martedì 15 maggio 2012

Storie di Fede vissuta.....................

Il cielo si prende cura anche di noi che restiamo qui…

Lui ancora non lo sapeva, ed io e mia moglie non avevamo idea di come affrontare i mesi a venire dopo la sentenza dell’oncologo. “Suo padre ha un tumore ai polmoni di 6 cm, con metastasi ai linfonodi e al cervello, non è operabile né trattabile, è una mina innescata che può scoppiare nei prossimi sei minuti come nei prossimi mesi”, mi aveva comunicato un medico con lo stesso tono con cui comunico ai turisti che non c’è posto per una visita guidata nell’ora desiderata.
Che fare? Dopo averle tentate tutte, dopo cioè aver sollecitato il parere di ben cinque oncologi (e trovarne sotto le feste è stata un’impresa ai limiti dell’impossibile) tutti dello stesso parere, la nostra ricerca spasmodica è stata presto sostituita da un senso di impotenza devastante, deprimente.
Ma Dio aveva deciso di parlarci attraverso mio padre che, come mi ha insegnato a vivere, mi ha insegnato anche a morire. Dopo la Messa di Natale (questo non l’ho scritto per pudore, allora), mi ha confidato: “Sai? Se il Signore mi chiama, adesso mi sento pronto”, sottolineando quell’adesso proprio per farmi capire che la sua non era triste rassegnazione ma un processo che partiva da un non essere poi così pronto, approdando ad un sereno abbandono.
Abbandono. Quando sei impotente, ti puoi disperare, oppure, come un bambino nelle braccia di sua madre, cercare la posizione migliore e abbandonarsi. E così abbiamo intensificato la preghiera e l’abbandono confidente in Dio.
Non era facile; avevamo davanti tre strade: papà avrebbe potuto aggravarsi all’improvviso, oppure avrebbe potuto peggiorare nei giorni a venire o dopo qualche mese, la situazione andava gestita, ma la medicina non poteva fare più nulla.
Da qui, copio pari pari dal mio diario.
28 Dicembre 2011 – Papà è appena tornato dal Sant’Eugenio, visita oncologica, ha capito e chiede che gli si dica tutto. Sto aspettando che torni R. per andare da lui, spero che Dio mi metta in bocca le parole giuste. Mi sento morire, ma confido in Dio.
29 Dicembre 2011 – I medici sconsigliano di portarlo a casa nostra, una bambina di sei anni si potrebbe impressionare quando arriveranno le crisi epilettiche e quando peggiorerà, consigliano il ricovero in un ospedale dove fanno cure palliative. Signore come fare? Compi il miracolo o mettici davanti le persone giuste.
30 Dicembre 2011 – Una nostra amica che lavora in una clinica per cure palliative, ci procura un incontro con la psicologa dell’Hospice Fondazione Roma (http://www.fondazioneroma.it/it/attivita_proprie/hospice/sede.html) che consiglia, almeno fino a che è cosciente, di non portarlo da loro ma di attivare (sempre tramite loro) l’assistenza domiciliare, assumendo un badante. Un badante? E dove lo troviamo se dimettono papà il 4 o il 5 Gennaio? Signore, hai risolto subito un problema, ora ce n’è un altro, o ci trovi un badante o guarisci papà…
31 Dicembre 2011 – Incredibilmente abbiamo trovato C., un peruviano referenziato disponibile dal 6 Gennaio… Poi dicono che la Provvidenza non esiste… ma ho capito che, forse, papà non guarirà.
