O ami l’uomo, o il cane. Amare entrambi non è possibile, perché l’uno è la negazione dell’altro. L’uomo, non l’umanità (quella la puoi schifare in ogni momento e a ragione), possiede una superiorità ontologica rispetto agli altri esseri: l’uomo è libero di amare. Il cane, che pure è una creatura di Dio, abbaia quando arrivano i ladri, scodinzola quando c’è un terremoto e fa un po’ di compagnia. Non se ne illudano i cinofili, che sull’idolatria del guaito hanno fondato uno dei culti più in voga: il cane si può curare e accudire, ma non amare. Perché l’amore si compie solo attraverso una relazione fra due entità capaci di riconoscerlo. Il cane riconosce l’osso, il ladro e il terremoto, ma non l’amore. Ecco perché amarlo è un atto irrazionale, che, come ogni atto irrazionale, ha delle conseguenze irrazionali e disumane, come possono testimoniare i signori Vito Guastella e Gaetano Gnudi.
In ricordo di Guastella e Gnudi non è stata spesa neanche una riga da parte degli utenti dei social network, che impestano il web con richieste di boicottaggio nei confronti dei Campionati europei di calcio Polonia-Ucraina 2012. Perché? Semplice, secondo loro: perché in Ucraina, dove il randagismo ha assunto dimensioni catastrofiche, sarebbero in corso stermini indiscriminati di poveri cuccioli, bruciati in forni crematori ambulanti. Ignari del fatto che ci sarebbero ben altri motivi per cui agitarsi contro l’Ucraina, tipo la mancanza di tutele e rispetto per la vita degli uomini, (la cosa non interessa a chi adora la bestia), i nuovi barbari impugnano, a riprova delle nefandezze del Governo, testimonianze tutt’altro che credibili, quali video sfuocati e fotografie generiche, prive di ambientazione.
Anche in televisione la difesa del cane ucraino impazza. Su tutti i canali nazionali, da alcune settimane, numerosi esponenti di associazioni animaliste ripropongono il problema col favore dei direttori di rete (il cane, specie se sofferente, fa share). Protagonisti di queste incursioni sono i militanti dell’OIPA, Organizzazione internazionale protezione animali, che, sulla base di prove dubbie, propongono adozioni internazionali di bestie e raccolgono, guarda un po’, donazioni in denaro, necessarie per sostenere le loro battaglie di civiltà.
Chi in Ucraina ci vive racconta però un’altra realtà. Quella vera. “Due anni fa mi trovavo a Uzhgorod per lavoro, con un paio di clienti – spiega un imprenditore veneto che fa la spola fra Mosca e Kiev – Là siamo stati praticamente assaliti da una trentina di cani. E’ stata un’esperienze terribile, che non auguro a nessuno. Abbaiavano e volevano morderci. Ci siamo rifugiati in auto fino all’arrivo della polizia, che ha sparato in aria per disperderli. Anche a Kiev, un’altra volta, ho avuto lo stesso problema. Ma ora la cosa è migliorata. Di randagi se ne vedono sempre meno.” Colpa dei forni crematori?
Era già successo per le Olimpiadi in Grecia e in Cina. Come spiega bene la blogger Wilma Maria Criscuoli, mettere in moto campagne di sensibilizzazione consentirebbe alle associazioni animaliste di fare cassa attraverso il mercato delle adozioni. Prima si mostra “materiale raccapricciante”, composto da “immagini sempre decontestualizzate nel tempo e nello spazio”. Poi, “toccate le corde sentimentali dell’individuo, si crea un passaparola frenetico di indignazione che cresce esponenzialmente, finché non conta più nemmeno l’immagine o l’articolo e chi osa porre dei dubbi viene emarginato come persona insensibile o pazza.”
Anche secondo un sito tedesco, quella montata in Ucraina sarebbe appunto una bufala, con immagini vecchie di tre anni, che non hanno nulla a che fare con il paese dell’ex URSS. “Queste immagini sono state utilizzate da varie organizzazioni animaliste solo per fare propaganda contro l’Ucraina”, spiegano su www.doggennetz.de Tutto chiaro? Forse no, ma almeno sia concesso, a chi non ama il cane, di godersi senza sensi di colpa gli europei di calcio. Cani o non cani, saranno sicuramente entusiasmanti, specie per chi, come me, tiferà, nell’ordine, Irlanda, Croazia e Spagna.
www.lindipendenza.com
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