venerdì 24 maggio 2024

FILEMONE e BAUCI

 


Del mito di Filemone e Bauci ci narra il poeta Ovidio nell’ottavo libro delle sue Metamorfosi ed in seguito questa verrà narrata come una favola in cui saranno sottolineati  i valori dell’ospitalità, che alla fine vengono sempre premiati.

Un giorno Zeus ed Hermes, mentre si trovavano a passeggiare attraverso la Frigia, celandosi dietro fattezze umane, ebbero un serio diverbio. Discutevano, animatamente, sulla cattiveria umana e mentre Zeus sosteneva che ogni uomo era crudele e spietato, Hermes tentava di convincerlo che non bisognava fare di tutta l’erba un fascio e fu allora che propose una sfida: Entrambi avrebbero dovuto mostrarsi sotto sembianze umane, come viaggiatori in cerca di ospitalità, e bussare a tutte le porte delle case che avrebbero trovato lungo il cammino. Sperava, in tal modo, di poter mostrare la bontà annidata nel cuore degli uomini. Zeus, sebbene restìo, accettò e la sfida ebbe inizio.

Bussarono a molte porte per chiedere ospitalità, ma ovunque ricevettero lo stesso trattamento ostile e maleducato, anzi, il più delle volte veniva addirittura chiusa loro la porta in faccia ed in malo modo. Persino quando bussarono alle porte del tempio di Rea, vennero cacciati via bruscamente,  così, quando un sempre più adirato Zeus era ormai convinto di aver vinto  la sfida, ed un Hermes deluso ma non ancora arreso all’inevitabile sconfitta, si ritrovarono a bussare alla porta di quell’ultima, piccola, modesta capanna costruita con canne e fango, tutto si sarebbero aspettati meno che di veder comparire, sull’uscio, una coppia di vecchietti che li invitarono ad accomodarsi nella loro umile dimora, con maniere gentili e volti sorridenti.

Non fu difficile, agli dei, constatare le condizioni di miseria in cui versava quella coppia di anziani, benché fosse evidente quanto il legame che li univa, bastava ad entrambi per sopportare privazioni e miseria a cui la vita li sottoponeva,  ma nonostante avessero ben poco da offrire, i due prepararono per gli ospiti un pranzo campestre a base di olive, corniole, radicchio e latte cagliato e prima di invitarli a servirsi, vollero lavar loro i piedi come era uso fare con ogni viandante chiedesse ospitalità.

I due vecchietti iniziarono a rendersi conto di non avere a che fare con semplici viaggiatori, quando, benché continuassero a versare il vino, questi non finiva mai e così, sospettando di trovarsi al cospetto di divinità, si offrirono di sacrificare l’unica bestia che possedevano, ovvero un’oca che, pur di sfuggire al suo triste destino, scappò per andarsi a nascondersi e rintanarsi tra le gambe degli dei.

A fine pasto Zeus ed Hermes palesarono la loro vera identità alla coppia e condussero i due su di un’alta montagna, lì nelle vicinanze, ove ordinarono loro di voltare il viso e non guardare ciò che il sommo re di tutti gli dei avrebbe fatto per placare la propria ira e punire i frigi.

Quando fu permesso ai due di voltarsi, ciò che videro li sconvolse: ogni casa dell’intero borgo era stata sommersa e distrutta, tutte tranne la loro piccola umile capanna, che era stata invece trasformata in un tempio maestoso e alla domanda di Zeus, su quale desiderio volessero veder realizzato, Filemone e la sua Bauci chiesero di poter diventare i sacerdoti di quel nuovo tempio di Zeus e chiesero inoltre che venisse loro concesso di morire insieme poiché nessuno dei due voleva patire la sofferenza che avrebbe di sicuro comportato il dover assistere alla dipartita del coniuge ed alla sua relativa assenza. Zeus esaudì, commosso, quel desiderio e quando la morte fu vicina ai due, egli li tramutò in una quercia ed un tiglio, uniti per il tronco e quest’albero meraviglioso,  che si innalzava di fronte al tempio, fu venerato per secoli.

“Poi videro mutar il loro busto,

Filemone disse a Bauci: “Mi ami?”

Mentre i loro piedi divenner radici

E lei: “Si!”, il lor corpo fu fusto,

le braccia poi diventarono rami

e infine alberi, per sempre felici”.

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Mitologia greca 

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