martedì 9 settembre 2014

1. AL GRIDO DI “I’M SHMACKED”, SONO SFATTO, GLI STUDENTI AMERICANI SCELGONO IL COLLEGE: PIÙ LE FESTE SONO DROGATE, PROMISCUE E ALCOLIZZATE, PIÙ SALGONO LE ISCRIZIONI - 2. DUE RAGAZZI DI 21 ANNI HANNO FIUTATO L’AFFARE E GIRANO IL PAESE RIPRENDENDO I FESTINI. LA LORO SOCIETÀ ORA VALE 5 MILIONI DI DOLLARI, E INONDA I SOCIAL NETWORK DI VIDEO - 3. LA PRESENZA DELLE TELECAMERE INCORAGGIA I RAGAZZI A ESSERE ANCORA PIÙ ESTREMI, E MOLTE UNIVERSITA' HANNO INIZIATO A PROIBIRE LE FESTE: TROPPA PUBBLICITÀ NEGATIVA - 4. “I’M SHMACKED” È ACCUSATA DI PROMUOVERE UNA "CULTURA DELLO STUPRO”, MOSTRANDO RAGAZZE CHE FANNO A GARA DI MIGNOTTAGINE. MA I DUE FONDATORI NON SI PREOCCUPANO: "NON INCORAGGIAMO NULLA, RIPRENDIAMO E BASTA. SONO I RAGAZZI A SCEGLIERE" - 5. IN U.S.A. UNA STUDENTESSA SU CINQUE SUBISCE MOLESTIE SESSUALI AL COLLEGE, E VARI ISTITUTI SONO ACCUSATI DI NASCONDERE I CASI PER NON DANNEGGIARE LA LORO REPUTAZIONE -

IL CANALE “I’M SHMACKED” CON TUTTI I VIDEO PIÙ FOLLI DEL “MOVIMENTO” SFATTONE AMERICANO



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1. “I’M SHMACKED”, SONO SFATTO, IL NUOVO FENOMENO DEI COLLEGE AMERICANI

Sta forse diventando il fenomeno più popolare tra i licei e i college americani. I fondatori Arya Toufanian e Jeffrie Ray (21 anni) hanno avuto un’intuizione geniale: girare i campus universitari negli Stati Uniti, organizzare feste rumorose e riprendere tutte le buffonate più estreme degli studenti. In poco tempo i loro video hanno collezionato più di 25 milioni di visualizzazioni su YouTube, la pagina di Facebook ha più di 100.000 “mi piace” e più di 160.000 follower su Twitter. La società è stata valutata 5 milioni di dollari.

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D’altra parte il marchio si sta costruendo anche una cattiva reputazione. Alcuni studenti sono preoccupati che questi video possano danneggiare la reputazione delle loro scuole e, di conseguenza, la loro futura carriera. Secondo i funzionari dei college la presenza di telecamere alle feste incoraggia comportamenti fuori controllo da parte degli studenti che vogliono apparire nei clip.
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Un'altra preoccupazione è che i video promuovono una "cultura dello stupro". Meno di due mesi fa, l'azienda ha pubblicato un video sulla pagina di YouTube dal titolo "Signs She Wants The D" (“D” sta per dick, ovvero cazzo),  in cui un inviato chiede ai ragazzi di Miami come capiscono se una ragazza vuole fare sesso. Un ragazzo risponde: "Dipende da quello che indossa. Se ha dei leggings, sicuramente lo vuole. Se ha una minigonna, sicuramente lo vuole."
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Toufanian prende le distanze da queste osservazioni fatte nei video. “Sono gli studenti a scegliere cosa dire e fare, noi filmiamo", ha detto a Business Insider. "Non sosteniamo nè incoraggiamo nulla, semplicemente riprendiamo".

Intanto i video stanno alimentando la concorrenza tra le scuole. Molti studenti vedono il timbro Shmacked come un segno distintivo. Uno studente dalla Scozia dice che questi party gli fecero venire voglia di andare a studiare negli Stati Uniti. “La scelta del mio college si basa esclusivamente su ImShmacked video”.
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Questi tweet mostrano l'influenza di Shmacked sugli studenti che stanno per scegliere il college:

- Drew Shmurda (DrewDetamore) 7 Agosto 2014
I College dovrebbero assumere @ImShmacked per reclutare nuovi studenti.

