venerdì 16 luglio 2021

Afghanistan: eliminato il capo dell’intelligence dei talebani

 

Il 12 luglio, il Ministero degli Esteri afghano ha annunciato che le forze armate hanno ucciso il capo dell’intelligence dei talebani, Kari Shagasi. Intanto, i capoluoghi di provincia di Ghazni e Kandahar rischiano di cadere in mano ai militanti. 

L’uomo è deceduto a seguito di un’operazione condotta dalle forze afgane nel villaggio di Muhammad Aghahi, nella provincia di Logar. Due dei suoi seguaci sono stati arrestati durante l’imboscata, ma non sono stati forniti ulteriori dettagli. Il capo dell’intelligence talebano si trovava in una zona appena a Sud della capitale, Kabul, che è stata interessata da intensi combattimenti negli ultimi mesi. 

Poco distante da Logar, nella vicina provincia di Ghazni, i talebani hanno intensificato gli attacchi, dal 2 al 12 luglio, prendendo di mira il capoluogo e sollevando ulteriori preoccupazioni sulla tenuta del governo centrale afghano, in caso di ulteriori conquiste. Anche il capoluogo di provincia di Kandahar, l’omonima città, è sotto assedio da parte dei militanti islamisti afghani. Inoltre, il 12 luglio, diverse fonti hanno affermato che il distretto di Kahmard, nella provincia di Bamiyan e il distretto di Garmsir, a Helmand, sono stati conquistati dai talebani nelle precedenti 24 ore. Nello stesso lasso di tempo, il ministero della Difesa ha affermato di aver eliminato 271 combattenti talebani. I miliziani hanno negato tali dati. 

Informazioni provenienti da fonti locali indicano che sono in corso scontri tra le forze governative ei talebani nei distretti 2, 3 e 5 della città di Ghazni, un capoluogo di provincia che dista solo 150 chilometri da Kabul. “Gli scontri hanno raggiunto Ghazni e abbiamo perso quasi il 50 per cento della città”, ha affermato il capo del Consiglio Provinciale di Ghazni, Nasir Ahmad Faqiri. Tuttavia, il governo ha promesso che gli attacchi dei talebani saranno respinti. Intanto, nella città di Kandahar, sono in corso scontri nei distretti 5, 6, 7, 13 e 15. “Il Mirwais Hospital di Kandahar è pieno di martiri e feriti”, ha raccontato un residente. Un parlamentare di Kandahar ha accusato il governo di non prestare attenzione alla situazione nella provincia. “La caduta di Kandahar significa la caduta di tutto l’Afghanistan”, ha denunciato Khalil Ahmad Mujahid, deputato della provincia.

Intanto, il mese di giugno è risultato essere il più letale mai registrato dall’Afghanistan negli ultimi due decenni. Le autorità di Kabul hanno riferito che le forze di sicurezza e difesa nazionali afgane (ANDSF) hanno eliminato oltre 6.000 combattenti talebani in circa un mese, riconoscendo che anche il gruppo ha inflitto gravi perdite alle forze governative. I dati raccolti dal quotidiano afghano Tolo News mostrano che 638 militari e civili sono stati uccisi negli attacchi dei talebani durante questo periodo e altri 1.060 sono rimasti feriti. Inoltre, ben 120 distretti sono stati “evacuati” a seguito delle offensive dei militanti islamisti.

Una recente conquista che ha suscitato allarme è stata nella provincia di Kapisa, dove i talebani hanno preso il controllo del del distretto di Tagab. L’area in questione fa parte di una cintura di territorio che i militanti stanno conquistando intorno alla capitale, facendo crescere il timore che questi stiano preparando il terreno per un assalto contro Kabul, una volta che le forze armate straniere si saranno ritirate e non saranno quindi più in grado di sostenere, con i loro attacchi aerei, le forze armate governative. Inoltre, i militanti islamisti afghani hanno anche preso il controllo di avamposti strategici al confine tra Iran, ad Ovest, e con il Tagikistan, ad Est. 

La violenta marcia dei talebani verso il Nord dell’Afghanistan ha obbligato numerosi civili ad abbandonare il Paese e militari filo-governativi a fuggire in Tagikistan e Uzbekistan. Le tensioni nel Paese Centro-Asiatico hanno altresì portato Russia e Turchia a chiudere temporaneamente i propri consolati a Mazar-e-Sharif, la capitale della provincia settentrionale di Balkh. Analoghe misure sono state adottate dall’Iran, dal Tagikistan, dall’Uzbekistan e dal Pakistan, il 5 luglio. Il 9 luglio, il Ministero degli Esteri della Federazione Russa ha dichiarato che i talebani avevano conquistato più di due terzi del confine tra Afghanistan e Tagikistan. 

Dopo due decenni di guerra, uno “storico” accordo di pace tra gli Stati Uniti e i talebani, firmato il 29 febbraio 2020 a Doha, in Qatar, dalla precedente amministrazione statunitense, guidata da Donald Trump, aveva rappresentato un punto di svolta significativo per l’Afghanistan. Tuttavia, l’intesa non ha mai messo fine alle violenze, e, considerata la perdurante instabilità e l’aumento degli scontri, il 29 gennaio scorso, il nuovo presidente degli USA, Joe Biden, aveva annunciato di voler riesaminare l’accordo con i talebani, mettendo in dubbio il ritiro completo delle forze armate.

Tuttavia, il 14 aprile, Washington aveva confermato che tutte le truppe statunitensi avrebbero abbandonato l’Afghanistan entro settembre, tre mesi più tardi rispetto alla scadenza concordata dall’amministrazione Trump, fissata per il primo maggio. Ciò ha portato i talebani ad affermare che non avrebbero partecipato ad iniziative diplomatiche fino a quando i soldati stranieri si sarebbero trovati nel proprio Paese. Nel frattempo, le offensive su tutto il territorio afghano hanno cominciato ad intensificarsi. 


Maria Grazia Rutigliano 

https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/07/13/afghanistan-eliminato-capo-dellintelligence-dei-talebani/

Contrada71

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