venerdì 15 agosto 2014

MASADA 1556 UN PAESE SULL'ORLO DEL SUICIDIO


MASADA n° 1556 15-8-2014  UN PAESE SULL’ORLO DEL SUICIDIO

Piero Testori
La democrazia, prima che nelle urne, deve nascere nella testa degli elettori.
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Game over
La Germania non ha il PIL a -0,2, ma a +0,5, ovvero è passata da + 0,7 a
+0,5. Quindi la Germania non è in recessione, cresce solo meno.
(E’ uno dei tanti modi dei nostri media per fare disinformazione, così hanno permesso al losco Renzi di affermare che anche la Germania va male e tutti gli sciocchi hanno abboccato. Sono vere manipolazioni mentali ‘ad usum vulgi’).
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Anthony
(Ormai si procede a battute…Abbiamo i grandi ‘statisti’ della battuta. Sembra di essere alla Settimana Enigmistica)
Oltre ai “gufi” e ai “rosiconi” ci sarebbero anche gli “sciacalli”, secondo Renzi, peccato che abbia dimenticato di dire che esistono anche i paraculi, i servi del principe, i voltagabbana, i pavidi, gli avvoltoi, gli ominicchi, i venditori di fumo, i saltimbanchi, i prestigiatori, i profeti, gli uomini della provvidenza, i ciarlatani, i mentitori, ecc. ecc.
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Byoblu
Intervistato dalla CNN,Monti dichiarò platealmente: “Stiamo effettivamente distruggendo la domanda interna attraverso il consolidamento fiscale“. Più chiaro di così! Come la distruggi la domanda interna? Alzi le tasse e svaluti i salari. Così la gente non ha più soldi e compra meno. Diminuisce la domanda, le aziende falliscono, i disoccupati aumentano.
Ma non basta: inventiamoci il pareggio di bilancio e mettiamolo addirittura in Costituzione (unici in Europa!), così da rendere impossibile qualunque investimento per la crescita. E’ esattamente il contrario di quello che fece Roosevelt col new deal. E’ “La formula che ci inchioda“ così da perdere tutto, Costituzione, beni, diritti e sovranità. E Il Pd vota questo abominio ‘senza se e senza ma’. I Piddini ‘coglioni’ cacciano Monti ma rivotano il Pd che mette Letta a continuare Monti,e dopo rivotano il Pd che mette Renzi che continua Letta che continuava Monti.
Aumenta la depressione, entriamo in deflazione. Il Paese va sempre peggio. Ultimi in Europa. Rischiamo di essere commissariati. E i piddini che fanno? Incensano Renzi!? Non accadrebbe nemmeno in un manicomio…!
E ora Renzi che farà? Diminuirà gli stipendi e i diritti del lavoro? Costringerà i lavoratori a scendere al rango degli schiavi? Già ha aumentato la precarizzazione col Job Act. E i piddini sempre dietro in laude!!
Ma non basta ancora, il suo programma è allucinante: svendere tutto il patrimonio nazionale, permettere ai padroni di delocalizzare all’estero, privatizzare i beni comuni.
Non basterà ancora: annullerà lo stato sociale, attaccherà le pensioni sociali e quelle di reversibilità (lo ha già dichiarato).
Ma ancora lo osannano??
"Prendi un Paese massacrato dal debito pubblico, ricattabile, ma anche industrializzato, dunque con le possibilità e le competenze produttive per soddisfare la tua domanda, e trasformalo in una miniera a basso costo. Un disegno criminoso, deciso sulla testa dei popoli, senza consultarli. Una strategia complessiva che fonda tutte le sue possibilità di riuscita su una élite di potere incontrastata”(byoblu).
E ancora lo votano?????
Tutta la strategia del Pd, di Monti, Letta e ora Renzi serve gli interessi di una cricca finanziaria che domina i popoli incontrastata, attraverso strumenti come EFSF, MES, LTRO, FISCAL COMPACT, REDEMPTION FUND… costruendo l’enorme Europa della finanza dove la democrazia è sparita e i popoli non contano niente, ma conta solo la Germania, la Bce e le banche).
Unico problema per i nuovi aggressori: i populisti. Quelli che raccolgono “l’insostenibile anelito alla libertà, la fissazione della democrazia, il diritto alla propria sovranità. I media faranno il resto, rimbambendo i cittadini, minimizzando la gravità della situazione, elogiando i distruttori, convincendoli che l’Europa è una specie di divinità superiore da ubbidire e onorare. E questo fa Renzi, fa il Pd, fa Padoan, fa Scalfari, fanno i talk show, aiutando la distruzione del Paese, “passando sopra ad ogni forma di conquista sociale, espropriando terreni dove troppi diritti sono stati costruiti, inquinando o prosciugando le falde acquifere dove i popoli soddisfano la loro sete di cultura. Resta da abbattere o contenere ogni resistenza. E allora bisogna investire fondi europei per un’analisi quantitativa dei media”, per monitorare le comunicazioni nei paesi euroscettici, per identificare i temi più rilevanti e per assoldare una squadra di piccoli Goebbels in grado di reagire prontamente e fare una propaganda mirata. Bisogna combattere i “populismi
spargendo la convinzione che “esiste una casta di individui nobili, colti, intelligenti (i saggi), che sanno cosa è bene e cosa è male, e una sterminata distesa di individui primordiali, poco istruiti ma essenziali e funzionali, tanto che secondo uno studio accreditato devono restare in apnea, persone che devono essere educate e guidate come buoi fuori e dentro la stalla”. Letta disse: “Se i populisti in Europa superassero una percentuale del 25% sarebbe molto preoccupante“. Stava dicendo che se l’Europa fosse davvero democratica, accogliendo nelle istituzioni l’esito della volontà popolare, sarebbe stato un pericolo per l’Europa della finanza. Insomma, l’Europa si salva solo se non è democratica, se il suo governo è nelle mani di una cricca che pensa al proprio profitto, non al popolo. Ed ecco che purtroppo gli elettori europei non capiscono e confermano. Così ci impongono Padoan, espressione del FM, come Letta, come Monti, come Draghi. Di chi stava eseguendo gli ordini,  Monti, quando ha preso il potere per tagliare le pensioni e distruggere la domanda interna? Di chi sta eseguendo gli ordini Renzi quando invece di fare qualcosa per i disoccupati perde dei mesi sul Senato?
Qui si fanno esperimenti sulla pelle dei popoli, degli imprenditori che si suicidano, di milioni di poveri che perdono il lavoro e la casa, di famiglie senza futuro, costretti a subire e repressi con la violenza se osano lamentarsi, questo è impunemente, sfacciatamente perfino dichiarato da Monti: “Direi perfino che la crisi greca, se la consideriamo fin dalle sue prime manifestazioni nel 2010,  ha confermato in maniera vivida che l’Europa diventa adulta e più forte attraverso le crisi, perché potremmo essere capaci o incapaci, alla fine, a risolvere la crisi greca, ma in questo processo abbiamo raggiunto un grado maggiore di coordinazione a priori delle politiche fiscali nazionali“. L’Europa ha bisogno di gravi crisi per fare passi avanti e questi passi avanti sono per definizione cessioni di parti di sovranità nazionali a un livello comunitario”.Cioè: chi se ne frega se i greci muoiono e se gli italiani si suicidano, noi dobbiamo fare gli Stati Uniti d’Europa e giocheremo con i nostri alambicchi e le nostre provette finché come per magia da una nuvoletta, pufff, uscirà qualcosa che gli assomiglia. Un circo delle pulci in cui le pulci possono solo saltare o essere schiacciate.” (questo scriveva byoblu).
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Sole24 ore
"Negli ultimi 7 anni per 6 volte gli europei hanno previsto una crescita maggiore di quella poi realizzata. Tra il 2008 e oggi la perdita di reddito dell'euro-area rispetto agli Usa è pari all'8% del Pil e molti milioni di posti di lavoro sono andati perduti. Evidentemente ci illudiamo o vogliamo evitare misure eccezionali. Inoltre siamo abituati a utilizzare modelli che non colgono le interdipendenze economiche e le incertezze politiche nell'euro area. Ad esse infatti sono legati la debolezza degli investimenti e dell'export che stanno frenando tutte le maggiori economie euro. Ora Junker promette di dare 300 miliardi. Li darà ai paesi che hanno fatto le riforme strutturali (cioè le condizioni  imposte dall’iperliberismo). Draghi tira fuori la sovranità condivisa. La Germania resta una delle poche economie che cresce, ma se l'Europa non compra più i suoi prodotti, crescerà meno".
Ma sovranità condivisa per chi? L’Europa è forse un sistema federale? La Bce è forse un istituto democratico? La governante assolutistica della Germania è stata forse votata dagli altri Paesi? Il Fondo Monetario da cu prendiamo ordini è forse un istituto eletto  e voluto dai popoli europei?
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Giovanni
Ci sono due tesoretti da aggredire: evasione fiscale e corruzione.
Occorre predisporre normative da tempi di guerra. Spietate. Con previsione di pene severe e sospensione di ogni beneficio. Si predispongano nelle caserme abbandonate carceri per i colletti bianchi. Si abolisca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio.
Chi approverebbe un pacchetto di questo tipo? Chi ci sta. In ogni caso la gente. Se lo fa Renzi si assicura la permanenza alla guida del Paese per almeno venti anni. (Ovviamente non lo farà, perché serve altri interessi, ma potrebbe assicurarsi il suo ventennio anche senza. La storia di questo Paese, purtroppo, lo dimostra).
