La ragazza nella foto si chiamava Mahjubin Hakimi, afghana, 18 anni.
Pochi giorni fa i talebani l’hanno barbaramente uccisa, decapitandola. Dopodiché sono andati dai genitori a minacciarli di morte se avessero parlato.
La “colpa” di questa giovane donna? Non si rassegnava a smettere di giocare a pallavolo, di fare sport, di continuare ad allenarsi, come impongono i talebani alle donne.
Militava nella Nazionale Juniores di volley, sognava di diventare una giocatrice professionista, voleva andare in bicicletta, voleva vivere.
Mahjubin Hakimi è morta per fare quello che qui da noi consideriamo scontato.
È morta sfidando un potere maschile mostruoso.
È morta difendendo un suo diritto, certo, ma in qualche modo stava difendendo i diritti di milioni di donne perseguitate nell’Afghanistan dei talebani.
Che la storia di questa ragazza coraggiosa arrivi lontanissimo, come una pietra di inciampo della brutalità che gli uomini possono avere nei confronti delle donne, non solo in Afghanistan.
R.i.p. Mahjubin.
Lorenzo Tosa
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