E' morta la poetessa Maria Luisa Spaziani
Scomparsa a Roma all'età di 91 anni. Dalla tesi e poi saggi su Proust a "L'occhio del ciclone", ultima sua raccolta di poesie. È stata al centro di una rete di relazioni intellettuali che ha scavalcato anche i confini nazionali
di FRANCESCO ERBANIROMA - Quando giovedì sera si aprirà il Ninfeo di Villa Giulia è a Maria Luisa Spaziani, scomparsa ieri a 91 anni nella sua casa romana, che andrà il pensiero dei molti che assisteranno alla finale del premio Strega. Era una delle occasioni nelle quali la poetessa marcava il suo ruolo sulla scena letteraria di Roma, ma non solo. Una presenza che segnava un filo di continuità con Maria Bellonci e poi con Anna Maria Rimoaldi, le due madrine storiche dello Strega. Tutt’altra, rispetto a qualunque notazione di mondanità culturale, la presenza di Maria Luisa Spaziani nella letteratura italiana degli ultimi decenni, per i versi che ha scritto (raccolti, da ultimo, in un Meridiano Mondadori curato due anni fa da Paolo Lagazzi), per gli scrittori e gli intellettuali che ha frequentato, in primo luogo Eugenio Montale ed Elémire Zolla, che fu anche suo marito.
Maria Luisa Spaziani nasce a Torino nel 1922. Suo padre è un industriale dolciario. La famiglia è benestante. A diciannove anni, studentessa universitaria, ancora non laureata in Lingue, dirige una piccola rivista – Il Girasole – che le consente di entrare in contatto con Umberto Saba, Sandro Penna, Leonardo Sinisgalli, dei quali pubblica alcune poesie. Discute la tesi di letteratura francese con Ferdinando Neri, argomento Marcel Proust. Nerl 1949 conosce Eugenio Montale, che a Torino tiene una conferenza al Carignano. Iniziano un sodalizio intellettuale e una strettissima amicizia. In quegli stessi anni, Maria Luisa Spaziani era legata sentimentalmente a Zolla. Ma il rapporto con Montale diviene passione stringente. «C'era una forte suggestione da parte mia. Quanto a lui, credo, fosse ben più coinvolto. E comunque la nostra fu una forma di unione che non saprei definire», ha detto un anno fa in un’intervista ad Antonio Gnoli su Repubblica. Aggiungendo: «Tutti e tre sapevamo. E il saperlo non creò complicazioni. Almeno fino al momento in cui decisi di trasferirmi a Roma per raggiungere Zolla. Eugenio si disperò. Cominciò a dire che gli avevo rovinato la vita. Ma lui era legatissimo alla "Mosca", il soprannome che aveva dato a Drusilla Tanzi».
Nel frattempo prende corpo la sua vocazione poetica ed escono le raccolte dei suoi versi. Si comincia con Primavera a Parigi (All'insegna del pesce d'oro, 1954), seguito a ruota da Le acque del sabato, (Mondadori, 1954) e quindi da Luna lombarda (Neri Pozza, 1959), Il gong (Mondadori, 1962), Utilità della memoria (Mondadori, 1966), L'occhio del ciclone (Mondadori, 1970).
Contemporaneamente prosegue un’attività di insegnamento, anche universitario (prima letteratura tedesca, poi francese). Escono suoi saggi su Proust, sul teatro francese del Seicento, e poi del Settecento, fino al Novecento. Entra nelle giurie di molti premi e nel 1978 fonda il Centro internazionale Eugenio Montale.
Maria Luisa Spaziani è stata al centro di una rete di relazioni intellettuali che ha scavalcato anche i confini nazionali e che è andata da Ezra Pound a Ingeborg Bachmann, da Jorge Luis Borges a Pablo Picasso. Una forte avversione ha nutrito per la neoavanguardia. «Per me il Gruppo 63 è come se non fosse mai esistito”, ha detto ancora ad Antonio Gnoli. “Ricordo scontri cruenti con Sanguineti: un pagliaccio, intellettualmente intendo, coltissimo ma senza consistenza poetica. Ho detestato il suo modo di interpretare la cultura. Dannazione! La sua illeggibilità ha portato via lettori alla poesia. Non ce ne è uno del Gruppo che salverei, forse solo l' Antonio Porta degli inizi. Quell'esperienza, così sopravvalutata, è stata una bolla di sapone. Con la scusa del neocapitalismo e dello svecchiamento culturale hanno intasato le case editrici”.
http://www.repubblica.it/cultura/2014/06/30/news/e_morta_la_poetessa_maria_luisa_spaziani-90398187/?ref=HREC1-14
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