Cambiare la legge per Masini
Ai carabinieri «abbiamo espresso loro tutta la nostra vicinanza e solidarietà - dice Galeazzo Bignami - Li abbiamo ringraziati: senza il loro intervento poteva essere una strage a Villa Verucchio. È doveroso, da parte della magistratura indagare, sui gravi fatti di Villa Verucchio e fare tutti i dovuti accertamenti. L'iscrizione di Masini sul registro degli indagati è funzionale a svolgerli, è chiaro. Ma a noi di Fratelli d'Italia lascia comunque molto perplessi. La legge, a nostro avviso, va cambiata. Serve una modifica legislativa. Perché non è possibile che si arrivi a indagare gli operatori delle forze dell'ordine che, come ha fatto Masini, agiscono per difendere l'incolumità pubblica. Stiamo già valutando come procedere. Il nostro obiettivo è introdurre una norma per fare in modo di evitare, a chi indossa la divisa, di ritrovarsi automaticamente sul registro degli indagati quando l'evidenza dei fatti, come nel caso di Masini, ne dimostra la correttezza, la competenza, la professionalità. Servirà la massima condivisione da parte di tutte le forze politiche. Ma dispiace, in questo senso, il silenzio assordante della sinistra». «L'encomio a Masini? In realtà lo ha già dato la popolazione di Verucchio, con i gesti di vicinanza, con la manifestazione di giovedì, con la colletta avviata per aiutarlo nelle spese legali. Ma crediamo che l'Arma, nella propria autonomia, debba valutare di dare un riconoscimento a Masini».
La famiglia del 23enne ucciso
«Mio nipote non era un terrorista, non era radicalizzato, non apparteneva ad alcun gruppo. Lui era estraneo a certi ambienti». Samir Mahmud Alfar, ha solo 28 anni, ed è il fratello della mamma di Muhammad Abdallah Abd Hamid Sitta. Grazie all'interessamento di alcuni connazionali a Roma, si è rivolto all'avvocato Alvaro Rinaldi. Come riportano i quotidiani locali i parenti del 23enne si dicono dispiaciuti «per quanto accaduto e la nostra solidarietà va alle vittime di mio nipote, ci dispiace se ha fatto del male a quelle persone e a quei ragazzi come lui. Chiediamo perdono per lui che ora non c'è più. Noi vogliamo solo sapere cosa è successo e come sono andate le cose». Vorrebbero riportare in patria la salma del 23enne per consentire alla sorella di «darne una degna sepoltura. Mio cognato - ha raccontato - il padre di Muhammad, non sta bene, si doveva operare e quando ha saputo che il figlio era morto si è sentito male». Quindi è toccato allo zio materno fare il possibile per riavere il corpo di Muhammad che al momento è ancora a disposizione della magistratura visto che giovedì è stata eseguita l'autopsia. Un accertamento irripetibile che la Procura della Repubblica ha disposto e la dottoressa Donatella Fedeli ha eseguito alla presenza del consulente di parte, il dottor Paolo Balli, nominato dall'avvocato Tommaso Borghesi, legale della difesa del luogotenente Luciano Masini. Se vi fosse stato il tempo probabilmente anche i genitori di Muhammad avrebbero nominato un loro consulente. «Si sono rivolti a me ieri (giovedì, ndr) ma l'incarico non è ancora perfezionato - ha spiegato l'avvocato Rinaldi - perché devono arrivare dei documenti dal Consolato d'Egitto che dimostri l'effettiva parentela. Hanno chiesto di avere la possibilità di portare in Patria il congiunto e senza alcuna voglia di rivalsa o di vendetta hanno solo chiesto di poter avere dei chiarimenti sull'accaduto».
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