5 Gennaio 2012 – Stamattina hanno dimesso papà. Lo osservavo mentre si vestiva, avrà perso almeno dieci chili, era debole, frastornato ma lucido e sereno come sempre. Non so se lo è veramente o se vuole rassicurare me. In ogni caso, se è sereno è una grazia, se vuole rassicurare me vuol dire che sta facendo il papà fino in fondo. Una volta a casa, dopo aver accarezzato i gatti, ha acceso la radio e si è fatto una chiacchierata coi suoi amici radioamatori che, uno dopo l’altro, spuntavano come funghi per dargli il bentornato. Nel frattempo mettevo a posto, rassettavo, per preparare l’arrivo di C., papà si è inchinato per raccogliere una cosa e non riusciva a rialzarsi, ho dovuto prenderlo da dietro, sotto entrambe le ascelle, per tirarlo su e l’uomo forte che conoscevo era leggero come un giunco. Ora riposa. I tre piani che fino a venti giorni fa faceva senza alcuno sforzo, oggi sono stati una sfida tale da sfinirlo. Gli sto vicino ma mi sembra di non fare nulla. Sono sfinito ma nella misura in cui prego e mi abbandono a Dio, mi sembra di avere come una corda trasparente di fronte a me, mi ci attacco e vado avanti.
6 Gennaio 2012 – Questa notte è stata buona, papà ha dormito bene, riprendendo i suoi ritmi di sempre. Verso le quattro sono riuscito a prendere sonno e lui deve essersi svegliato intorno a quell’ora perché alle sei aveva già fatto il caffè ed era a chiacchierare coi suoi amici riadioamatori mattinieri. Oggi verrà il medico dell’ http://www.fondazioneroma.it/it/attivita_proprie/hospice/sede.html.
Sono le 17:15 papà dorme da più di due ore, non è da lui. L’oncologo che oggi lo ha visitato a casa ha fatto un’ottima impressione a papà. Io, nonostante il dolore e lo stress mi sento sempre più oggetto della Provvidenza Divina che si prende cura anche delle cose che sembrano meno importanti. Poco fa, per esempio, mi chiedevo come potessi far arrivare a zia (l’anziana sorella di papà) le cose che ha lasciato a casa sua durante il suo soggiorno, e mezz’ora dopo si è presentato mio cugino per prenderle.
7 Gennaio 2012 – Dopo aver pagato le bollette (le mie e quelle di papà), sono andato a vedere come andasse il secondo giorno con l’assistenza domiciliare e con C. questo era a stendere i panni dopo aver passato il folletto per tutta casa, e papà era contento di avere attorno gente che si prendesse cura di lui. “Io faccio quello che dite voi”, mi diceva come un bambino che si affida ai genitori, aggiungendo: “Lo sai? Io mi sento davvero amato!
Io, per un attimo, mi sono sentito sollevato, come il primo giorno in cui abbiamo fatto il colloquio con la Fondazione Roma. Mi sento sollevato e nelle mani di Dio. Se si affida papà, perché non lo posso fare io?
8 Gennaio 2012 – Stanotte è andata meglio per me (gli antistaminici fanno effetto ed ho avuto solo un attacco d’asma a causa dei gatti), ma papà ha tossito molto, e poi ha dormito fino alle sette, cosa inusuale per un mattiniero come lui. Fra un po’ arriverà R. col pranzo pronto e nel pomeriggio porterò MF a pattinare sul ghiaccio… Ha diritto di vedere il nonno finché può, ma anche della sua spensieratezza di bambina… Quanto potrà andare avanti questa situazione? Non riesco a smettere di chiedermelo… Ma perché voglio controllare quello che non posso?
10 Gennaio 2012 – Stavo accompagnando MF a scuola quando ho ricevuto la telefonata di C – Señor A. su padre se ha sentido male… – Ho riportato la bambina a casa e mi sono precipitato da papà che era in preda a una violenta quanto interminabile crisi epilettica. La Provvidenza ha voluto che ci si trovasse proprio l’infermiere A. che lo ha sedato evitando che se ne andasse soffrendo. Quando la crisi si è calmata, ha dormito per tre ore. Poi si è svegliato ma non era papà, era il 50/40% di mio padre. Ora parla per monosillabi, si alza solo se aiutato e mi sembra che non veda più bene. Sembra come se sia sprofondato in un sonno costante da quale emerge, per un attimo, solo per andare al bagno o se gli si chiede qualcosa. Continua a non avere dolori. Dio ha ascoltato le mie preghiere di non farlo soffrire. La psicologa dell’Hospice ha consigliato a mia moglie di far vedere a MF nonno che dorme, per abituarla all’idea, e R è andata a prenderla. Dio si sta occupando anche di mia figlia, affidandoci alla Dott.ssa IB che ci accompagna anche in questa sfida tanto difficile di non far uscire i bambini di casa quando vi entra la morte.