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Cordy
E dopo vent’anni bisogna sentire ancora che c’è da combattere la corruzione e l’evasione fiscale. Con chi? Con i voti ed i patti al Nazareno dell’evasore e corruttore? E chi deve informare su tutto? Uno che sta in Svizzera, come De Benedetti, ed ha giornali e gruppi d’editoria oltre alla tessera n° 1 del partito di maggioranza?
Passo a un altro tema: bisogna incentivare le rinnovabili! E con chi? Con i voti di un Verdini che ha truccato gli appalti per eolico e fotovoltaico con ENEL e ENI? E che ha dato la presidenza Eni a chi fa gli inceneritori ed ha corrotto e di nome fa Marcegaglia? E chi ne deve parlare? Ma sicuramente la nota tessera n°1 che ha investito miliardi nel fossile e non ha nessun interesse nell’eolico e fotovoltaico, e guardacaso ha prestiti agevolati dal Monte dei Paschi… E gli intellettuali che scrivono su Repubblica che hanno da dire? Intellettuali??!! Peuh!
Ridicoli i pennivendoli! Tutti a dire: non c’è alternativa a Renzi (lo dissero anche di Monti e di Letta!). L’alternativa a Renzi è la Boschi? O la troika? O la guerra civile?
Ma nessuno, che sia nessuno, che parli di un governo di persone oneste. L’onestà fa più paura della guerra civile. Dalla guerra scappi con un aereo .. ma la disonestà ti insegue anche a Beirut.

Ormai dovrebbe essere chiaro che le vere riforme in Italia le può fare solo il M5S.
Chiedo a tutti:
- Mi spiegate come è possibile una riforma contro corruzione ed evasione … se lo sponsor di Renzi è un corruttore evasore fiscale?
- Come pensate che siano incentivate le rinnovabili se lo sponsor n°1 del PD è uno in debito per miliardi nel fossile?
- Come fate a fare una riforma per una giustizia veloce ed efficace.. se metà politici nei partiti sono sotto-processo per tangenti Expo, Mose e rimborsi?
- Come fate a colpire gli interessi costituiti, mafie, gioco d’azzardo.. se sono esattamente quegli interessi a finanziare i partiti e le loro fondazioni?
E’ inutile attaccarsi, come fa Renzi, alle battute, alle frasi e alle sciocchezze… Non c’è alternativa all’onestà… perché le vere riforme sono esattamente quelle che demolirebbero chi, in Italia, deve fare oggi le riforme.
Dalla logica, purtroppo, non si scappa…
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Mark
Con Berlusconi come partner per l’approvazione delle riforme costituzionali, la lotta all’evasione e alla corruzione, e la revisione della prescrizione, si allontaneranno. Il voto per l’assurda riforma del Senato ha dimostrato che il Pd  ha bisogno di Berlusconi e  di Forza Italia. Ovviamente il disegno di legge per l’istituzione del reato di autoriciclaggio è stato ritirato dalla  commissione giustizia della Camera a nome del governo dal sottosegretario Cosimo Ferri agli inizi di giugno: riportando tutto al punto di partenza e gettando al vento mesi di lavoro. Magari sarebbe bene ricordare che è dal 1998 che l’Ocse ci invita a creare il reato di autoriciclaggio per combattere evasione, e soprattutto corruzione. E’ con questi complici che il Pd intende farlo?
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Cordy
Io non esulto perché ha chiuso l’Unità. Esulto perché ha chiuso un giornale sdraiato al potere. Che era con Marchionne per Pomigliano e non con gli operai. Che era con Monti durante Monti. Con Letta durante Letta. E con Renzi con Renzi. Che quando i risparmiatori del MPS sono andati al lastrico grazie a Bersani, D’Alema e Amato.. ha taciuto e omesso.. esattamente come tante altre penne hanno omesso e taciuto le regalie a De Benedetti. Non una inchiesta. Non un servizio di indagine. Solo chiacchiere ed opinioni prevedibili … e poco fastidiose anche durante gli abissi di immoralità conclamati..(mai con la verità. Mai col popolo italiano).
La stampa, se non è libera, è propaganda del potere. Ed è dunque meglio chiusa, che aperta.
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Tutta la stampa unanime nel dare la notizia FALSA di valanghe di  certificati medici per coprire lo sciopero di Fiumicino. Peccato che non fosse vero. Ma, piuttosto che dare le notizie allucinanti della perdita dell0 0,3 del Pil e di Draghi che, come nulla fosse, ci preannuncia un commissariamento e un furto di sovranità popolare, meglio sbattere il mostro in prima pagina. E cosa c’è di meglio se il mostro è un lavoratore! Non sia mai che si mostri fica qualcuno della Casta! E dunque, come dice Mario Miguel : “SBATTI IL FACCHINO IN PRIMA PAGINA”
“E dei loschi dirigenti che, pur gestendo l’azienda in modo fallimentare, si assegnano stipendi milionari, e vanno in pensione con buone uscite pari al costo di un Boeing 777, non si parla mai? Abbiamo di fronte, nella orrida stampa italiana, non semplice pigrizia intellettuale o di accidentale complicità amicale, ma  piuttosto, un putrido sistema di disinformazione, funzionale soltanto a sostenere questa o quella tribù di potentati economici in costante competizione tra loro; truculenti eserciti di colletti bianchi a servizio di piovre che succhiano impunemente risorse allo Stato per trasformarle in pantagruelici interessi privati. Il giornalismo italiano non è mai stato né editorialmente, né intellettualmente, indipendente, e deve essere pertanto considerato tra i maggiori responsabili della lunga agonia morale, politica ed economica che sta soffrendo la nostra Repubblica.”
Non c’è nei media italiani una singola notizia vera. I tg dei prossimi 20 anni dovrebbero essere una continua rettifica delle falsità scritte, lette, commentate e mandate in onda nei 20 anni precedenti. Una farsa a cui un Senato o una Camera in più o in meno fa davvero poca differenza. Un Paese in cui qualsiasi piano per l’economia non può esistere. Perché il vero piano per l’economia sarebbe cominciare a far dimagrire i vari califfati in circolazione ridistribuendo e riottimizzando risorse e ricchezze. Impossibile per due motivi. Il primo è che quei califfati sono gli stessi a decidere dell’economia. Il secondo è che quei califfati sono gli stessi che tengono in piedi la farsa avendo in mano giornali e televisioni.
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Annamaria#1
Molto giusto mettere il dito sulla piaga dell’informazione. Piaga purulenta. Perché quello che in queste ore si è scatenato contro i ‘mostri’ del momento, i facchini Alitalia da additare al pubblico odio, ha le identiche caratteristiche dell’accerchiamento ostile, violento, feroce al limite del linciaggio che da anni il M5S subisce da TUTTO un mondo dell’informazione conformato e organico al sistema di potere che oggi si riconosce e si rifugia nel nuovo sgorbietto della Provvidenza. Il problema è grave, anzi, gravissimo: perché un’informazione negligente, superficiale, non libera, falsa e asservita al potere può arrecare enormi danni culturali, politici, sociali.
Segnalo su questo tema (sui 5Stelle e sull’accerchiamento mortale che subiscono dall’intero sistema di potere a cui si contrappongono) un’ottima, lucida, intelligente analisi di Lucia Annunziata, ospite de La7.
Non amo molto Lucia Annunziata, ma questo suo onesto e persino ‘coraggioso’ riconoscimento della verità è per me una piacevole sorpresa.
“..noi non possiamo capire neanche l’evoluzione del M5S se non ricordiamo che la presenza del M5S ha terremotato tutto il percorso politico fin qua. Cioè la ragione per cui non ce l’ha fatta Bersani. E’ perché Bersani non ha voluto che si facesse alcun patto, aldilà della volontà del M5S! L’idea di far entrare l’Italia in una situazione di Governo controllato per tenere fuori il populismo …da un punto di vista li ha esaltati, dall’altro li ha ghettizzati!
Annunziata spiega molto bene come Bersani si sia rifiutato di fare un’alleanza con i 5 stelle, che non hanno nemmeno avuto la possibilità di scambiarsi una sola opinione con il Pd! E poi ancora Letta e Renzie… e vedere alle spalle Civati che annuisce alle parole della giornalista… che effetto vi fa? (Fate vedere questo video agli amici che sostengono sempre la solita balla: “Non voto il M5S perché dice di no a tutti!” Ah sì?)

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Numerosi gli interventi di personaggi noti, politici affezionati alle trasmissioni TV che hanno sempre detto, dichiarato, urlato e ribadito: MAI UN’ALLEANZA CON IL M5S!
Fassino: “Se Grillo vuol fare politica faccia un partito” Si presenti alle elezioni! E perché non lo fa?”
“Se Grillo si trovasse ad essere il 2°è partito, vi alleereste con lui?”
Finocchiaro. “Francamente io non credo proprio”
Un’altra Pd: “L’idea non era di fare una alleanza con M5S. L’idea era di chiedergli, cosa che abbiamo fatto, di consentire che nascesse un governo di csx pur rimanendo cosa distinta, poi loro non l’hanno voluto (Vespa chiede: “Ma questo non implica che il M5S facesse parte della maggioranza?) “No.  Avevamo chiesto loro di non opporsi, di consentire tecnicamente la nascita di un governo
Bersani: “Mica che io volevo fare una alleanza con Grillo! Son mica matto!”
