giovedì 13 marzo 2014

Il cardinale Policarpo: "Le logge dettano l’agenda ai governi"


José da Cruz Policarpo
JOSÉ DA CRUZ POLICARPO

Il Patriarca di Lisbona denuncia "influenze massoniche in politica"

GIACOMO GALEAZZICITTÀ DEL VATICANO
Il cardinale arcivescovo di Lisbona José da Cruz Policarpo non smette di stupire. Dopo aver rilasciato, la scorsa estate, un’intervista al mensile “Ordem dos Advogados” nella quale apriva al sacerdozio femminile, è tornato a esprimersi questa volta sulla massoneria. Stavolta, però, le sue parole contro la massoneria sembrano essere condivise a Roma dove infatti nessuno ha protestato. «La massoneria – ha detto – esercitaun’influenza diretta sulle vicende politiche». Dal santuario mariano di Fatima il cardinale José Policarpo stigmatizza il potere esercitato dai massoni nella politica nazionale e internazionale.


La denuncia del Capo della chiesa portoghese non è isolata. Gridata come accusa sui mass media cattolici o sussurrata nei Sacri Palazzi, la parola «massoneria» ricorre con frequenza all'interno della Chiesa cattolica. Sotto il profilo del Magistero la data-simbolo quando si parla di massoneria è il 26 novembre 1983. In quel giorno, infatti, la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicava una dichiarazione sulle associazioni massoniche. Da quando la Chiesa ha iniziato a pronunciarsi nei riguardi della massoneria il suo giudizio negativo è stato ispirato da molteplici ragioni, pratiche e dottrinali. La Chiesa non ha giudicato la massoneria responsabile soltanto di attività sovversiva nei suoi confronti, ma fin dai primi documenti pontifici in materia e in particolare nella Enciclica "Humanum Genus" di Leone XIII (20 aprile 1884), il Magistero della Chiesa ha denunciato nella Massoneria idee filosofiche e concezioni morali opposte alla dottrina cattolica. Per Leone XIII esse si riconducevano essenzialmente a un naturalismo razionalista, ispiratore dei suoi piani e delle sue attività contro la Chiesa. Nella sua Lettera al popolo italiano "Custodi" (8 dicembre 1892) Leone XIII scriveva: "Ricordiamoci che il cristianesimo e la massoneria sono essenzialmente inconciliabili, così che iscriversi all'una significa separarsi dall'altra". Non stupisce, dunque, l'"anatema" del custode dell'ortodossia, Joseph Ratzinger.

 La Chiesa, infatti, non poteva tralasciare di prendere in considerazione le posizioni della massoneria dal punto di vista dottrinale, visto che negli anni 1970-1980 la Congregazione per la Dottrina della Fede era in corrispondenza con alcune conferenze episcopali nazionali particolarmente interessate a questo problema sulla base del dialogo intrapreso da parte di personalità cattoliche con rappresentanti di alcune logge che si dichiaravano non ostili o perfino favorevoli alla Chiesa. Nel 1983 i tempi erano maturi per un pronunciamento organico. Lo studio più approfondito, infatti, aveva condotto l'ex Sant'Uffizio a confermarsi nella convinzione dell'inconciliabilità di fondo fra i principi della massoneria e quelli della fede cristiana. Prescindendo pertanto dalla considerazione dell'atteggiamento pratico delle diverse logge, di ostilità o meno nei confronti della Chiesa, la Congregazione per la Dottrina della Fede, con la sua dichiarazione del 26 novembre 1983, ha inteso collocarsi al livello più profondo e d'altra parte essenziale del problema: sul piano cioè dell'inconciliabilità dei principi, il che significa sul piano della fede e delle sue esigenze morali. A partire da questo punto di vista dottrinale, in continuità con la posizione tradizionale della Chiesa (in primis i documenti di condanna emanati da Leone XIII) derivano poi le necessarie conseguenze pratiche, che valgono per tutti quei fedeli che fossero iscritti alla massoneria. Tuttavia, a proposito dell'inconciliabilità dei principi, furono immediate le obiezioni opposte da più parti al pronunciamento vaticano, iniziando dal fatto che per la massoneria è essenziale proprio il fatto di non imporre alcun "principio", nel senso di una posizione filosofica o religiosa che sia vincolante per tutti i suoi aderenti, ma piuttosto di raccogliere insieme, al di là dei confini delle diverse religioni e visioni del mondo, uomini di buona volontà sulla base di valori umanistici comprensibili e accettabili da tutti.

