domenica 25 agosto 2013

Hiv, bimba sieropositiva guarita dopo le cure precoci

La piccola è stata trattata con i medicinali tradizionali a 30 ore dalla nascita. Ora non ha più traccia del virus
Una buona notizia - che segna una prima, piccola vittoria contro l'Aids - quella che arriva dagli Stati uniti.
In Mississippi, una bimba nata sieropositiva è completamente guarita.
A differenza del solito, alla piccola è stata somministrata la terapia abituale fin dalle prime ore di vita e ora non ha più tracce di virus Hiv nel suo corpo. "Questo prova che l’Hiv può essere potenzialmente curabile negli infanti", ha spiegato la dottoressa Deborah Persaud, virologo della Johns Hopkins University di Baltimore, che ha illustrato i risultati della profilassi seguita alla "Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections" di Atlanta.
La piccola è nata da madre sieropositiva ed è stata trattata con i medicinali standard solo 30 ore dopo. Lentamente, i livelli di virus nel sangue si sono abbassati e ventinove giorni dopo non è stata più trovata traccia del virus. Il trattamento è comunque continuato per 18 mesi. Per 5 mesi è stato sospeso per volontà della madre, per poi riprendere regolarmente. Ora che ha due anni e mezzo, la bimba risulta sana: tutti i test cui è stata sottoposta, ripetuti anche più volte, sono risultati del tutto negativi. Restano piccole tracce nel materiale genetico, ma il suo sistema immunitario (quello che il virus Hiv va a colpire) riesce da solo a controllarlo. Secondo i medici, la decisione di intervenire con i farmaci sin da poche ore dopo la nascita ha impedito la formazione della cosiddetta riserva virale che ospita il virus e che gli permette di riprodursi.
È presto per esultare, visto che si tratta al momento di un caso isolato, ma la notizia dà qualche speranza soprattutto per le centinaia di bambini che nascono sieropositivi. "Il nostro prossimo passo sarà scoprire se è stata una risposta altamente insolita a una terapia precoce con antiretrovirali oppure qualcosa che si può ripetere con i neonati al alto rischio", ha concluso la dottoressa.

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