Cosa conviene a FACEBOOK
il profitto prima dell etica.
Credo che possiamo fare di meglio». Si chiama Frances Haugen, ha 37 anni ed è stata product manager di Facebook nel 2019. Si svela al mondo, la whistleblower di Facebook che ha divulgato decine di migliaia di pagine di ricerche e documenti interni della società di Mark Zuckerberg denunciando come il colosso del tech non abbia agito in maniera tempestiva per limitare la diffusione di contenuti di odio, violenza e disinformazione e come, anzi, i suoi dirigenti abbiano tentato di nascondere le prove in merito. Una tempesta che rischia, forse, di essere peggiore di quelle causata dalle rivelazioni su Cambridge Analytica.
In un’intervista a «60 Minutes» della Cbs, la ex dirigente Haugen — che ha lavorato anche per altri colossi della Silicon Valley come Google e Pinterest — ha dichiarato: «Ho visto ripetutamente conflitti di interesse fra quello che era buono per il pubblico e quello per che era buono per Facebook e Facebook ogni volta ha scelto quello che era meglio per lei» e per i suoi profitti.
Laureata ad Harvard, assunta da Facebook nel 2019 come ingegnere informatico addetta ai dati, ha rilevato come ci fosse «un piano di sicurezza» e di controlli sui messaggi d’odio e sulla disinformazione che apparivano sul social network, ma che «dopo le elezioni presidenziali del 2020 qualcosa è cambiato». Gli algoritmi sarebbero cambiati e il sistema sarebbe diventato «meno sicuro». Dal quel momento - sempre secondo la versione di Haugen - la piattaforma social avrebbe allentato la censura dei messaggi d’odio e i contenuti che disinformavano sul risultato elettorale, finendo per favorire la diffusione dei messaggi sui presunti brogli. E il motivo è prettamente economico «Facebook guadagna di più quando si consumano più contenuti. Le persone si divertono a interagire con cose che suscitano una reazione emotiva», ha spiegato. «E più a rabbia vengono esposti, più interagiscono e più consumano», ha spiegato.
Figlia di due docenti universitari, Haugen è nata in Iowa. Sul suo sito racconta di essere cresciuta frequentando i caucus con i suoi genitori, esperienza che le ha instillato «un forte senso di orgoglio per la democrazia e la responsabilità per la partecipazione civica». Secondo il suo profilo LinkedIn , Haugen si è laureata nel 2006 in ingegneria elettronica. Il primo lavoro dopo il college è presso Google come product manager associato, dove esercita nelle divisioni di Google Books e Google AdWords. In seguito ha lavorato come product manager presso Google dal 2008 al 2009, progettando la prima applicazione di lettura di libri per dispositivi mobili di Google e scoprendo e sviluppando un algoritmo di ricerca di libri e un database di 300 mila copertine. È stata poi product manager di Yelp dal 2015 al 2016, fondando il suo team di qualità delle foto. Prima di passare a Facebook nel 2019, Haugen ha lavorato presso Pinterest come product manager dal 2016 al 2018 e ha creato un’app di dating. Secondo Wired, Haugen ha fatto «parte della prima ondata di persone che si sono avvicinate a Google nel 1996». A mostrarle per la prima volta il motore di ricerca, quando è ancora un progetto di ricerca alla Stanford University, è sua madre, docente presso l’Università dell’Iowa. Haugen resta sbalordita da ciò che Larry Page e Sergey Brin stanno costruendo. «L’idea di poter effettivamente scrutare in una gigantesca montagna di dati è stata sorprendente», ha raccontato lei stessa. Da allora Haugen è ossessionato dalla tecnologia di ricerca.
Circa un mese fa, Haugen ha presentato almeno otto denunce alla Securities and Exchange Commission, sostenendo come Facebook stia nascondendo i risultati delle ricerche sulle sue carenze agli investitori e al pubblico. Ha anche condiviso i documenti con il Wall Street Journal, che ha pubblicato un’indagine in più parti da cui emerge come Facebook fosse a conoscenza dei problemi, compresi gli effetti negativi della disinformazione e il danno causato, in particolare alle ragazze, da Instagram.
Haugen testimonierà martedì davanti alla sottocommissione del Senato sulla protezione dei consumatori, la sicurezza dei prodotti e la sicurezza dei dati. «Ho visto un sacco di social network, ma Facebook è peggio di qualsiasi cosa abbia mai visto prima», ha detto Haugen. L’ingegnere informatico ha raccontato di aver deciso di intraprendere questa battaglia perché ha perso una persona cara a causa delle teorie cospirazioniste circolate sui social. Su Instagram, l’ingegnere sostiene come sia enorme l’impatto sulla vita delle adolescenti: «Una ricerca realizzata da Facebook - ha raccontato - dice che le giovani donne che seguono contenuti legati al disordine alimentare, più seguono questi temi e più entrano in depressione. E questo porta a usare Instagram di più». Ma anche a livello internazionale, i danni sarebbero stati enormi. «Facebook sta lacerando le nostre società e causando violenze etniche in tutto il mondo, incluso il Myanmar nel 2018 quando i militari hanno usato Facebook per lanciare un genocidio», ha spiegato la ex manager.
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