Secondo questa obiezione, perciò, la massoneria costituirebbe un elemento di coesione per tutti coloro che credono nell'Architetto dell'Universo e si sentono impegnati nei confronti di quegli orientamenti morali fondamentali che sono definiti ad esempio nel Decalogo. La massoneria, quindi, non allontanerebbe nessuno dalla sua religione, ma al contrario costituirebbe un incentivo ad aderirvi maggiormente. Una contestazione con una molteplicità di risvolti storici e filosofici. La Santa Sede replica a questa obiezione con il Concilio Vaticano II, cioè con la dimostrazione più lampante che anche la Chiesa cattolica spinge nel senso di una collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà. L'associarsi nella massoneria, però, va decisamente oltre tale legittima collaborazione e ha un significato ben più rilevante e determinante di questo. La comunità dei "liberi muratori" e le sue obbligazioni morali, infatti, si presentano come un sistema progressivo di simboli dal carattere estremamente impegnativo. La rigida disciplina dell'arcano che vi domina rafforza ulteriormente il peso dell'interazione di segni e di idee. Questo clima di segretezza comporta, oltre tutto, per gli iscritti il rischio di divenire strumento di strategie ad essi ignote. Ad offrire un illuminante spaccato della «questione massonica» e del controverso rapporto tra la tonaca e il compasso è stato il 28 agosto 2011 lo storico dell'università di Torino, Angelo d'Orsi con un articolo pubblicato da «Il Fatto Quotidiano». Il punto di partenza è l'affondo del direttore di Avvenire, il quotidiano dei vescovi, che addebitando una campagna mediatica contro la Chiesa alla massoneria, parla di zun film già visto". Ma di che film stiamo parlando? Antonio Gramsci parlò una sola volta nell'aula della Camera dei deputati, il 16 maggio 1925: si discuteva il disegno di legge Rocco-Mussolini che vietava le "associazioni segrete". Si disse che era contro la Massoneria: Gramsci colse che si trattava di uno strumento per mettere fuori legge tutte le organizzazioni del movimento operaio, come non mancò di far notare in quel discorso che suscitò violente interruzioni da parte dello stesso Duce, e di qualche suo accolito. "La massoneria è la piccola bandiera che serve per far passare la merce reazionaria antiproletaria", esclamò quell'oratore dalla voce fioca ma dalla tempra fortissima;e aggiunse: "Coi massoni il fascismo arriverà facilmente a un compromesso". Fu, anche se formalmente le logge furono sciolte dal regime, ma la massoneria italiana non morì; e del resto i finanziamenti di suoi esponenti al movimento mussoliniano erano stati ingenti, e ne avevano favorito l'ascesa al potere. "Certo - evidenzia il professor D'Orsi - emersero due tendenze, una democratica, antifascista, l'altra, filofascista; anche in passato vi erano state nette demarcazioni, arrivando nel 1908 (sulla scottante questione della laicità della scuola) a una scissione mai più ricomposta.

Peraltro anche nella Chiesa di Roma, dichiaratamente ostile alla Massoneria (e formalmente osteggiata da questa nelle pubblicazioni, più che nelle pratiche), vi furono, e vi sono, com'è noto, tendenze rivali". Accanto alla Chiesa del "popolo di Dio", la Chiesa degli umili, dei diseredati, vi è stata sempre l'istituzione gerarchica vicina alle soglie del potere, a sua volta esercitante un potere vero e proprio in tutti gli ambiti della vita sociale. Questa seconda Chiesa, che fu accontentata dal fascismo dopo a sua volta averlo sostenuto, di fatto, non fu mai nemica della Massoneria, quella connessa ai gangli del potere. Se andiamo a sfogliare la pubblicistica cattolica troveremo pesanti atti d'accusa contro i "fratelli" del Grembiule e del Compasso; lo stesso ci accadrà se frugheremo nella stampa o sui siti Web massonici. Ma si è trattato, perlopiù, di un gioco di ruoli, nel quale, di fatto, due poteri apparentemente non formalizzati nella società, si contendevano l'egemonia, spesso arrivando a intese, queste sì sotterranee, se non a veri e propri accordi formali. Ma mentre la Massoneria finiva per ammorbidire la sua condanna della Chiesa, questa, che pure ha lasciato cadere in tempi recenti la scomunica ai cattolici massoni, faceva pesare la sua forza, specie in determinati momenti, tentata da sempre dalla volontà di piegare e se possibile schiacciare quello che più che nei panni dell'avversario si presentava ormai come il contendente. Ancora nel 1983, una dichiarazione (firmata nientemeno da Joseph Ratzinger, allora potente Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede e futuro papa Benedetto XVI) ribadiva l'incompatibilità dei princìpi massonici con la dottrina della Chiesa e che i fedeli membri di associazioni massoniche non potevano accedere alla santa comunione. L'opposizione fu sempre motivata non solo dal carattere segreto dell'organizzazione, ma dal laicismo, razionalismo e "relativismo" delle dottrine massoniche, e dal reiterato coinvolgimento, dei "fratelli", in azioni volte contro la Chiesa stessa e contro i "legittimi" poteri civili. Oggi in Italia la Chiesa ufficiale, quella del Vaticano e della Cei, è un potente sostegno al potere politico. "Davanti a una mobilitazione della pubblica opinione, che non ne può più dei privilegi fiscali che quel potere ha concesso al sistema ecclesiastico (una "leggenda nera", secondo il quotidiano dei vescovi) - precisa Angelo d'Orsi -. Il tirare in ballo il potere occulto della Massoneria suona a dir poco grottesco. Davvero, come ha scritto Avvenire, si tratta di "Qualcosa che impressiona".

http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/11613/


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