies, c’è stata anche la edizione in Aragòn e nel web sono state pubblicate traduzioni in galiziano fatte dal gruppo di sostegno della Galizia. In Cantabria, dove c’è una lingua minoritaria, il cántabru, è stata pure affrontata la questione in vari articoli. In altri territori, abbiamo scelto di alimentare una stretta collaborazione con progetti fratelli che pubblicano in altre lingue. In Catalogna, per esempio, abbiamo un buon rapporto con La Directa, con cui scambiamo contenuti e manteniamo un rapporto di reciproca frequente comunicazione. Attualmente abbiamo uno spazio specifico nel web per le edizioni locali e vorremmo che, se così decideranno i rispettivi curatori, si usassero le lingue minoritarie. Per la campagna, su suggerimento di molti lettori pensiamo di riprodurre il materiale in varie lingue. Per quanto riguarda gli incontri o le presentazioni, per ora le abbiamo organizzate a Siviglia e Murcia e, prossimamente, prevediamo di realizzarle a Bilbao e Madrid.
Diteci tre ragioni per sostenere la campagna.
Perchè i mezzi di comunicazione indipendenti possono vivere solo se sono sostenuti, perchè c’è bisogno di una pluralità di voci e di pensiero critico, perchè siamo oggi più necessari che mai.
Volete aggiungere altro?
Solo ringraziare tutte le persone che in varie maniere ci stanno appoggiando, grazie a loro possono esistere media critici e indipendenti come Diagonal.
Fonte: Rebelion
Traduzione: Massimo Angrisano
http://comune-info.net/2014/01/diagonal-lancia-un-sos-dalla-spagna/
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