11 Gennaio 2012 – Stanotte mentre accompagnavo papà al bagno, si è commosso dicendomi – Ti sto dando tutto questo fastidio. Quando gli ho detto che per me lui non era un fastidio ma mio padre, mi ha abbracciato dicendomi – Fatti abbracciare! Ti voglio bene! - Rispetto le opinioni degli altri ma, i paladini della dolce morte, si sarebbero persi questo momento, senza prezzo per un padre morente e per un figlio nel dolore.
Alle quattro mi ha chiamato che aveva sete, così come alle sei e mezza. Parla ma fa tanta fatica e lo stato soporoso che ha da due giorni, diventa sempre più forte e costante. Anche quando cammina verso il bagno tiene gli occhi chiusi. L’ultima volta che si è alzato non ha riconosciuto C. Stiamo LETTERALMENTE nelle mani di Dio. Come dice San Paolo, quando sono debole, è allora che sono forte, ed io mi sento stranamente sereno, sebbene fisicamente distrutto. Quanti angeli intorno alla sofferenza di papà, C., gli oncologi che vengono a casa, gli infermieri, mio cugino, AM e G che si prendono cura di MF, mia suocera che a settantadue anni è ancora una bersagliera, mia moglie che organizza tutto come una macchina da guerra permettendomi così di accompagnare papà in questo cammino verso l’altra vita.
13 Gennaio 2012 – Ieri abbiamo portato papà all’Hospice (http://www.fondazioneroma.it/it/attivita_proprie/hospice/sede.html), non era più gestibile in casa. E così, ,entre lo lavavo coi pannetti umidi come facevo con mia figlia quando era in fasce, R e C andavano al patronato per sistemare le formalità per i soli sette giorni di lavoro che quest’angelo peruviano ha prestato da mio padre. Papà intanto non diceva che poche parole, si, e no. Alle 16:00 l’ambulanza con dentro me, papà e l’infermiere, era già in clinica. D’un tratto, è emerso dal suo stato soporoso dicendo – Digli che sto alla stanza 116B – credendo che lo stessimo portando di nuovo all’Aurelia Hospital. È stata l’ultima frase di senso compiuto che ha detto (dopo il ti voglio bene della notte scorsa). Già in ambulanza cominciavano a scendere le lacrime che per troppi giorni avevo tenuto dentro, ma è quando lo hanno portato in stanza che si è aperta la valvola della mia pentola a pressione e mi sono sfogato in un pianto liberatorio. Mi sentivo sollevato, sfinito ma soddisfatto di essere riuscito a tenerlo a casa sua finché fosse stato cosciente. Dio mi ha sostenuto passo passo. Ogni volta che la situazione precipitava, spuntava fuori dal nulla la soluzione, non solo dentro di me con la forza necessaria, ma anche fuori, con aiuti inaspettati, incontri fortuiti e gli angeli della http://www.fondazioneroma.it/it/attivita_proprie/hospice/sede.html.
Ieri sera ha smesso di parlare. Stamattina faceva solo cenni con la testa. La televisione era accesa e, quando gli ho chiesto se gli desse fastidio ha annuito. Poi gli ho detto se gli dava fastidio che pregassi ad alta voce ed ha fatto cenno di no. E’ stato l’ultimo. Cerca la mia mano, in continuazione. Se qualcun altro gliela stringe continua a cercare calmandosi solo quando sente la mia.