“Io non ho mai proposto a Grillo una alleanza! Io mi sono rivolto negli incontri con la seguente proposta: consentite (e la storia d’Italia ne ha viste di tutti i colori e le soluzioni tecniche di sono), consentite la partenza di un governo di composizione nuova su 8 punti di cambiamento. Questo è. Conoscendo la mia gente a cui voglio bene, se il giorno dopo avessi detto: sapete cos’è? si fa il governo con B, non oso immaginare cosa sarebbe successo (e infatti quando l’ha detto e fatto Renzi non è successo niente).
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Alfonso
Media? Tg? Fuffa! Ma interessa poi a qualcuno se Renzi è di dx o di sx? Ci sono quelli contenti perché hanno gli 80 euro (lordi) e quelli che pagano la Tasi sentendosi liberati dall’ingiusta IMU (che poi liberava dall’ingiustissima ICI) e quelli che con 4 soldi della cassa integrazione che ricevono (che finirà prima o poi) tirano avanti. E quelli che fanno la fame, ma fanno meno notizia del culo della Boschi. Questa è l’Italia, my friends, per chi ha ancora dei dubbi … #cambiaverso!
Ah, la sinistra: non pervenuto. Di “uguaglianza” se ne parla ancora?
Pari diritti, pari opportunità, buona istruzione e buona sanità per tutti, etc, cose così, cose dell’altro secolo. Qualcuno ne parla ancora?
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Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph
"E' un fatto incontrovertibile che il disastro che dura da 14 anni in Italia coincide con l'adesione all'Uem. L'Italia è in depressione da quasi 6 anni. Il crollo è stato costellato da false riprese, sopraffatte ogni volta dai dilettanti monetari responsabili della politica UEM. L'ultima è svanita dopo un solo trimestre. L'economia è di nuovo in recessione tecnica. La produzione è crollata del 9.1% dal suo picco, indietro a livelli di 14 anni fa. La produzione industriale è scesa a livelli del 1980. Ci vogliono errori di politica economica madornali per realizzare un tale risultato in una economia moderna. L'Italia non ha subito niente di simile durante la Grande Depressione, facendo segnare una crescita del 16% tra il 1929 e il 1939. Nemmeno Mussolini era così maniacale da perseguire i suoi deliri sul Gold Standard fino all'amaro finale. Le autorità italiane intravvedono segnali di ripresa inesistenti. I prestiti bancari alle imprese sono ancora in calo a un tasso del 4.5%. Moody's dice che quest'anno l'economia si contrarrà dello 0.1%. Société Génerale prevede -0.2%.
Il crollo della proprietà immobiliare non ha ancora toccato il fondo. La Banca d'Italia ha detto che il numero dei mesi necessari per vendere una casa è salito a 9,4, da 8,8 della fine dell'anno scorso. L'indice del peggioramento delle condizioni di mercato è passato da 19.6% a 34.7% in tre mesi. "Non possiamo andare avanti più a lungo", hanno dichiarato alla filiale di Taranto dell'associazione degli industriali italiana, Confindustria, in una lettera aperta al Presidente della Repubblica. La regione sta diventando un "deserto industriale", hanno avvertito, con le piccole imprese sull'orlo della chiusura e dei licenziamenti di massa. Il mix letale di contrazione economica e inflazione zero sta portando la traiettoria del debito in Italia a crescere in maniera esponenziale, nonostante l'austerità e un avanzo primario del 2% del PIL.
Nel primo trimestre il debito pubblico è salito al 135.6%, dal 130.2% dell'anno prima. Questo è un effetto meccanico, il risultato dell'onere dell'interesse composto su una base nominale statica. I tassi di interesse reali sullo stock del debito italiano di € 2.100 miliardi - con una scadenza media di 6,3 anni - sono in realtà in aumento a causa dell'arrivo della deflazione.
Il rapporto del debito può arrivare al 140% entro la fine dell'anno, in acque inesplorate per un paese che in realtà si indebita in D-Marks. "Nessuno sa quando i mercati reagiranno" ha detto un banchiere italiano.
La recessione sta erodendo le entrate fiscali così gravemente che Renzi dovrà venirsene fuori con nuovi tagli, dai 20 ai 25 miliardi di €, per soddisfare gli obiettivi di disavanzo dell'UE, perpetuando il circolo vizioso.
Il compito è senza speranza. Uno studio del think-tank Bruegel ha rilevato che l'Italia deve realizzare un avanzo primario del 5% del PIL per stabilizzare il debito con un'inflazione al 2%. L'avanzo sale al 7.8% a inflazione zero. Qualsiasi tentativo di raggiungere questo obiettivo porterebbe ad una implosione autodistruttiva dell'economia italiana.

Ashoka Mody, fino a poco tempo fa alto funzionario del piano di salvataggio del FMI in Europa, ha detto che gli studi interni del Fondo hanno ritenuto impossibile realizzare avanzi primari nella scala necessaria. Consiglia alle autorità italiane di cominciare a consultare "dei bravi avvocati per garantire una ristrutturazione ordinata del debito sovrano". "Non deve essere un cataclisma. Ci sono modi di dilazionare gli obblighi di pagamento nel corso del tempo. Ma non c'è nessuna ragione di attendere fino a che il rapporto giunga al 150%. Dovrebbero andare avanti in questo senso da subito" ha detto.
Scalfari, il decano de La Repubblica e leader dell'establishment UEM in Italia, dice che la ricaduta degli ultimi mesi ha ucciso tutte le illusioni. Ha raccomandato a Renzi di prepararsi a un salvataggio. "Devo esprimere una amara verità, perché tutti noi possiamo vedere la realtà davanti i nostri occhi. Forse l'Italia dovrebbe mettersi sotto il controllo della Troika di Commissione, BCE e FMI" ha detto. Scalfari sembra pensare che la democrazia in Italia dovrebbe essere sospesa per salvare l'euro, che il paese dovrebbe raddoppiare le politiche di terra bruciata, imbarcandosi in uno sforzo ancora più draconiano per recuperare competitività attraverso un svalutazione interna.
Il giovane Renzi – appena 17enne quando fu firmato il Trattato di Maastricht, e quindi libero dal peccato originale - potrebbe equamente concludere il contrario, che l'euro dovrebbe essere abbandonato per salvare l'Italia. E' un fatto incontrovertibile che il disastro italiano che dura da 14 anni coincide con l'adesione all'UEM. L’UEM ha messo in moto una dinamica molto distruttiva per le particolari condizioni dell'Italia, e ora impedisce al paese di uscire dalla trappola. Ci dimentichiamo che l'Italia registrava abitualmente un surplus commerciale nei confronti della Germania nel periodo pre-UEM. Le industrie italiane del nord erano viste come concorrenti formidabili, quando la lira era debole.
Antonio Guglielmi, di Mediobanca, dice che l'Italia teneva, prima di agganciare la lira al marco nel 1996. Solo allora è entrata in una "spirale negativa della produttività". In un rapporto che è una condanna, egli ha mostrato come negli ultimi 40 anni la crescita della produttività e della competitività in Italia ha vacillato ogni volta che la valuta nazionale è stata agganciata a quella tedesca. E si è ripresa dopo ogni svalutazione. Una ragione è che l'economia Italiana ha un "gearing" del 67% sul tasso di cambio a causa dei tipi di prodotti che fabbrica, rispetto al 40% della Germania. Il tallone d'Achille è la metà arretrata dell'economia Italiana, soprattutto il Mezzogiorno, che compete testa a testa con la Cina e le economie emergenti dell'Asia, la Turchia e l'Europa orientale in settori sensibili ai prezzi. Gli economisti avevano detto che le nazioni UEM avrebbero dovuto convergere. Gli antropologi e gli storici hanno sostenuto che una cosa simile non sarebbe accaduta.
E ora siamo arrivati a una situazione insostenibile. L'Italia è sopravvalutata del 30% rispetto alla Germania. Non può recuperare attraverso la deflazione, in quanto la stessa Germania è vicina alla deflazione. Le élite della UEM esortano l'Italia a fare le "riforme", un termine che viene buttato là liberamente. "E' tutto un pio desiderio. Le metriche del mercato del lavoro per la Germania e l'Italia non sembrano così diverse. Non è più facile assumere e licenziare in Germania", ha detto Modi, che era il direttore del FMI in Germania.

Giuseppe Ragusa, della Luiss Guido Carli di Roma, ha detto che il principale fallimento in Italia è la mancanza di investimenti in capitale umano. "Ciò che veramente colpisce è quanto siamo indietro nell'istruzione", ha detto. I dati dell'OCSE mostrano che l'Italia spende solo il 4.7% del PIL per l'istruzione, rispetto al 6.3% di tutta l'OCSE. La quota di giovani di età compresa tra 25-34 anni che hanno completato gli studi superiori è del 21%, rispetto ad una media del 39%. Gli insegnanti sono pagati una miseria.
