venerdì 15 agosto 2014

      LA STAGIONE DEL MAIALE
                            ovvero LE CONSOLATRICI DELL’ANIMA
di Manuela Cherubini e Luisa Merloni
con: Fiora Blasi, Patrizia Romeo, Luisa Merloni

Due sorelle ed una pensionante condividono un’abitazione nella quale hanno deliberatamente deciso di segregarsi.
Per Erminia, la sorella maggiore, la responsabile, la custode delle regole e della morale, la casa costituisce il rifugio dal male che ha patito nel mondo, l’unico spazio possibile per condurre a termine l’esistenza ricreando nel suo microcosmo tutte le regole del mondo: la religione, la morale, la bellezza, il bon-ton, il potere. Il suo compito è il mantenimento dello stato presente, immutabile, fino alla fine dei giorni.
Wanda, la sorella minore, non ha mai vissuto al di fuori della tana, non conosce il mondo se non attraverso lo sguardo terrorizzato di Erminia. Wanda vive attraverso la spinta dei bisogni primari: mangiare ed andare di corpo liberamente. Elemento disturbatore dell’ordine stabilito di Erminia, ma necessario a riaffermarlo in continuazione, Wanda rappresenta la trasgressione attraverso la quale ribadire sempre con nuova forza le regole.
La minaccia a questo delicato equilibrio è rappresentata da Mariah, la pensionante, l’elemento di fuori, la scheggia impazzita che mette in discussione le gerarchie, le regole. Mariah è l’uccello in gabbia della casa, l’ultimo brandello di bellezza possibile, lo struggimento per il mondo vivibile, lo slancio verso l’utopia. Cerca continuamente un contatto con il fuori, costruisce le sue piccole finestre magiche, eppure non tenta mai di spalancare quelle vere, perennemente sbarrate. Il vuoto del suo passato la spaventa meno dell’abisso di un futuro senza sbarre a proteggerla. La paura è la sua catena, il mondo che possiede dentro è talmente bello che anche solo il respiro degli uomini potrebbe incenerirlo. La viltà è la cifra del suo intelletto superiore, il potere che da esso trae è esercitato solo all’interno della gabbia che le racchiude tutte e tre.
Tutte e tre rappresentano la miseria del mondo che si accartoccia su se stesso, che scompare piano senza vergogna, che non conosce oscenità se non quella di guardarsi allo specchio e per questo chiude gli occhi, alimentando sogni e speranze soltanto a scopo “ricreativo”.
                                  
Pietà di sé, infinita pena e angoscia
                            di chi adora il quaggiù e spera e dispera
                            di un altro... (Chi osa dire un altro mondo?)
                                               ...
                            “Strana pietà” (Azucena, atto secondo, Carmen, Bizet)
                                                                  Eugenio Montale, da Satura

IN SCENA AL TEATRO FURIO CAMILLO, via Camilla 44  DAL 18 AL 23 FEBBRAIO

Inizio spettacolo h.21.00, costo del biglietto Euro 8,00.

www.emule.it

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