Secondo i consigli della dottoressa IB, R ha portato di nuovo MF a vedere nonno che dorme. Ho girato papà su un fianco cosicché lo potesse vedere da dietro e dopo aver fatto un disegno con nonna I. che è in cielo, una stella, un fiore e dei palloncini che volano via, è venuta a portarlo al nonno che dorme e non si risveglierà. È andata via serena ma quando è uscita mi sono sentito morire. Ora le lacrime sono finite ma non lo lascio solo un minuto fosse l’ultima cosa che faccio.
È appena passato il dottor GB, il giovane oncologo che veniva a casa. Dottore, sei venuto a vedere mio padre? – No, sono venuto a vedere te! Lasciati abbracciare -  e siamo scoppiati a piangere come due bambini. Questo, anche questo è l’Hospice Fondazione Roma. In questa situazione drammatica, non è un altro dono di Dio?
Ore 20,30 le infermiere lo hanno appena cambiato, gli hanno somministrato il fenobarbitale per prevenire altre crisi epilettiche, velocissime, in cinque minuti. Non russa più, la mano non è più calda e reattiva come prima. Ho l’impressione che si stia avvicinando l’incontro con lo Sposo.
14 Gennaio 2012 – alle 11 è venuto mio cugino P. che è staato un’oretta. Casinista, impacciato, a volte riesce a dire la cosa più sbagliata nel momento più sbagliato, ma quando serve è l’unico, tra i pochi parenti che ho, ad esserci sempre, l’unico con cui litigo come un fratello, l’unico che, ieri sera tardi mi abbracciava dicendomi – Ti voglio bene – rimproverandomi quando l’ho salutato dicendo – Ciao cugì… – Ciao fratè… – mi ha corretto. Non è un Cireneo per me in questo cammino di Croce?
Il respiro di papà si è fatto più corto, la mano non reagisce più, la fronte è fredda e sudata. Mi ha chiamato zio dicendomi di riposare ma io non mi sento stanco. Mi sento come in una cabina di una nave o in una navicella spaziale. Voglio e devo, accompagnare papà in questa partenza importante, la più importante. Non mi pesa perché lo faccio con amore e gratitudine, non è niente e non ripagherà mai l’amore che ho ricevuto da lui.
Ore 9:10 papà torna al Padre.
Oggi ci sono stati i funerali. La Chiesa era piena di tutte le persone che lo hanno amato, dei tanti amici fraterni che ho, loro sanno quanto gli voglio bene. Tuttavia ogni tanto mi prende un senso di solitudine; è vero, ho una famiglia meravigliosa, ma per la prima volta realizzo di non avere più genitori. Lo offro a Dio, saprà cosa farci. Non faccio in tempo a formulare questo pensiero che arriva don C, mia guida e amico insieme a W per pregare davanti al corpo di papà. “Lo sai che esattamente un anno fa tornava al cielo mia madre? E così, uniti nel dolore e nella speranza, pregavamo per i nostri genitori in cielo, questo cielo che mi parla con coincidenze che non possono essere ignorate. Appena salutati gli amici don C. e W. nella camera mortuaria entra l’addetto delle pompe funebri, una faccia conosciuta… Era il figlio della cugina di mia madre che non vedevo da vent’anni. Un’altra coincidenza in una metropoli come Roma o un ulteriore piccolo segno che mi dice che il Cielo si prende cura di me?
Ora in me ci sono due sentimenti, dolore (profondo, forte, forte) e serenità, non pensavo potessero coabitare, che strano condominio, ma alla fine, così sto…
Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini col loro affetto, soprattutto mia moglie R, don C mia guida e amico e l’Hospice Fondazione Roma, strumenti di Dio per accompagnare i morenti e i loro cari lungo il viaggio più importante che siamo chiamati a fare.

http://fermenticattolicivivi.wordpress.com/author/fermenticattolicivivi/

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