- Meeek (meeek_c) 6 ago 2014
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La mia sorellina sta decidendo la sua università sulla base di @ ImShmacked.

Com'era prevedibile, tutta questa influenza ha fatto arrabbiare il personale amministrativo delle università. “Si evidenziano aspetti del college che non hanno bisogno di essere messi in evidenza," Bronson Hilliard, dall'Università del Colorado, a Boulder. E alcuni studenti concordano che i video non dipingono un quadro del tutto esatto della cultura di una scuola.

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Uno studente anonimo, ha detto al “Business Insider” che I’m Shmacked riesce "a far sembrare una festa migliore di quanto non sia". Alcuni studenti si sono lamentati su Twitter che i video hanno attirato troppa attenzione negativa sulla scuola, portando le amministrazioni a reprimere le feste, nel tentativo di evitare ulteriori danni.

I’m Shmacked è iniziata come una “video start up”. Toufanian ha incontrato Ray a New York nel 2011. Ray stava filmando i party dei licei vicino Philadelphia, e i due ebbero l'idea di riprendere la vita dei college di tutto il paese. "Lui stava girando nelle scuole superiori e ho pensato tra me e me, ‘Perché non fare la stessa cosa nelle università? Ci siamo trovati nel posto giusto al momento giusto."

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I primi video arrivarono a decine di migliaia di visualizzazioni. Una volta arrivati al successo, un'agenzia pubblicitaria di New York ha investito $ 300.000 su I’m Shmacked. Ma Toufanian e Ray vogliono continuare a crescere e investire nella loro società.


2. TROPPI ASSALTI SESSUALI NEI COLLEGE IMBARAZZI E PROPOSTE DEGLI STUDENTI
Viviana Mazza per il "Corriere della Sera"


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In America una studentessa su cinque subisce attacchi sessuali al college, secondo uno studio del dipartimento di Giustizia: è un problema che diverse università sono state accusate di aver tenuto nascosto, ma quest’anno — messe sotto pressione dalle famiglie e dall’amministrazione Obama — stanno cercando di affrontarlo.

Ma qual è la strategia migliore? App per lanciare l’allarme via smartphone (strada tentata alla Loyola di Chicago)? Punizioni più severe, inclusa l’espulsione (Dartmouth)? L’obbligo di esprimere un «consenso affermativo» prima di ogni rapporto sessuale (California)? Un aspetto importante, in realtà, è coinvolgere gli studenti maschi.
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Diversi ragazzi confessano che, in questo clima di allarme, non sanno più nemmeno se possono flirtare o invitare una ragazza a bere una birra. C’è chi vorrebbe contribuire alla prevenzione di stupri e attacchi sessuali (che tra l’altro colpiscono anche uno su 16 maschi) ma non sa come.

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Quando quattro studenti dell’Università della North Carolina hanno proposto una soluzione «chimica», cioè uno smalto per le unghie che cambia colore a contatto con le droghe da stupro, volevano far qualcosa di utile: quando la ragazza va in discoteca e le viene offerto un drink , può «discretamente» infilare il dito nel bicchiere e mescolare, e dal colore dello smalto capirà se la bevanda è drogata. Ma tante commentatrici — da Jessica Valenti sul Guardian alle autrici del blog Jezebel — li hanno accusati di riportare l’onere sulle vittime (anziché sui responsabili) e sottolineano che quel che serve non è laccarsi le unghie ma è una vera educazione al consenso.
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«Molte matricole non hanno idea di cosa sia il consenso — ha spiegato una studentessa che tiene corsi sul tema —. Ho chiesto in classe quanti credono che, se una ragazza è ubriaca o ha perso conoscenza, è ok fare sesso con lei. Il numero di mani alzate era impressionante». Gli psicologi sono d’accordo, ma osservano che i corsi più efficaci di educazione al consenso sono quelli tenuti (già alle superiori) da altri ragazzi: dagli amici con cui ti vanteresti delle prodezze sessuali, da figure ammirate come gli atleti.
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