La bufala del grano Barilla ammuffito
Circola da qualche mese in rete e, nonostante alcuni elementi chiaramente falsi, trova ancora ospitalità in numerosi siti (vedi allegato).
Basta cliccare qui, qui e qui per rendersene conto.
Come sempre avviene per le bufale, il racconto per avere successo deve essere verosimile e fornire almeno due-tre particolari che colpiscono la fantasia del lettore. In questo caso la storia è davvero avvincente.
i comincia con il marchio Barilla diventato americano (non vero), si prosegue con assurde teorie sulle micotossine e sul grano ammuffito, dimenticando che il grano dopo la raccolta viene stoccato e conservato in silos proprio per evitare che ammuffisca. Tanto che nel sistema di allerta alimentare europeo che raccoglie oltre 3000 recall ogni anno, raramente si incontrano segnalazioni sul grano ammuffito.
Poi c'è l'immagine dei contadini del Sud-Italia affamati perché non possono più vendere il loro grano: molto suggestiva, ma poco attendibile, visto che Barilla importa il 30% di materia prima dall'estero (in genere si tratta di grano di ottima qualità ricco di glutine, perché in Italia non ne produciamo a sufficienza).
Sulle micotossine è meglio non approfondire, perché è proprio il grano italiano che spesso ha dei problemi. In ogni caso, ci sono limiti dell'Ue (ridotti da qualche anno) validi per tutti i paesi, Italia compresa. Per finire c'è l'appello a boicottare Barilla e gli altri marchi di proprietà dell'azienda. Nella lista troviamo anche Motta che notoriamente è di Nestlé.
Roberto La Pira
www.ilfattoalimentare.it
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