Questo è davvero un grosso problema strutturale, ma non può essere risolto dalle "riforme", figuriamoci dall'austerità. Pochi contestano che lo Stato italiano ha bisogno di una revisione radicale. Ma ciò di cui l'Italia ha bisogno è anche un New Deal, un massiccio investimento in infrastrutture e competenze, sostenuto da uno stimolo monetario per sollevare il paese dalla sua soffocante tristezza cosmica. Renzi deve ormai aver capito che questo non può essere fatto sotto l'attuale regime dell'UEM. Improvvisamente si ritrova nella stessa situazione terribile di Hollande in Francia. Da outsider, si è scagliato contro l' austerità dell'UEM, solo per sottomettersi tranquillamente una volta in carica, rassicurato dai suoi consiglieri che la ripresa era a portata di mano. Entrambi si ritrovano con il cappio al collo. La differenza è che Hollande è oltre ogni possibilità di salvarsi. Il regime depressivo dell'UEM ha distrutto la sua presidenza, si parla di dimissioni anticipate. Il signor Renzi non ha ancora bruciato il suo capitale politico, ed è un giocatore d'azzardo per natura. Non c'è più alcuna possibilità che Italia e Francia conducano una rivolta dei paesi latini, mettendo insieme una maggioranza in seno al Consiglio europeo e alla Banca centrale per imporre una strategia di rilancio a livello dell'UEM che cambi completamente il panorama economico. Con l'adesione alla Germania a tutti i costi, la forza politica di Hollande è bruciata. Gli Spagnoli pensano - sbagliando - di essere fuori dal guado, e di non averne bisogno. Renzi è solo. Egli si trova davanti una BCE che ha sostanzialmente violato il suo contratto con l'Italia, lasciando cadere l'inflazione a 0.4% sapendo che questo avrebbe fatto andare in metastasi la crisi italiana. Egli si trova davanti una Commissione subentrante che promette di attuare le stesse disastrose politiche economiche che si sono già dimostrate rovinose. Non vi è alcuno spazio di negoziazione. Queste istituzioni non sono riuscite a garantire un aggiustamento simmetrico che costringa sia il Nord che il Sud ad adottare delle misure per chiudere il divario intra-UEM da entrambe le estremità, assumendosi pari responsabilità per la cattiva gestione della joint venture UEM nei suoi primi anni. Sostenendo solo la volontà dei creditori, hanno messo a terra l'unione monetaria. Non hanno più alcuna legittimità.
L'Italia deve badare a se stessa. Si può riprendere solo se si libera dalla trappola UEM, riprende il controllo dei suoi strumenti di politica economica e ridenomina i suoi debiti in lire, con controlli dei capitali fino a quando le acque si calmano. L'Italia non si troverebbe ad affrontare una crisi immediata di finanziamento, dal momento che ha un avanzo primario di bilancio. La sua posizione patrimoniale netta sull'estero è al -32% del PIL, a fronte di un -92% della Spagna e -100% del Portogallo. Il paese non soffre di eccesso di debito da un punto di vista fondamentale. Il debito ipotecario è molto basso. Il debito aggregato è circa il 270% del PIL, molto inferiore a quello di Francia, Gran Bretagna, Spagna, Giappone, Stati Uniti, Svezia e Paesi Bassi. Il problema principale è un disallineamento del tasso di cambio che crea una crisi del debito pubblico non necessaria, attraverso i meccanismi perversi della UEM.
Non vi è un modo facile di uscire dall'euro. Le strutture ad incastro dell'unione monetaria sono andate ben oltre un aggancio di cambio fisso. Gli interessi costituiti sono potenti e spietati. Eppure non è impossibile. La faccenda sicuramente precipiterà quando la traiettoria del debito italiano entrerà nella zona di pericolo. Questa volta potrebbe non essere così evidente che il paese vuole essere salvato alle condizioni europee. Renzi può giustamente concludere che l'unico modo possibile per adempiere al suo compito di un Risorgimento per l'Italia, e costruirsi il proprio mito, è quello di scommettere tutto sulla lira."
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Avete notato che Scalfari ha cominciato a criticare Renzi?
Scalfari fa capo in Italia a un sistema finanziario che vede Draghi connesso a Napolitano e ubbidisce a padroni ben più alti di Renzi
Se Scalfari ieri incensava Renzi e oggi lo critica, forse il vento iperliberista  sta per girare e chiede che Renzi sia sacrificato per uno anche peggiore di lui, o forse è il gran patron De Benedetti che si accinge a scendere in politica
Ovviamente in tutti questi giochi di potere la democrazia è avulsa.
e Ubi maior, minus cessat
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Se non si esce dall’euro, sarà bene che l’euro svaluti. Lo dice perfino l’economista Nouriel Roubini e il finanziere ultra miliardario George Soros. Roubini  è l’economista che ha previsto la Grande Crisi del 2008. L’altro è uno dei maggiori investitori del pianeta.
Se la domanda interna europea continuerà ad essere debole, anche a causa dei vari aggiustamenti fiscali e di bilancio adottati nel settore pubblico e privato, ci sarà il bisogno di riportare in attivo la bilancia commerciale e tornare esportatori netti per ripristinare la crescita economica. Per migliorare il saldo della bilancia commerciale, favorendo le esportazioni, è “necessario un indebolimento del cambio e una politica monetaria più accomodante, che produca quel deprezzamento, in termini nominali e reali, di cui al momento l’eurozona ha bisogno. Ecco perché c’è recessione.
“L’euro – ha detto Soros – sta mettendo in serio pericolo la coesione politica dell’Unione e se si continuerà su questa strada il tutto potrebbe portare addirittura alla distruzione dell’Europa. Insieme alla profonda crisi economica, sociale e morale, possiamo osservare questo processo di disintegrazione”.
Si potrebbe rilanciare l’economia riducendo il valore dell’euro alla parità con il dollaro. Così avremmo il taglio del debito e il rilancio dell’export. Svalutando l’euro del 30% ci sarebbero subito vantaggi per l’export europeo verso l’estero.
Per Giulio Sapelli, storico di economia alla Statale di Milano, la soluzione migliore per ripristinare tutta la “baracca” dell’ Eurozona sarebbe quella in cui la Bce svalutasse l’euro e finanziasse il debito pubblico. “La storia dimostra che i debiti pubblici non si eliminano con le misure di austerity, ma con la creazione di inflazione”.
Draghi ha tagliato i tassi ai minimi storici, portandoli all’1%, ha iniettato mille miliardi di euro di nuova liquidità nel sistema bancario, con l’obiettivo di placare la tensione dei titoli di Stato e alleviare le sofferenze delle banche. L’effetto è durato poco 4 mesi e lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi è tornato sopra i 400 punti base, mentre il rendimento del decennale spagnolo ha sforato il 6%. In pratica: il sistema euro è malato e farà molta fatica a salvarsi.
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Michael Ledeen, mente della strategia aggressiva nella Guerra Fredda di Ronald Reagan, ideologo degli squadroni della morte in Nicaragua, consulente del Sismi negli anni della Strategia della tensione, una delle intelligenze nella guerra al terrore promossa da Bush, teorico della guerra all'Iraq e della potenziale guerra all'Iran, uno dei consulenti del ministero degli Esteri israeliano. Che ci è andato a fare da Renzi?
Prima i soldi e gli indottrinamenti di Verdini, poi i contatti con questo ambiguo personaggio.

Ma a chi ubbidisce Renzi? Di chi è l'uomo di paglia?
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berluscameno
Qualche giurista pensa che la causa della nostra recessione e disoccupazione dilagante vada ricercata nella disciplina giuridica dell’ Eurozona e dell’Ue. In particolare, “non esiste precedente storico di stati UE che, per perseguire obiettivi di crescita, si siano rigidamente vincolati al rispetto della parità di bilancio”. Vincoli che tra l’altro sono stati imposti illegalmente. Incluso il Fiscal compact firmato lo scorso marzo 2012 e negoziato nel dicembre 2011, cioè nel momento di massima tensione sui mercati per le sorti dell’Europa. “Prendiamo l’articolo 3 del Fiscal compact. E’ qui che si introduce l’obbligo per gli stati di mantenere ‘la posizione di bilancio della pubblica amministrazione in pareggio o in avanzo’”. Norma draconiana, non c’è che dire. “Inapplicabile, piuttosto.
All’ articolo 2 del Fiscal compact, infatti, si ripete per due volte che questo accordo internazionale deve essere interpretato e applicato soltanto finché compatibile ‘con i trattati su cui si fonda l’Ue e con il diritto dell’Ue’”. Tuttavia i trattati costitutivi non restringono a tal punto la possibilità di indebitarsi dei paesi membri. Il Trattato di Lisbona, documento fondamentale dell’ Ue che è entrato in vigore nel 2009 “fondendo” il trattato sull’ Ue e il trattato che istituisce la Comunità europea, “fissa al 3% il limite che l’indebitamento non può superare. Il Fiscal compact, invece, riduce il limite a zero punti. Insomma il Fiscal compact sopprime la sovranità fiscale degli stati firmatari, in violazione del Trattato di Lisbona al quale pure si richiama. E’ probabile che il Fiscal compact sia stato una scorciatoia, visto che l’unanimità tra i 27 paesi membri necessaria a modificare il Trattato di Lisbona non sarebbe mai stata raggiunta. Fatto sta che resta illegale e non ha la forza costituzionale per modificare il Trattato di Lisbona”. Non soltanto il riferimento ai trattati, anche quello al “diritto dell’Ue” contenuto nel Fiscal compact pare fuori bersaglio, visto che l’azzeramento del deficit non è previsto dal regolamento 1175 del 2011, vigente tuttora in materia di politica di bilancio. Gli stati europei, dunque,negli ultimi anni si stanno infliggendo più rigore fiscale – a colpi di azzeramento dei deficit e rientro dei debiti pubblici – di quanto il diritto comunitario ne preveda.
D’ altronde non è la prima volta che “l’euro è gestito applicando principi privi di base giuridica certa”.
