LA STAGIONE DEL MAIALE
ovvero
LE CONSOLATRICI DELL’ANIMA
di Manuela
Cherubini e Luisa Merloni
con: Fiora Blasi, Patrizia Romeo, Luisa Merloni
Due sorelle ed una pensionante
condividono un’abitazione nella quale hanno deliberatamente deciso di
segregarsi.
Per Erminia, la sorella maggiore,
la responsabile, la custode delle regole e della morale, la casa costituisce il
rifugio dal male che ha patito nel mondo, l’unico spazio possibile per condurre
a termine l’esistenza ricreando nel suo microcosmo tutte le regole del mondo:
la religione, la morale, la bellezza, il bon-ton, il potere. Il suo compito è
il mantenimento dello stato presente, immutabile, fino alla fine dei giorni.
Wanda, la sorella minore, non ha
mai vissuto al di fuori della tana, non conosce il mondo se non attraverso lo
sguardo terrorizzato di Erminia. Wanda vive attraverso la spinta dei bisogni
primari: mangiare ed andare di corpo liberamente. Elemento disturbatore
dell’ordine stabilito di Erminia, ma necessario a riaffermarlo in
continuazione, Wanda rappresenta la trasgressione attraverso la quale ribadire
sempre con nuova forza le regole.
La minaccia a questo
delicato equilibrio è rappresentata da Mariah, la pensionante, l’elemento di
fuori, la scheggia impazzita che mette in discussione le gerarchie, le regole.
Mariah è l’uccello in gabbia della casa, l’ultimo brandello di bellezza
possibile, lo struggimento per il mondo vivibile, lo slancio verso l’utopia.
Cerca continuamente un contatto con il fuori, costruisce le sue piccole
finestre magiche, eppure non tenta mai di spalancare quelle vere, perennemente
sbarrate. Il vuoto del suo passato la spaventa meno dell’abisso di un futuro
senza sbarre a proteggerla. La paura è la sua catena, il mondo che possiede
dentro è talmente bello che anche solo il respiro degli uomini potrebbe
incenerirlo. La viltà è la cifra del suo intelletto superiore, il potere che da
esso trae è esercitato solo all’interno della gabbia che le racchiude tutte e
tre.
Tutte e tre rappresentano la
miseria del mondo che si accartoccia su se stesso, che scompare piano senza
vergogna, che non conosce oscenità se non quella di guardarsi allo specchio e
per questo chiude gli occhi, alimentando sogni e speranze soltanto a scopo
“ricreativo”.
Pietà di sé, infinita pena e angoscia
di chi adora il quaggiù e spera e dispera
di un altro... (Chi
osa dire un altro mondo?)
...
“Strana pietà” (Azucena,
atto secondo, Carmen, Bizet)
Eugenio
Montale, da Satura
IN SCENA AL TEATRO FURIO CAMILLO,
via Camilla 44 DAL 18 AL 23 FEBBRAIO
Inizio spettacolo h.21.00, costo del
biglietto Euro 8,00.
www.emule.it
Nessun commento:
Posta un commento