di CARLO MELINA
O ami l’uomo, o il cane. Amare entrambi non è possibile, perché l’uno è la negazione dell’altro. L’uomo,
non l’umanità (quella la puoi schifare in ogni momento e a ragione),
possiede una superiorità ontologica rispetto agli altri esseri: l’uomo è
libero di amare. Il cane, che pure è una creatura di Dio, abbaia quando
arrivano i ladri, scodinzola quando c’è un terremoto e fa un po’ di
compagnia. Non se ne illudano i cinofili, che sull’idolatria del guaito
hanno fondato uno dei culti più in voga: il cane si può curare e
accudire, ma non amare. Perché l’amore si compie solo attraverso una
relazione fra due entità capaci di riconoscerlo. Il cane riconosce
l’osso, il ladro e il terremoto, ma non l’amore. Ecco perché amarlo è un
atto irrazionale, che, come ogni atto irrazionale, ha delle conseguenze
irrazionali e disumane, come possono testimoniare i signori Vito
Guastella e Gaetano Gnudi.
Il primo, camionista di Alcamo, è stato aggredito da sette randagi
mentre, sdraiato a terra, cercava di riparare il suo camion in una
piazzola di sosta all’altezza del Comune di Biscottino, fra Pisa e
Livorno. Pezzi di carne del povero Guastella sono stati ritrovati a
decine di metri di distanza dal suo cadavere, reso irriconoscibile dalla
furia delle bestie. Il secondo, un pensionato milanese di 75 anni,
uscito per pescare, è stato aggredito da altrettanti randagi. Soccorso
da alcuni automobilisti, è stato recuperato dentro a un ruscello, ancora
vigile, il corpo a brandelli, le vene e le ossa in vista, poco prima di
morire dissanguato.
In ricordo di Guastella e Gnudi non è stata spesa neanche una riga
da parte degli utenti dei social network, che impestano il web con
richieste di boicottaggio nei confronti dei Campionati europei di calcio
Polonia-Ucraina 2012. Perché? Semplice, secondo loro: perché in
Ucraina, dove il randagismo ha assunto dimensioni catastrofiche,
sarebbero in corso stermini indiscriminati di poveri cuccioli, bruciati
in forni crematori ambulanti. Ignari del fatto che ci sarebbero ben
altri motivi per cui agitarsi contro l’Ucraina, tipo la mancanza di
tutele e rispetto per la vita degli uomini, (la cosa non interessa a chi
adora la bestia), i nuovi barbari impugnano, a riprova delle nefandezze
del Governo, testimonianze tutt’altro che credibili, quali video
sfuocati e fotografie generiche, prive di ambientazione.
Testimonianze che bastano per dare vita a campagne e
contro campagne, che escono dal web e raggiungono tanto le curve degli
stadi (vedi foto) quanto il palazzo: sono ben 22 infatti gli
europarlamentari, fra gli altri Andrea Zanoni, Gianni Pittella, Roberta
Angelilli, Niccolò Rinaldi, Sonia Alfano, Gianni Vattimo e Giommaria
Uggias, che hanno firmato una lettera con richiesta di spiegazioni
indirizzata al premier Mykola Azarov e al presidente Victor Yanokovych
(uno che incarcera gli oppositori, ma la cosa pare non muovere i cuori).
Anche in televisione la difesa del cane ucraino impazza.
Su tutti i canali nazionali, da alcune settimane, numerosi esponenti di
associazioni animaliste ripropongono il problema col favore dei
direttori di rete (il cane, specie se sofferente, fa share).
Protagonisti di queste incursioni sono i militanti dell’OIPA,
Organizzazione internazionale protezione animali, che, sulla base di
prove dubbie, propongono adozioni internazionali di bestie e raccolgono,
guarda un po’, donazioni in denaro, necessarie per sostenere le loro battaglie di civiltà.
Chi in Ucraina ci vive racconta però un’altra realtà. Quella vera.
“Due anni fa mi trovavo a Uzhgorod per lavoro, con un paio di clienti –
spiega un imprenditore veneto che fa la spola fra Mosca e Kiev – Là
siamo stati praticamente assaliti da una trentina di cani. E’ stata
un’esperienze terribile, che non auguro a nessuno. Abbaiavano e volevano
morderci. Ci siamo rifugiati in auto fino all’arrivo della polizia, che
ha sparato in aria per disperderli. Anche a Kiev, un’altra volta, ho
avuto lo stesso problema. Ma ora la cosa è migliorata. Di randagi se ne
vedono sempre meno.” Colpa dei forni crematori?
“Ma quali forni crematori, io non ne ho mai visti, né in Ucraina ne ho mai sentito parlare. Il Governo ucraino ha
attuato una politica di riduzione del fenomeno del randagismo, certo,
ma prove delle violenze inaudite di cui si parla io non ne ho avute. Ho
parlato con i miei partner ucraini e loro hanno smentito che la polizia o
chissà quale corpo speciale percorra le strade in cerca di animali da
ammazzare. I randagi vengono catturati e portati in canili per le
analisi. E solo quelli rabbiosi o malati vengono soppressi tramite
avvelenamento, non certo con il fuoco.” Ma non serve andare in Ucraina
per capire che il rogo dei randagi è una bufala. Ogni volta che si
prepara un evento sportivo mondiale, pare sia sempre il cane a farne le
spese.
Era già successo per le Olimpiadi in Grecia e in Cina. Come spiega bene la blogger Wilma Maria Criscuoli,
mettere in moto campagne di sensibilizzazione consentirebbe alle
associazioni animaliste di fare cassa attraverso il mercato delle
adozioni. Prima si mostra “materiale raccapricciante”, composto da
“immagini sempre decontestualizzate nel tempo e nello spazio”. Poi,
“toccate le corde sentimentali dell’individuo, si crea un passaparola
frenetico di indignazione che cresce esponenzialmente, finché non conta
più nemmeno l’immagine o l’articolo e chi osa porre dei dubbi viene
emarginato come persona insensibile o pazza.”
Anche secondo un sito tedesco, quella montata in
Ucraina sarebbe appunto una bufala, con immagini vecchie di tre anni,
che non hanno nulla a che fare con il paese dell’ex URSS. “Queste
immagini sono state utilizzate da varie organizzazioni animaliste solo
per fare propaganda contro l’Ucraina”, spiegano su www.doggennetz.de
Tutto chiaro? Forse no, ma almeno sia concesso, a chi non ama il cane,
di godersi senza sensi di colpa gli europei di calcio. Cani o non cani,
saranno sicuramente entusiasmanti, specie per chi, come me, tiferà,
nell’ordine, Irlanda, Croazia e Spagna.
www.lindipendenza.com
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