Fino al 6 dicembre 2011, giorno d’entrata in vigore dell’attuale Regolamento n° 1175, infatti, era già stato applicato un altro regolamento “viziato da incompetenza assoluta”, il numero 1466 del 1997.
Nel 1997, mentre si concludeva la fase transitoria che avrebbe dovuto rendere più omogenee tra loro le economie dell’ Eurozona in vista dell’introduzione della moneta unica, “la Commissione si arbitrò di sostituire l’articolo 104 C del trattato dell’Unione europea con due regolamenti, uno dei quali è appunto il 1466/97”.
In sintesi: il parametro dell’indebitamento al 3% – uno dei famosi “parametri di Maastricht” – veniva sostituito “con il parametro dello zero per cento, cioè il pareggio di bilancio, togliendo invece rilevanza al parametro del rapporto debito/pil al 60%”.
I ministri della Repubblica italiana(che naturalmente di tutto questo imbroglio giuridico nulla sapevano) continuavano a parlare di ‘parametri di Maastricht’, in realtà operavano imperterriti ottemperando a vincoli ancora più stringenti”.
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berluscameno
“L’obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Ma il SEBC dovrebbe sostenere le politiche economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Comunità definiti nell’ art.2 (articolo 105, paragrafo 1, del Trattato che istituisce la Comunità europea): un elevato livello di occupazione e una crescita sostenibile e non inflazionistica”.
Nella versione modificata, viene enfatizzata l’esigenza della stabilità dei prezzi. Ma non è vero che la BCE ha il compito esclusivo del controllo dell’inflazione. Essa ha anche quello di sostenere le politiche economiche generali dell’UE. Il problema è che la Germania (che dirige di fatto la BCE) oltre ad avere uno strapotere economico, industriale e commerciale, ha anche uno strapotere (negativo per gli interessi economici dell’Italia) nell’ interpretazione “autentica” dello statuto BCE e nell’applicazione concreta dei trattati UE (il tutto basato sul rigore del bilancio e sulla politica errata dell’ austerity in un periodo economico di forte recessione!).
Ma dove ha studiato Draghi macro economia e politica economica in periodo di recessione, forse al Bar dello Sport di Milano ?
Draghi straparla, i governi stiano zitti: “Per i Paesi dell’ Eurozona è arrivato il momento di cedere sovranità all’ Europa per quanto riguarda le riforme strutturali”. Cedere sovranità all’ Europa? Cioè a chi? Al Parlamento europeo per il quale abbiamo appena votato? No, non ha questi poteri.
Al Consiglio dei capi di Stato e di governo, ossia a un organismo formato da persone elette democraticamente nei rispettivi paesi? No, non si occupa di queste cose.
Non resta che la Commissione, ossia un organismo i cui membri non sono eletti da nessuno (solo il presidente Juncker può vantare, per la prima volta, un giudizio indiretto dei cittadini europei, che insieme al partito votavano il candidato alla Commissione da questo proposto; il che, comunque, non determinava automaticamente la successiva nomina).
Quindi, riassumendo, Draghi ha detto:”I governi democraticamente eletti dei vari Stati UE non si sono dimostrati in grado o non vogliono fare le riforme di struttura che io e quelli che la pensano come me ritengono giuste e necessarie, quindi facciano il favore di mettersi da parte e affidare il compito ai tecnici della Commissione UE.”
Che tutto questo abbia ben poco a che fare con i meccanismi della democrazia è evidentemente un problema che il presidente della Bce o non capisce, il che sarebbe grave, o più probabilmente giudica irrilevante, il che sarebbe ancora più grave. E’ strano che, a quanto risulta, nessun capo di governo, ascoltata questa frase, abbia detto: “Ma lei Draghi (o Merkel)come si permette? Dare indicazioni politiche è del tutto fuori dai suoi compiti e dalle sue competenze. Pensi piuttosto a riportare l’inflazione a quel 2% che è nella missione dichiarata della Bce – e che nella situazione attuale sarebbe pure troppo basso – visto che non sta facendo tutto il necessario in proposito”. Questo dovrebbe dire non uno, ma tutti i capi di governo dell’ Eurozona.
E perché non lo dicono?
Molti – a cominciare dalla signora Merkel – perché sono del tutto d’accordo con Draghi. Altri perché in fin dei conti Draghi in certe situazioni critiche può essere il solo in condizioni di lanciare una ciambella di salvataggio, e non è il caso di farselo nemico. Resta il fatto che la politica economica egemone in Europa e che Draghi ha impropriamente sostenuto non solo non è verità rivelata, ma a giudizio di molti è al contrario profondamente e totalmente sbagliata.
Se in Europa la crescita è a zero e c’è una disoccupazione altissima si può sempre dare la colpa alle riforme non fatte o alle tensioni internazionali. Ma, continuando così la situazione peggiorerà di sicuro.”
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Mark
Anche se Renzi volesse dimostrarsi di sinistra, i tagli e la revisione della spesa non potranno che essere nella riduzione dei diritti e delle spese sociali. Ciò chiedono i mercati; ciò vuole l’establishment internazionale ed economico (i poteri finanziari). La domanda è: quale governo ha la forza e il potere di opporsi a queste pressioni? Obama stesso non ha saputo riformare e regolamentare la finanza; anzi le vecchie pratiche che hanno portato alla crisi hanno ripreso allegramente a devastare, come se l’esperienza pregressa non avesse insegnato nulla, e probabilmente è così poiché gli stati si sono indebitati per far fronte a debiti, errori e rendite private.
Se Obama non ha potuto opporsi e regolamentare e riformare la finanza, perché dovrebbe riuscirci Renzi?
Nell’autunno 2011, davanti all’inoperosità del governo di B, alle richieste di Trichet e di Draghi, la BCE smise di comprare i nostri titoli e lo spread schizzò a livelli insostenibili, chiudendo definitivamente ogni velleità di governo del condannato. Le aspettative e le istanze che Renzi dovrà accontentare, sono le stesse: quelle dei mercati, non purtroppo dell’elettorato italiano.
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La differenza tra Democrazia e Dittatura è che in Democrazia prima si vota e poi si prendono ordini; in una Dittatura non c'è bisogno di sprecare il tempo andando a votare.
Charles Bukowski
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L'adulto non crede a Babbo Natale. Vota.
Pierre Desproges
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Non sempre chi ha ragione viene votato: e il motivo è lo stesso per cui è raro che l'onesto diventi ricco.
Raffaello Franchini
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Allo stato attuale della cosiddetta democrazia..
“se votare servisse a qualcosa, sarebbe illegale”. (Emma Goldman)
Per questo non avremmo bisogno solo di una nuova democrazia, avremmo bisogno addirittura di un termine nuovo per parlare di governo del popolo.
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Il diritto di voto dovrebbe anche essere diritto di veto.
Roberto Gervaso
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Quanto meglio sarebbe se i voti si potessero  pesare, anziché contare.
(Georg Lichtenberg)Quanto possono valere i voti di gente disinformata o, peggio, manipolata e ingannata?
In cui una larga parte è analfabeta di ritorno, non è in grado di capire il senso di un articolo di giornale, non conosce i termini per capire l'economia e la politica, ha sulla democrazia idee vaghe e confuse e si lascia giocare dalla demagogia scambiando l'imposizione di un tiranno per governo del popolo?
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Una società sana non dovrebbe tendere alla manipolazione di un alto numero di cervelli, ma all'educazione di un alto numero di coscienze
(Viviana)
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Forrest Gump
Alla base della filosofia del neoliberismo c'è il superamento dei sistemi democratici, la riduzione dei governi all'impotenza decisionale, esecutori dei poteri economici, pompieri e bersagli del malumore crescente e tutori della sicurezza del potere reale dalla reazione delle masse impoverite. non è un caso ma una SCELTA IDEOLOGICA
Il parallelo con Renzi e predecessori è d'obbligo.
Il vulnus principale alla nostra democrazia è venuto dai governi Craxi (anni '80) e Berlusconi (‘94-2000) che mentre attaccavano i progressi sociali hanno INDEBITATO sistematicamente lo Stato a favore di attività private, amici e clientele elettorali, svendendo le attività e acquisendo debito. Dal 1983 ad oggi il Debito Pubblico è QUINTUPLICATO, da 450 mil. a 2.200 mil. diventando INSANABILE.
"Affama la Belva" è uno degli slogan di Neo-Con e Tea Party in USA.
Chiunque venga eletto a PdC è ormai IMPICCATO dal debito, come noi d'altronde, non può decidere niente senza l'assenso dei creditori, come spiegato da Draghi.
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Il periodico rimescolamento della solita melma con del liquame fresco lo chiamano, per obbligo di convenienza, “votare”; e a tale pratica ogni buon cittadino si dedica tutte le volte con una patetica illusorietà da alchimista, convinto com’è di riuscire a ricavare da quest’immonda fanghiglia acque pure e cristalline.
Giovanni Soriano
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Viviana
Chi governa se ne sbatte di chi non vota.
E ormai se ne sbatte anche di chi vota.
Dal momento che per tenersi il potere non esita a rinnegare il proprio programma, a fare il contrario di quello che aveva promesso e ad allearsi col proprio nemico storico quando non ha ottenuto abbastanza voti per governare da solo.
Ormai la politica è ridotta a una lotta con accordi tra bande, una lotta del potere per il potere affinché resti sempre più solidamente e impunemente nelle mani di chi ce l'ha, impedendo a chi non ce l'ha di limitarlo, controllarlo o emendarlo.
