“A tre settimane da oggi, io mieterò il mio raccolto…”: Chi non conosce questo storico inizio della adlocutio pronunciata dal personaggio di Massimo Decimo Meridio ne "Il Gladiatore?"
Ma il personaggio del gladiatore è puramente inventato? Sembra che un personaggio dell'antica Roma abbia molte similitudini con il nostro ormai immortale Russell Crowe.
Nel cuore dell'antica Siria, nella splendida città di Antiochia, nacque infatti nel 125 d.C. un bambino destinato a scrivere il proprio nome negli annali dell'Impero Romano. Tiberio Claudio Pompeiano era il figlio di Tiberio Claudio Quinziano, un cavaliere romano, ma fu destinato a superare gli onori della sua famiglia e a scrivere un capitolo importante nella storia di Roma.
Il giovane Pompeiano, con una ferma determinazione e una feroce ambizione, si distinse come il primo della sua famiglia a varcare la soglia del senato romano. La sua ascesa fu vertiginosa, culminando nel consolato suffetto nel 162, un preludio al suo incarico come governatore della Pannonia Inferiore intorno al 167.
Ma fu durante i giorni tumultuosi della guerra partica di Lucio Vero e Avidio Cassio (161-166) che il suo valore e il suo coraggio si rivelarono agli occhi dell'Impero.
Fu in quel periodo che Pompeiano guadagnò la fiducia e la stima di Marco Aurelio, l'Imperatore filosofo. Mentre presiedeva la Pannonia Inferiore, difese il maestoso limes danubiano dall'implacabile invasione di 6.000 longobardi, dimostrando una devozione indomabile all'Impero e alla sua frontiera.
E quando sull'Impero si stagliò l'oscurità della minaccia marcomanna, Pompeiano si dedicò anima e corpo per difendere Roma. La peste antonina aveva già messo a dura prova l'Impero, ma il suo spirito indomito lo spinse a combattere al fianco di Lucio Vero e Marco Aurelio. Nel 169, Marco Aurelio gli offrì in matrimonio sua figlia Lucilla, dopo la morte di Lucio Vero. In tal modo, Pompeiano divenne figlio adottivo dell'Imperatore, segnando la continuità della tradizione dell'adozione nella dinastia antonina.
L'Imperatore propose a Pompeiano il titolo di Cesare, un onore che preludeva alla possibile successione imperiale, ma il siriano, con modestia, rifiutò. Eppure, i suoi successi nelle guerre marcomanniche lo portarono a ottenere un secondo consolato, questa volta ordinario, nel 173. Ma la storia aveva ancora molte sorprese in serbo.
Alla morte di Marco Aurelio nel 180, la guerra volgeva al termine, ma Commodo, il figlio e successore dell'Imperatore, prese una decisione controversa. Stipulò la pace con i barbari e decise di ritirarsi a Roma, una mossa che Pompeiano vedeva con sgomento.
Nel 182, la figlia di Marco Aurelio, Lucilla, tentò di assassinare il fratello, ma il piano fallì. Pompeiano, sebbene estraneo alla congiura, fu costretto a vivere l'orrore dell'evento mentre Lucilla pagava con la vita.
E così, il valoroso senatore siriano scelse di ritirarsi dalla vita pubblica, portando con sé la sua storia, una storia di sacrificio, lealtà e servizio all'Impero che avrebbe continuato a bruciare nelle pagine della storia romana.
Scripta Manent
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