Twitter censura i tweet blasfemi
Il servizio di microblogging ottempera alle richieste del Pakistan. Spariscono così i cinguettii ritenuti blasfemi, tra le proteste degli attivisti

Recentemente, Twitter era già stato sotto i riflettori per quanto avvenuto in Turchia, dove si è consumato un aspro contenzioso col Governo Erdogan che ha tentato di limitare la diffusione online di materiale scomodo per l'esecutivo. In Turchia la questione ha subito un'escalation molto rapida, giunta fino alla minaccia di verifiche fiscali e il blocco di interi portali (tra cui lo stesso Twitter oltre a YouTube), e si è conclusa con un risultato solo in parte soddisfacente: i tribunali hanno dato ragione a Twitter, ma la posizione del Governo locale resta intransigente.
In Pakistan la faccenda è andata diversamente: la richiesta della PTA non è avallata da alcuna decisione di un tribunale, e anzi la posizione dell'autorità e il suo mandato come ente regolatore sono ampiamente discussi in seno alle organizzazioni che si occupano di diritti civili. Tra queste, Electronic Frontier Foundation è stata molto critica sulla condotta di Twitter: dopo aver appoggiato il varo della "censura selettiva" nel 2012, ora EFF mette in dubbiol'intera impalcatura della politica del tecnofringuello sulla libertà d'espressione. La posizione di Twitter si sarebbe troppo ammorbidita, si sarebbe fatto troppo accondiscendente coi governi: il materiale oggetto delle richieste del Pakistan è parecchio ambiguo, e il confine tra libera espressione e censura di stato rischia di essere valicato. Così facendo, gli attivisti hanno perduto il proprio campione contro il tecnocontrollo, e la sfida si farà più complicata, dice EFF. (L.A.)
di Luca Annunziata
In Pakistan la faccenda è andata diversamente: la richiesta della PTA non è avallata da alcuna decisione di un tribunale, e anzi la posizione dell'autorità e il suo mandato come ente regolatore sono ampiamente discussi in seno alle organizzazioni che si occupano di diritti civili. Tra queste, Electronic Frontier Foundation è stata molto critica sulla condotta di Twitter: dopo aver appoggiato il varo della "censura selettiva" nel 2012, ora EFF mette in dubbiol'intera impalcatura della politica del tecnofringuello sulla libertà d'espressione. La posizione di Twitter si sarebbe troppo ammorbidita, si sarebbe fatto troppo accondiscendente coi governi: il materiale oggetto delle richieste del Pakistan è parecchio ambiguo, e il confine tra libera espressione e censura di stato rischia di essere valicato. Così facendo, gli attivisti hanno perduto il proprio campione contro il tecnocontrollo, e la sfida si farà più complicata, dice EFF. (L.A.)

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