Ma se la democrazia si è ridotta a un gioco di predoni che si mettono d'accordo tra loro per imbrogliare anche meglio la gente comune, sentire qualcuno che insiste a chiamare democrazia questo sistema mafioso è peggio che ridicolo, è da ignoranti o collusi.
C'è chi continua a parlare di democrazia numerica e di maggioranza democratica.
Ce ne vuole di faccia a dire queste sciocchezze, quando Renzi ha sul totale appena un 22% e non c'è sistema elettorale dove il 22% di un insieme possa essere chiamato legittimamente 'maggioranza degli elettori'!
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GILIOLI
Ci si avvicina all’autunno con una grande paura: la produzione che non riprende, anzi; gli 80 euro che chi li prende non li spende, quindi consumi fermi; la Bce che chiede “cessioni di sovranità” e fa venire i brividi alla schiena; il ministro degli interni che tenta il vecchio trucco di spostare le tensioni su altro – i «vù cumprà», in questo caso – per evitare scoppi d’ira altrove diretti. Ecco: in tutto questo, in autunno ci sarà da fare una finanziaria, forse qualche manovra pure prima, vedremo.
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Giorgio N.
Renzi persona è, come il 99% dei politici, uno che non aveva un mestiere (intendo che si è reso conto di non sapere fare nulla di concreto nelle società) e che ha trovato il modo di realizzare il proprio progetto di vita personale e di sistemare la moglie ed in parte i tre figli tramite la carriera politica.
Non è nè di destra nè di sinistra. Semplicemente non è!
Le decisioni vere, quelle importanti intendo, vengono prese altrove. E questo è vero come è vero che la Terra è una sfera.
L’ultimo che prese decisioni per il “bene” del Paese lo fece 70 anni fa. Ma allora, a fronte di dissidi economici internazionali, si facevano ancora le guerre con gli eserciti tradizionali purtroppo…
Renzi è solo un pupo nelle mani dei pupari. Un pupo che ha accettato il ruolo di Orlando a Roncisvalle e tanto gli basta. Certo non avrebbe mai fatto la marionetta semplice buttata nello scatolone in mezzo alle altre. Lui voleva l’armadietto personale ed essere lucidato e spolverato ogni giorno. E tanto gli basta.
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UN PAESE CHE SI AUTOANNIENTA
Viviana Vivarelli

Visto che tutto avviene in osservanza del più bieco neoliberismo, l'attentato all'art. 18 sta nella norma. Quella che non ci dovrebbe stare è, invece, l'assuefazione bovina e ormai ipertrofica del popolo del Pd ad ogni ulteriore efferatezza renziana spacciata per "riforma", termine ormai entrato nell'immaginario pecorino con valenze magicamente positive, come la Dolce Euchessina, che "basta la parola", evidentemente pensando che basti pronunciare la magica parola "riforma" per evacuare la crisi.
Dovrebbe essere chiaro a tutti (ma non lo è) che Renzi ha compiuto un “eccidio costituzionale”. Il golpe marcia a tappe forzate nell'acquescenza generale di un popolo stremati e ignorante a cui non è entrata in testa nemmeno la minaccia di commissariamento, la sentenza di fallimento del Governo Renzi, emessa da Draghi, la perdita di un ulteriore 0,2 % di Pil e l'ingresso ormai scontato nella deflazione (termine che nemmeno i migliori riescono a temere).
Fatichiamo a capire come i 5stelle in aula, che dopotutto fino a ieri erano privati cittadini 'out casta', trovino ancora il coraggio di continuare la loro battaglia, sempre più soli, sempre più impotenti, con alle spalle una popolazione torpida, ignara di democrazia e di economia, stolida, manipolata e suddita. Non riusciamo, però, nemmeno a capire quanto a fondo possa andare ancora l’Italia, che ormai è la Nazione più desolata d’Europa, con la crisi maggiore e sull’orlo del commissariamento. Quale peggio ci aspetta ancora? Renzi, attaccato agli 80 euro e all’Expo, appare ogni giorno di più un mentitore da strapazzo, una grottesca figura  da burletta, antidemocratica e volgare, ma i media prezzolati non riescono ad andare al di là di tiepidi commenti, che sono messi ormai sempre più in sordina. Il debito pubblico è cresciuto di altri 100 miliardi, mentre i boiardi di Stato stanno più attaccati che mai ai loro stravizi e difendono ogni impunità. L’Italia ha perso ogni traccia di democrazia ma sotto i colpi cinici dell’iperliberismo anche la democrazia in Europa si è ridotta a una larva. L'unica speranza è che ne venga danno anche a quei magnati e finanzieri che ci hanno messi in queste condizioni con i loro giochi dissennati, così che facciano qualche sterzata utile al loro stesso interesse. Nel perdurare della crisi è sempre più evidente che  le democrazie parlamentari devono essere rivisitate. L’Occidente è sempre più in crisi di fronte alla vivacità dell’America latina che si unisce in nuove leghe bancarie sotto la direzione della Cina e della Russia. Di fronte alla pochezza delle micropolitiche, le macropolitiche dei grandi colossi del mondo stanno scrivendo una nuova storia, Da questa storia l’Italietta dei Renzi e Berlusconi, dei Grasso e Boldrini, è avulsa per sempre.
La crisi europea è crisi del liberalismo politico che ha ormai perso ogni requisito di attendibilità e del liberismo economico che sempre più chiaramente porta l'Occidente alla rovina. Si è indebolito il rapporto che le democrazie parlamentari postulavano tra governanti e cittadini e questo è grave perché, per dirla con Edgar Morin: “Individuo e società esistono reciprocamente”. “La democrazia si fonda sul controllo dell’apparato di potere da parte dei controllati”. “La democrazia è più che un regime politico; è la rigenerazione continua di un anello complesso e retroattivo in cui i cittadini producono la democrazia che produce i cittadini”.
Ma se i cittadini rinnegano se stessi, se si vendono al mercato, se insistono nel votare e mantenere una casta imbelle che svende ogni nostro bene e diritto pur di tenersi uno straccio di potere, l’apparato non può che diventare sempre più oppressivo e iniquo, intollerabile alla fine. Per cui la bovina rassegnazione di pidiellini e piddini ha il gusto macabro ormai dei cimitero. Così quello italiano è una specie di suicidio collettivo inconsapevole ma allo stesso tempo fatale.
L’uomo si è separato dalla società. Il potere è ostile a entrambi, costituendo una specie di Stato sullo Stato, e a sua volta si è asservito al potere  finanziario che è ormai l’unica forza che conta. Tutti i passi di Renzi vanno nel senso di questo depauperamento di democrazia e di rafforzamento di una cricca parassitaria guidata da una diarchia assoluta, ma coloro che sono stati defraudati di ogni sovranità e diritto non danno segno di vita, sembrano ogni giorno di più inerti ed esanimi. E non crediamo, quest'anno, che l'autunno porterà nuovi rigurgiti su questo mondo di morti.
L'opinione pubblica è stata manipolata in una nuova Matrix così da fare di noi dei complici dei peggiori e tutto a nostro danno. Siamo come pezzetti di legno trascinati dalla corrente, che non capiscono dove stanno andando.
Persi i valori civili, non siamo più né una comunità, né una Nazione, né una democrazia. Le ideologie sono sparite. Ma è sparito anche il senso di autodifesa personale, la reazione sana all'ignominia. Sono morti la consapevolezza, l’entusiasmo, il coraggio, lo spirito critico. Muore una Nazione. Parlare solo di crisi economica, a questo punto,  è ridicolo.
E a quale punto basso siamo arrivati lo testimonia l’attaccamento cieco a due figure grottesche egocentrate come Renzi e Berlusconi.
La resistenza del ‘44 fu possibile perché esisteva una reazione contro gli invasori. Cosa accadrà oggi che un popolo senza spina dorsale non riesce nemmeno a vederli, i nuovi invasori? L’ipertrofia del liberismo ha prodotto l’inedia della democrazia e la fine del principio basico di sopravvivenza. Non ci sono più cittadini. Ci sono gli abulici, i rassegnati, i mafiosi, gli squadristi, i profittatori. Tutto il peggio è potuto accadere perché la fortezza dello Stato è stata aperta ai barbari e i cittadini hanno difeso talmente poco i propri valori da perderli completamente, perdendo se stessi.
Ormai abbiamo emarginato la possibile ‘resistenza’ di un popolo alla tirannide, perché essa nasce dalla testa e dal cuore, ma in questa disfatta non esistono più né testa né cuore, ma solo una marea dispersa e confusa, in cui i pochi resistenti nemmeno si capiscono e si uniscono tra loro, in una babele di egocentrismi ridicoli e sterili.
