La sanità (e l’Italia) di cui andare orgogliosi.
Merek, ragazzo ugandese di 21 anni, soffriva di insufficienza renale terminale. In Uganda da bambino era costretto a farsi 450 chilometri per fare la dialisi. Una condizione terrificante che sul medio periodo, data la sua malattia, avrebbe significato morte certa.
Per questo 5 anni fa decise di rischiare e venire in Italia per cercare aiuto. Arrivando qui quasi al limite, data la malattia e la traversata.
In Italia Merek ha incontrato persone che hanno deciso di non voltarsi dall’altra parte. Francescani e medici del Policlinico di Bari. Il risultato è che oggi è guarito grazie ad un trapianto di reni risultato efficace. Per lui finisce un incubo durato anni e costatogli quasi la vita.
Ora vuole studiare medicina qui in Italia e tornare in Uganda per aiutare il suo Paese.
Lo farà grazie al nostro Paese. E questo ci deve rendere orgogliosissimi. Perché il miglior "made in Italy" che si abbia è questo. Il miglior modo di fare cooperazione internazionale è questo: aiutare, salvare, formare. E fare in modo che il nostro Paese possa davvero essere d'aiuto per chi ha bisogno. Questo significa essere un Paese civile.
A lui un grande in bocca al lupo per il futuro, che se lo merita proprio.
Leonardo Cecchi
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