Breve storia triste.
Un leone da tastiera posta su Facebook una raffica di insulti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al grido di “infame”, “complice del sistema corrotto”, “dovrebbe essere arrestato e preso a calci nel cu**”.
Pochi minuti dopo qualcuno gli fa sommessamente notare che l’offesa all’onore e al prestigio del Capo dello Stato (articolo 278 del Codice penale) è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
Risposta? Semplicemente patetica.
“Purtroppo mio figlio di 8 anni ogni tanto si impossessa del telefono di papà e anche lui ha il suo pensiero… Seppur sbagliato non credo sia perseguibile dalla legge”.
Il figlio. Di 8 anni.
È proprio vero. Partono leoni da tastiera, ma appena li becchi sul vivo si trasformano mestamente in coniglietti bagnati, e pure vigliacchi.
Fine della storia.
Lorenzo Tosa
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