Dice Giulietto Chiesa: “Rimangono punti di “resistenza”, più o meno microscopici, incapaci di fronteggiare uno scontro epocale tra il Potere portatore di catastrofe e i diritti di ognuno. ”Occorrerebbe la partecipazione attiva, consapevole, di milioni di cittadini. Ma dove farla se i cittadini hanno rinnegato se stessi?  L’idea dei 5stelle era buona: un nuovo concetto di sovranità popolare che trasferiva il potere agli elettori e limitava quello degli eletti. Ma come attuarlo se quelli che dovrebbero diventare i detentori della cosa pubblica si sono chiusi nel loro privato e vivacchiano solo per sopravvivere? Il sogno di una democrazia diretta è nei fatti troppo lontano dalla realtà, non perché sia di per sé irrealizzabile, ma perché l’ignavia degli Italiani e loro inerzia li trascinano verso il peggio. L'opposizione pensa solo a farsi delle guerre intestine. Resta solo l’autoritarismo, praticamente indisturbato. Eticamente, stiamo vivendo uno dei punti più bassi della nostra storia. Ormai è chiaro che la democrazia dei numeri è un’impostura semplicistica della sovranità popolare e in realtà l’anticamera della degenerazione oligarchica e del dispotismo”. Ma la democrazia diretta sembra ogni giorno più lontana, uccisa proprio da quelli che doveva liberare. Possiamo solo sperare nei corsi e ricorsi dell’esperienza storica che quando sembra arrivare ai suoi punti più bassi, ha prodotto da essa stessa quel balzo contro l’entropia che fa sempre arrivare a un livello superiore, ma in questa morta estate le mete sembrano sempre più lontane e gli Italiani sembrano diventati un esercito di zombi.
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Dice Morin che il mondo è “policentrico” per i processi di mondializzazione, demografici, economici, tecnici, ideologici, che non permettono più di distinguere un centro e una
periferia. Pur esistendo un crogiolo di differenze culturali, religiose, di pensiero, si può realizzare un “mercato comune delle idee” nella concezione di una coscienza planetaria. Da una parte la visione avanzata e ottimistica di Morin vede il progressivo indebolimento delle regioni di imperialismo, colonialismo, culto del dominio, sfruttamento, disprezzo
delle altre culture..mentre si espandono (o dovrebbero farlo) umanesimo, democrazia, desiderio di libertà, esercizio della ragione.. per cui egli postula una nuova Europa, non come dominio di una cricca liberista basata su banche e Borsa ma come una possibile confederazione di confederazioni, che si faccia modello al mondo.
E’ ovvio che tale sogno richiederebbe un governo democratico mondiale. Ma qui subentra un realismo pessimista che constata che a oggi non si può parlare né di una Europa realmente federale né di  un super-Stato mondiale basato sulla democrazia. Per arrivare a ciò occorre innanzitutto una cultura planetaria ovvero una cultura della complessità. Ma l’umanità è ancora all’età del ferro. Occorre dunque civilizzare la civiltà ! E se non si allarga la presa di coscienza della salvezza comune della Terra non capiremo nemmeno il nostro comune destino planetario e non ci salveremo. Ma quello che il singolo governo non riesce a fare potrebbe in futuro venire a esistere per necessità dei popoli.
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EGAR MORIN
Morin parla di educazione alla complessità, mentre oggi il sapere è iperspecializzato e le masse ne sono esenti. L’ignoranza favorisce le dittature. Il pensiero della complessità ha
molti padri nobili (come Stengers, Wiener,  Bateson, Prigogine, Atlan, von Foerster, Ashby..)

Occorrerebbe favorire la  circolarità  dei saperi, con l’interdisciplinarità, così da avere una conoscenza che riflette su se stessa e si rende divulgabile ai più. Parlare di democrazia significa parlare di consapevolezza e questa non si può avere senza dati di conoscenza e senza capacità critiche. I cittadini dovrebbero essere in grado di possedere delle sintesi, per es. in diritto ed economia, che permettano loro di capire il mondo in cui vivono. Il sapere dovrebbe essere permanente, con un diverso lavoro scolastico e media che hanno anche un intento pedagogico. Chiama questo ‘democrazia cognitiva’. La democrazia è un sistema politico ma presuppone la riforma del pensiero. Appare subito ovvio che più il potere sarà autoritario, meno vorrà dei cittadini che capiscono e che pensano.
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Edgar Morin è uno dei pensatori più importanti del mondo attuale, autore di un sapere
fortemente anticipatorio capace di incidere allo stesso tempo sulle materie  umanistiche e scientifiche. L’UNESCO lo ha definito “uno dei più grandi pensatori  viventi”. Il suo
lavoro centrale e più importante è costituito da La Méthode, in 6  volumi e le sue oltre 50 opere sono tradotte e diffuse in tutto il mondo.
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LA DEMOCRAZIA DEI NUMERI

Ancora c’è chi ripete che la democrazia è il governo della maggioranza. Ma quello che ci hanno insegnato è monco e suicida.
Pensare che la democrazia sia solo la forza dei numeri ha reso possibile che attraverso vie democratiche e solo a forza di numeri prendessero il potere in modo autoritario persone come Hitler, Mussolini, Stalin, Franco, Peron, Milosevic, Putin..
La democrazia dovrebbe essere molto di più di una pura forza numerica.
Dovrebbe essere, anzitutto, la possibilità di accedere a informazioni veritiere con una stampa e una televisione libere e pluraliste.
Dovrebbe poi essere controllo degli eletti da parte degli elettori e possibilità da parte degli elettori di rimuovere gli eletti se indegni o traditori del programma.
Dovrebbe essere effettiva uguaglianza di tutti davanti alle leggi e possibilità per i cittadini di eliminare o modificare leggi fatte solo per la protezione o il potere degli eletti. E anche libertà dal timore del domani e dalla precarietà a vita.
Un sistema che aiuta ognuno ad aumentare le proprie conoscenza e la propria consapevolezza.
Un sistema che difende come prioritari i diritti dell'uomo, del cittadino e del lavoratore.
Sul piano politico, oggi, il numero degli elettori conta come il due di picche. Ciò che conta realmente è il profitto di gruppi di potenti che manipolano, plagiano e manovrano il corpo elettorale. Se il cittadino non sa e non capisce quello che vota, se i suoi interessi e bisogni sono sacrificati al profitto e al potere di grandi gruppi d’interesse che agiscono contro di loro, parlare di democrazia numerica è un paradosso. Abbiamo solo una gigantesca mistificazione ideologica.
Se mantieni il popolo in uno stato di ignoranza e lo fai votare, non hai democrazia, ma la non scelta di un popolo di inconsapevoli.
Avere il voto di dieci somari o di mille non cambia la valenza della democrazia.
La loro ignoranza la distrugge.
Non è il numero che fa la democrazia, ma la qualità degli elettori. E un governo che penalizza informazione e scuole e mantiene basso il livello di conoscenza dei cittadini è un governo che lavora solo per la dittatura..
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Declassare il Senato e lasciare intatta la Camera, formata sulla base di una legge elettorale ultramaggioritaria, permette al partito che prende più voti un dominio assoluto: dittatura della maggioranza e dittatura del leader sulla sua stessa maggioranza. Svuotare il Senato significa fare della Camera, unica assemblea elettiva, un organismo prono al volere del capo. Era il sogno di B: Renzi sta applicando il programma che B non era riuscito a realizzare.
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Ma quando il popolo si lascia abbindolare da dei truffatori e vota contro se stessi, non è il numero dei votanti che conferma la democrazia, e non di democrazia si tratta, ma di demagogia.
…e infatti le prime mosse dei 5stelle sono state nel senso di limitare gli eletti e farne dei funzionari al servizio dei cittadini, non diversamente da un avvocato o un commercialista al servizio di un cliente, con poteri limitati e a tempo e diritto di revoca e licenziamento, nominati solo e precisamente per fare gli interessi del cliente e curare i suoi bisogni.
Finché il popolo non riuscirà a imporre un sistema per limitare e controllare il potere, avremo la situazione opposta, in cui una piccola nomenclatura o, peggio, una persone o due persone associate, fanno interessi privati o di casta che col popolo non hanno niente a che fare.
Il bivio a cui si trova la democrazia parlamentare è oggi proseguire da una parte col rafforzamento della casta degli eletti a spese degli interessi collettivi, o limitarla e regolarla affinché curi gli interessi di tutti
Il discrimine che si pone come scelta necessaria  è questo
Servire una casta di notabili che svende lo stato e i diritti costituzionali a cricche finanziarie pur di trattenere ad libitum la propria fetta di potere
O rovesciare il sistema parlamentare attuale che crea democrazia di nome ma non di fatto e ricostruire Costituzioni più democratiche con l'intervento di tutti come hanno fatto in Islanda
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STORIA CHE SI RIPETE
ROSARIO AMICO ROXAS

Anche Mussolini era convinto di non essere succube di Hitler e di   poterlo tenere sotto controllo; quando si rese conto che si trattava di una illusione fantasiosa, era tropo tardi. Ci volle una guerra civile per neutralizzare, ma solo in parte, gli effetti nefasti e devastanti di quella innaturale alleanza, una guerra civile nella quale le forze sane della nazione si ritrovarono nell’identità nazionale che superava le divergenze ideologiche: la Resistenza documentò le grandi possibilità dell’Italia, che erano naufragate sotto i colpi distruttivi del nazi-fascismo.
Ora è il turno di Renzi, anche lui convinto di “non essere in mano a B”  e non si accorge che B  si serve di lui per pulirsi i piedi prima di rientrare nella “stanza dei bottoni” per riportarla ad essere la “stanza dei bottini”.
E’ l’ingenuità dello sprovveduto che minimizza i pericoli di una alleanza di fatto tra una persona che ha raccolto le ultime speranza del popolo italiano e lo ha nominato (non eletto) suo corifeo, e un condannato mantenuto in vita politica da una assurda alleanza.
