giovedì 21 aprile 2022

Mariupol, Vanda muore negli stessi sotterranei che la salvarono 80 anni fa dai nazisti

 


La storia della sopravvissuta alla Shoah, Vanda Semyonovna Obiedkova, raccontata dalla figlia: "Nelle ultime due settimane mia madre non riusciva neanche a muoversi e chiedeva il perché di queste bombe"

I sotterranei di Mariupol l'avevano salvata, ma in quei sotterranei è morta 80 anni dopo. Vanda Semyonovna Obiedkova ad appena 10 anni era scampata ai nazisti nascondendosi in una cantina di Mariupol e in una cantina della città simbolo della resistenza ucraina è morta il 4 aprile a 91 anni, dopo settimane di vita senza luce e acqua per nascondersi dagli invasori russi.

A raccontare la storia di Vanda, superstite dell'Olocausto che fece nella sola zona di Mariupol tra i 9mila e i 16mila morti, la figlia Larissa su Chabad.org. «Nelle ultime due settimane mia madre non riusciva neanche a muoversi, dopo tutto l'orrore che aveva vissuto durante la persecuzione nazista non meritava di morire così, l'ho vista spegnersi senza potere fare nulla», dice Larissa che è riuscita a fuggire da Mariupol solo all'inizio di questa settimana attraverso uno di quei corridoi umanitari rischiosi e spesso violati e grazie all'aiuto della locale comunità ebraica guidata dal rabbino Mendel Cohen che sta supportando anche chi ancora è rimasto nella città assediata.

Se non è riuscita a dare alla madre una morte degna Larissa ha cercato di regalarle almeno un addio dignitoso e col marito, rischiando per gli interminabili bombardamenti, l'ha sepolta in un parco pubblico non lontano dal mare d'Azov. La vita di Vanda racconta le cicatrici di Mariupol: nata nel 1930 aveva solo 10 anni quando nell'ottobre del 1941 i nazisti occuparono la città e iniziarono a rastrellare e deportare gli ebrei. Quando le SS arrivarono a casa sua uccisero la madre Mindel ma lei riuscì a sfuggire all'orrore nascondendosi nella cantina di casa: «Non fece un fiato per la paura e quel silenzio la salvò», spiega Larissa.

«Quando sono iniziati i bombardamenti massicci ci siamo trasferiti in cantina ma non c'era riscaldamento, si gelava. Abbiamo vissuto settimane e settimane come animali. Non avevano acqua e andare a prenderla era rischiosissimo perché due cecchini si erano piazzati vicino alla fonte più facilmente raggiungibile. Eravamo bersagliati dalle bombe e la casa tremava. Mia madre mi diceva che non ricordava nulla di simile dalla seconda guerra mondiale», continua ancora Larissa che ora, al sicuro, dice che non tornerà più a Mariupol.

 

«Non c'è più una città, non ci sono case, non c'è nulla. È tutto perso, perché ritornare?», dice la donna restituendo l'ultimo frammento di vita della madre: «Gli ultimi giorni tremava di freddo, era riversa nel suo letto e ripeteva 'Perché sta succedendo tutto questo? Perché?». Larissa non ha potuto risponderle e l'ha sepolta davanti al mare di Mariupol, la città che Vanda non aveva mai voluto lasciare. Ma lei non tornerà più a Mariupol perché ormai «è un immenso cimitero», una città di morti. I vivi fuggono o restano nelle viscere ad aspettare il sacrificio.

 

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