Intervista al ministro degli Esteri uzbeko Abdulaziz Kamilov alla vigilia della conferenza per l’Asia centrale e meridionale
afgane e con il sostegno della comunità internazionale», osserva Abdulaziz Kamilov, il ministro degli Esteri dell’Uzbekistan, un paese che condivide 137 chilometri di frontiera con l’Afghanistan.
In questi anni il terrorismo ha colpito anche l’Uzbekistan?
«Come
in Europa, anche in Uzbekistan vi sono cittadini partiti per unirsi a
gruppi terroristici nelle zone di guerra. Al pari degli europei, abbiamo
la necessità di assicurare il loro rimpatrio. È un processo complicato,
ci muoviamo nel rispetto della sicurezza nazionale e dei diritti umani,
fornendo assistenza medica e psicologica. Dal 2019 abbiamo dato avvio a
quattro operazioni Mehr (Pietà) per il rimpatrio e oltre 300 donne e
bambini sono rientrati dalla Siria e dalla Iraq. Nell’ultima operazione,
24 donne e bambini sono tornati dall’Afghanistan».
La conferenza internazionale di
Tashkent Central and South Asia: Regional Connectivity, Challenges and
Opportunities si terrà il 15 e 16 luglio. In quale misura i paesi
dell’Asia centrale collaborano?
«In questi quattro anni il
Presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev ha risolto i problemi con i
paesi vicini, inclusi la demarcazione dei confini e lo sfruttamento
delle fonti idriche. Si è così venuta a creata un’atmosfera di fiducia,
indispensabile a promuovere il commercio e la collaborazione economica,
nei trasporti e nelle comunicazioni. Nei summit di Astana nel marzo 2018
e di Tashkent nel novembre 2019 abbiamo valutato la possibilità di
eliminare le barriere commerciali, rafforzare la collaborazione
industriale e accrescere le interazioni per la sicurezza e la stabilità.
Grazie a queste iniziative, il giro d’affari con gli altri paesi
dell’Asia centrale è quasi raddoppiato, passando da 2,7 a 5,2 miliardi
di dollari. Il commercio con il Turkmenistan è triplicato, con il
Kirghizistan è cresciuto di 2,3 volte, con il Tagikistan è raddoppiato, e
con il Kazakistan è aumentato di 1,6 volte. Con il Kazakhstan il nostro
obiettivo è arrivare a uno scambio bilaterale di 10 miliardi di
dollari, con il Kirghizistan di 2 miliardi, con il Tagikistan e con il
Turkmenistan di un miliardo».
In che modo la conferenza presterà attenzione all’Asia meridionale?
«Fin
dalla sua indipendenza, l’Uzbekistan ha stretto rapporti con l’India e
il Pakistan. Lo scorso 11 dicembre la riunione virtuale del Presidente
dell’Uzbekistan con il Premier indiano aveva portato alla firma di un
accordo importante. E il 14 aprile 2021 un altro summit virtuale con il
premier del Pakistan ha posto le basi per una collaborazione futura, in
attesa di una sua visita a Tashkent. Con questi paesi non abbiamo però
un confine e quindi non è facile collaborare dal punto di vista
commerciale ed economico. Per superare questo ostacolo, stiamo lavorando
alla costruzione di linee ferroviarie dai porti pachistani di Karachi e
Gwadar fino a Termez (Uzbekistan) attraverso l’Afghanistan».
L’Uzbekistan è al centro dell’Asia
centrale e i trasporti sono uno dei temi della conferenza. Quali sono i
corridoi nella regione?
«Fino a poco tempo fa i corridoi del
trasporto erano soltanto tre, recentemente portati a nove grazie alla
costruzione di linee ferroviarie e ponti. Tra questi, vi è il corridoio
Russia-Kazakhstan-Uzbekistan-Turkmenistan-Iran-Oman-India. Abbiamo poi
nuove linee su rotaia con il Kirghizistan e il corridoio per trasporto
su gomma Tashkent-Andijan-Osh-Irkeshtam-Kashgar che arriva in Cina. Su
rotaia, le merci viaggiano da Hairaton a Mazar-e-Sharif. Nell’ambito del
progetto Nord-Sud, un nuovo corridoio dà accesso alle linee ferroviarie
dell’Iran, del Pakistan e dell’India, e quindi ai porti Chabahar (Iran)
e Gwadar (Pakistan). Detto questo, continuiamo a espandere vie
alternative: il corridoio che dall’Oman arriva in Iran e da qui in
Turkmenistan fino in Uzbekistan; la nuova linea ferroviaria
Uzbekistan-Kirghizistan-Cina per trasportare merci dalla regione
dell’Asia-Pacifico e dalla Cina in Kirghizistan e attraverso
l’Uzbekistan ai paesi europei. Questa Nuova Via della Seta è molto
importante, perché è la via più breve dalla Cina all’Europa, così come
per il Vicino e Medio Oriente. C’è poi il corridoio lungo la strada
Mazar-e-Sharif - Kabul–Peshawar che non solo rappresenta il percorso più
breve ma può contribuire alla pace e allo sviluppo dell’Afghanistan».
Quali personalità partecipano alla conferenza di Tashkent?
«La
partecipazione sarà ampia, a dimostrare la rilevanza dell’Asia centrale
per gli equilibri mondiali. Ci saranno il presidente dell’Afghanistan
Ashraf Ghani, il premier del Pakistan Imran Khan, i ministri degli
Esteri dei Paesi dell’Asia centrale e dell’Asia meridionale, della
Russia e della Cina, nonché di paesi importanti del mondo musulmano tra
cui Turchia, Arabia Saudita, Kuwait e Qatar. Ci saranno rappresentanti
di alto livello degli Stati Uniti, dell’Unione europea e del Regno
Unito, della Corea del Sud e del Giappone. Le diverse agenzie dell’Onu
hanno mostrato interesse. Crediamo che gli Stati Uniti, la Russia, la
Cina e l’Unione europea possano giocare un ruolo importante partecipando
e sostenendo i progetti economici in Asia centrale e meridionale».
A rappresentare l’Italia sarà il sottosegretario agli Esteri e alla Cooperazione internazionale Manlio di Stefano. Che cosa vi aspettate dal nostro paese?
«L’Italia
è uno dei nostri partner più importanti e ha un potenziale
significativo dal punto di vista economico, scientifico, tecnologico e
intellettuale. Siamo interessati a rafforzare le relazioni bilaterali,
in particolare nell’ambito dei progetti economici, di trasporto e
comunicazione, energia e innovazione. Al tempo stesso, l’Italia ha un
enorme potenziale industriale e tecnologico ed è quindi in grado di dare
un contributo significativo a questi progetti a livello regionale. Di
conseguenza, nel dicembre 2019 abbiamo sostenuto l’iniziativa italiana
per costituire un nuovo formato 1+5 di dialogo e cooperazione con l’Asia
centrale e siamo pronti a organizzare un secondo incontro ministeriale a
Tashkent, in linea con la conferenza di questi giorni. Contiamo inoltre
sull’Italia per rafforzare i nostri rapporti con le istituzioni
dell’Unione europea e con gli altri paesi membri».
https://www.corriere.it/esteri/21_luglio_14/sicurezza-sviluppo-dell-asia-centrale-dipendono-stabilizzazione-dell-afghanistan-635c729a-e484-11eb-9ca3-9397dc78a855.shtml
Putin71
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