Di Valentina Beli
Liberi da cavi e con una risoluzione mai ottenuta prima d'ora.
Sono i nuovi impianti che potrebbero cambiare totalmente la vita dei
ciechi.
Si tratta di protesi oculari sotto forma di occhiali video che assolvono la funzione dei fotorecettori danneggiati, garantendo così la trasformazione della luce in impulsi bioelettrici che giungono al cervello tramite nervo ottico. Il tutto in modalità wireless, ovvero senza l'aiuto di alcun cavo elettrico: è questa la grande novità.
Si tratta di protesi oculari sotto forma di occhiali video che assolvono la funzione dei fotorecettori danneggiati, garantendo così la trasformazione della luce in impulsi bioelettrici che giungono al cervello tramite nervo ottico. Il tutto in modalità wireless, ovvero senza l'aiuto di alcun cavo elettrico: è questa la grande novità.
"A differenza dei precedenti impianti sottoretinici ed
epiretinici che richiedono un alimentatore esterno, i fotodiodi in
silicio ricevono alimentazione e dati attraverso un'illuminazione
pulsata nel vicino infrarosso, erogata attraverso gli occhiali video", commenta Angelika Lingnau del Center for Mind/Brain Science (CIMeC) dell'Università di Trento.
Già in precedenza infatti, diverse compagnie -come la Second Sight in Sylmar, California- hanno sviluppato delle protesi attualmente in prova presso alcune cliniche. Queste tecnologie usano una videocamera per rilevare informazioni visive che sono poi trasportate ad un impianto inserito nell'occhio. Attraverso dei cavi però. Il professor Loudin, insieme a Daniel Palanker e ad altri colleghi della Stanford University in California, stanno realizzando invece un impianto wireless fatto di piccoli pixel fotovoltaici simili a quelli che si trovano nei pannelli solari sui tetti delle case.
Come funziona Un computer portatile elabora le immagini video di una mini telecamera montata sugli occhiali, che a loro volta proiettano queste immagini sulla retina mediante impulsi a infrarossi (880-915 nm). Infine, i pixel nella matrice dei fotodiodi sottoretinici convertono la luce in correnti di stimolazione locali, che concretizzano la vista.
L'esperimento sui topi Per testare la protesi, il team ha installato degli impianti retinici autoalimentati da tecnologia fotovoltaica negli occhi di alcuni esemplari di ratti. I ricercatori hanno impiantato nella retina i chip fotovoltaici e successivamente li hanno stimolati con una luce a infrarossi la quale, tramite i pixel, è stata convertita in energia elettrica destinata a riattivare i neuroni all'interno della retina. I ricercatori sono riusciti a dimostrare che le cellule bipolari nella retina dei ratti, sia danneggiate che sane, rispondono alla stimolazione elettrica a infrarossi.
Per ora stanno testando con successo le protesi su topi vivi, ma il prossimo passo sarà quello di effettuare dei test clinici sui pazienti umani. Ulteriore obiettivo è la realizzazione di pixel ancora più piccoli, in modo da impiegarne un maggior numero nell'impianto incrementandone così la risoluzione.
ibtimes.com
Già in precedenza infatti, diverse compagnie -come la Second Sight in Sylmar, California- hanno sviluppato delle protesi attualmente in prova presso alcune cliniche. Queste tecnologie usano una videocamera per rilevare informazioni visive che sono poi trasportate ad un impianto inserito nell'occhio. Attraverso dei cavi però. Il professor Loudin, insieme a Daniel Palanker e ad altri colleghi della Stanford University in California, stanno realizzando invece un impianto wireless fatto di piccoli pixel fotovoltaici simili a quelli che si trovano nei pannelli solari sui tetti delle case.
Come funziona Un computer portatile elabora le immagini video di una mini telecamera montata sugli occhiali, che a loro volta proiettano queste immagini sulla retina mediante impulsi a infrarossi (880-915 nm). Infine, i pixel nella matrice dei fotodiodi sottoretinici convertono la luce in correnti di stimolazione locali, che concretizzano la vista.
L'esperimento sui topi Per testare la protesi, il team ha installato degli impianti retinici autoalimentati da tecnologia fotovoltaica negli occhi di alcuni esemplari di ratti. I ricercatori hanno impiantato nella retina i chip fotovoltaici e successivamente li hanno stimolati con una luce a infrarossi la quale, tramite i pixel, è stata convertita in energia elettrica destinata a riattivare i neuroni all'interno della retina. I ricercatori sono riusciti a dimostrare che le cellule bipolari nella retina dei ratti, sia danneggiate che sane, rispondono alla stimolazione elettrica a infrarossi.
Per ora stanno testando con successo le protesi su topi vivi, ma il prossimo passo sarà quello di effettuare dei test clinici sui pazienti umani. Ulteriore obiettivo è la realizzazione di pixel ancora più piccoli, in modo da impiegarne un maggior numero nell'impianto incrementandone così la risoluzione.
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