La storia di Aci e Galatea, raccontata da Ovidio nel XIII libro delle Metamorfosi, fece si che proprio queste cittadine prendessero il nome da un piccolo fiume chiamato dagli antichi greci “Akis”.
Galatea era una bellissima ninfa, dalla pelle color del latte, figlia di Nereo e Doride di cui si era perdutamente innamorato Polifemo, il ciclope raccontato da Omero nell’Odissea. Un giorno un pastorello di nome Aci, figlio di Fauno, mentre si trovava a pascolare le sue greggi vicino al mare scorse la bella ninfa e se ne innamorò. Polifemo, vedendosi rifiutare nonostante le numerose avances e i numerosi versi d’amore che dedicava alla sua amata, una notte, pazzo di gelosia per averli sorpresi insieme abbracciati dentro una grotta a ridosso del mare, decise di vendicarsi uccidendo Aci. Il terribile ciclope prese un enorme masso appuntito dal monte Etna e lo scagliò sul rivale, uccidendolo. La ninfa che nella fuga si era gettata in mare, appena vide il corpo di Aci martoriato, chiese a Zeus e agli dei di trasformare il sangue dell’amato in un fiume in cui ella avrebbe potuto immergersi per ricongiungersi al suo grande amore. Secondo il mito fu così che ebbe origine l’antico fiume Aci, un breve corso d’acqua oggi non più localizzabile per via delle varie e continue eruzioni dell’Etna che ne hanno cancellato il corso. La leggenda popolare, inoltre, narra che il corpo del giovane pastorello sia stato smembrato in nove parti cadute poi dove sono nate le 9 cittadine che nel loro nome portano la parola Aci.
Una storia d’amore tragica, come ormai il mito ci ha abituati, ma ci piace pensare che l’amore tra Galatea e Aci continui ancora oggi tra le acque del mar Ionio e quelle del fiume Akis, nascosti e lontani per sempre dall’invidia del ciclope Polifemo.
Mitologia greca
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