Renzi non si accorge che B gioca con parecchie carte, oltre a barare senza pudore. Con l’inutile Al Fano è saldamente dentro la maggioranza e impone le sue scelte. Con altre carte appoggia il governo per le riforme, ma impone le sue condizioni. Con altre, infine, gestite risibilmente da Brunetta, falchi e pitonesse, gestisce la sola opposizione numericamente significativa. Vuole dimostrare di essere indispensabile alla nazione, addirittura necessario, novello “padre della Patria” che promuove una riforma del Senato assurda e una nuova legge elettorale anticostituzionale, mentre cerca di esaltare se stesso, per condizionare i magistrati che devono ancora giudicare le sue tante malefatte, autodefinendosi “padre costituente” e “padre nobile”. Ha adottato la regia della moderazione imposta dall’avv. Coppi, per non urtare ulteriormente l’opinione pubblica, le Istituzioni e, anche la magistratura che vorrebbe si trovasse nella condizione di “interpretare” le leggi, prima di applicarle (come accaduto con la discutibile assoluzione nel processo Ruby, del quale si attende il terzo grado di giudizio).
Come si può ben valutare, Renzi è succube della tracotanza berlusconiana; lo si vede anche quando sparge sulla nazione un ottimismo di facciata, ricalcando i passi di B, quando affermava “la crisi era solo psicologica”, Il duo sta conducendo l’Italia a una rinnovata catastrofe. Siamo impantanati in riforme che non servono mentre se ne dovrebbero fare per generare sviluppo e posti di lavoro. Così Renzi trascura gli interessi collettivi per soddisfare gli interessi personali di un pregiudicato.
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Mario Miguel
IL CAIMANO E LA LUCERTOLA
Quando il Caimano, rimasto sprovvisto di incisivi referenti politici, decise, nei primi anni novanta , di entrare in politica aveva due obiettivi fondamentali: a) tutelare le proprie aziende operanti in regime di monopolio e di totale arbitrio ( in assenza di normative chiare dedicate al nascente sistema della Tv privata ); b) garantirsi una immunità-impunità per via del suo oscuro passato di imprenditore edile capace di muovere vagonate di miliardi di dubbia provenienza.
Quel che accadde alle politiche del ‘94 e nei successivi sedici anni è andato ben oltre le sue aspettative. Neanche lui si aspettava che l’opposizione della Sinistra potesse essere così inadeguata, tronfia e becera. Quei due obiettivi degli inizi si sono via via arricchiti di tante smodate, ambiziose finalità, tanto da essere stato capace di compiere immani evasioni fiscali, di far approvare decine di terrificanti leggi ad personam, di imporre un asfittico regime di monopolio dell’informazione, e di far eleggere a delicati ruoli istituzionali decine di soggetti provenienti da ambienti malavitosi e da quello della prostituzione, trascurando in modo delinquenziale gli interessi generali del Paese.
Questo specchiato curriculum politico, per il quale ha subito esemplari condanne penali, ha invogliato la Sinistra (ancor più inadeguata, tronfia e becera) a stabilire con il Caimano un patto d’acciaio per dar vita a importanti riforme costituzionali. Illudendosi, forse, che il processo di espansione smisurato degli obiettivi predatori dello stesso sia ormai poca cosa ? O piuttosto ritenendo di poterlo sostituire con un rettile politico di stazza assai minore ma non meno simpatico nei modi e perfettamente omologo nella spregiudicatezza decisionale…
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QUANDO SUL BRITANNIA SI DECISE LA SORTE DELL’ITALIA
berluscameno
Per non dimenticare
Tutto è ormai perduto: la nostra debole democrazia è stata svenduta da tempo. 
Ministro Scotti: “Tutto nacque da una comunicazione riservata fattami dal capo della polizia Parisi che, sulla base di un lavoro di intelligence svolto dal Sisde e supportato da informazioni confidenziali, parlava di riunioni internazionali nelle quali sarebbero state decise azioni destabilizzanti sia con attentati mafiosi sia con indagini giudiziarie nei confronti dei leader dei partiti di Governo”.
Una delle riunioni di cui parlava Scotti si svolse il 2 giugno del 1992, sul panfilo Britannia, lungo le coste siciliane. Sul panfilo c’erano alcuni appartenenti all’élite di potere anglo-americana, come i reali britannici e i grandi banchieri delle banche a cui si rivolgerà il Governo italiano durante la fase delle privatizzazioni (Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers).
In quella riunione si decise di acquistare le aziende italiane e la Banca d’Italia, e come far crollare il vecchio sistema politico per insediarne un altro, completamente manovrato dai nuovi padroni.
A quella riunione parteciparono anche diversi Italiani, come Mario Draghi, allora direttore delegato del ministero del Tesoro, il dirigente dell’Eni Beniamino Andreatta e il dirigente dell’Iri Riccardo Galli.
Gli intrighi decisi sulla Britannia avrebbero permesso agli anglo-americani di mettere le mani sul 48% delle aziende italiane, fra le quali c’erano la Buitoni, la Locatelli, la Negroni, la Ferrarelle, la Perugina e la Galbani.
La stampa martellava su “Mani pulite”, facendo intendere che da quell’evento sarebbero derivati grandi cambiamenti.
Nel giugno 1992 si insediò il Governo di Giuliano Amato, personaggio in armonia con gli speculatori che ambivano ad appropriarsi dell’Italia. Amato, per iniziare le privatizzazioni, si affrettò a Consultare il centro del potere finanziario internazionale: le tre grandi banche di Wall Street, Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers e  trasformò gli Enti statali in Società per Azioni, valendosi del decreto Legge 386/1991, in modo tale che l’élite finanziaria li potesse controllare, e in seguito rilevare.
L’inizio fu concertato dal Fondo Monetario Internazionale, che, come aveva fatto in altri paesi, voleva privatizzare selvaggiamente e svalutare la nostra moneta, per agevolare il dominio economico-finanziario dell’élite. L’incarico di far crollare l’economia italiana fu dato a George Soros, un cittadino americano che tramite informazioni ricevute dai Rothschild, con la complicità di alcune autorità italiane, riuscì a far crollare la nostra moneta e le azioni di molte aziende italiane.
Soros ebbe l’incarico da parte dei banchieri anglo-americani di attuare una serie di speculazioni, efficaci grazie alle informazioni che riceveva dall’élite finanziaria, e fece attacchi speculativi degli hedge funds per far crollare la lira. Così, il 5 novembre del 1993 la lira perse il 30% del suo valore, e anche negli anni successivi subì svalutazioni. Nonostante i disastri delle privatizzazioni, le nostre autorità governative non hanno alcuna intenzione di rinazionalizzare le imprese allo sfacelo, anzi, sono disposte ad utilizzare denaro pubblico per riparare ai danni causati dai privati.
L’attacco speculativo contro la lira del settembre 1992 era stato preceduto e preparato dal famoso incontro del 2 giugno 1992 sullo yacht “Britannia” della regina Elisabetta II d’Inghilterra, dove i massimi rappresentanti della finanza internazionale, soprattutto britannica, impegnati nella grande speculazione dei derivati strutturati , come la S. G. Warburg, la Barings e simili, si incontrarono con la controparte italiana guidata da Mario Draghi, direttore generale del ministero del Tesoro, e dal futuro Ministro Beniamino Andreatta, per pianificare la privatizzazione dell’industria di stato italiana.
A seguito dell’attacco speculativo contro la lira e della sua immediata svalutazione del 30%, la privatizzazione sarebbe stata fatta a prezzi stracciati, a beneficio della grande finanza internazionale e a discapito degli interessi dello stato italiano e dell’economia nazionale e dell’occupazione.
Stranamente, gli stessi partecipanti all’incontro del Britannia avevano già ottenuto l’autorizzazione da parte di uomini di Governo come Mario Draghi, di studiare e programmare le privatizzazioni stesse. Ci si riferisce per esempio alla Warburg, alla Morgan Stanley, solo per fare due tra gli esempi più noti. L’agenzia stampa EIR (Executive Intelligence Review) ha denunciato pubblicamente questa sordida operazione alla fine del 1992 provocando una serie di interpellanze parlamentari e di discussioni politiche che hanno avuto il merito di mettere in discussione l’intero procedimento, alquanto singolare, di privatizzazione.
I complici Italiani furono il Ministro del Tesoro Piero Barucci, l’allora Direttore di Bankitalia Lamberto Dini e l’allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Altre responsabilità vanno all’allora capo del Governo Giuliano Amato e al Direttore Generale del Tesoro Mario Draghi. Alcune autorità italiane (come Dini) fecero il doppio gioco: denunciavano i pericoli ma in segreto appoggiavano gli speculatori.
Amato aveva costretto i sindacati ad accettare un accordo salariale non conveniente ai lavoratori, per la “necessità di rimanere nel Sistema Monetario Europeo”, pur sapendo che l’Italia ne sarebbe uscita a causa delle imminenti speculazioni.
Gli attacchi all’economia italiana andarono avanti per tutti gli anni Novanta, fino a quando il sistema economico- finanziario italiano non cadde sotto il completo controllo dell’élite.
Nel gennaio del 1996, nel rapporto semestrale sulla politica informativa e della sicurezza, il Presidente del Consiglio Lamberto Dini disse: “I mercati valutari e le borse delle principali piazze mondiali continuano a registrare correnti speculative ai danni della nostra moneta, originate, specie in passaggi delicati della vita politico-istituzionale, dalla diffusione incontrollata di notizie infondate riguardanti la compagine governativa e da anticipazioni di dati oggetto delle periodiche comunicazioni sui prezzi al consumo… è possibile attendersi la reiterazione di manovre speculative fraudolente, considerato il persistere di una fase congiunturale interna e le scadenze dell’unificazione monetaria”.
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