venerdì 1 agosto 2014

Israele e la mano lunga dei coloni


HebronIsraele vuole lo scontro tra Hamas e l’autorità Palestinese. Le azioni militari tendono sempre più a far fallire la riconciliazione tra le parti in vista delle prossime elezioni previste per la fine dell’anno. Annullare Hamas non solo nella Striscia di Gaza o Hamastan ma soprattutto anche inCisgiordania.
Per questi obiettivi si serve anche dei coloni visto che proprio nella “West Bank” sono numerosi gli insediamenti colonici israeliani. La mano lieve dell’esercito verso i coloni che impiegano la violenza contro i palestinesi determina una situazione in cui numerosi coloni sono convinti di potere aggredire palestinesi e distruggerne i beni senza temere di venire arrestati o processati. I cosiddetti coloni “selvaggi e incontrollabili” costituiscono il prolungamento del governo di coloni che dirige attualmente lo Stato ebraico. A livello strategicomilitare gli insediamenti in territorio palestinese costituiscono punti di controllo e acquisizioni territoriali illegali che vanno oltre ogni previsione.
Facendo un po’ di dietrologia a partire dal 1968 il rabbino nazionalista Moshe Levinger mise radici nella città dei patriarchi: Hebron. Levinger aveva deciso di trascorrere la Pasqua ebraica con i suoi allievi all’Hotel Park, a breve distanza dalla Tomba dei Patriarchi. Il suo intento era quello di non lasciare la città tanto che l’allora ministro della Difesa, Moshe Dayan, non se l’era sentita di sgomberarlo con la forza. Alla periferia di Hebron in breve tempo nacque così la prima colonia di Kiryat Arba. Seguì successivamente Maaleh Edomim, alle porte di Gerusalemme. In altri casi si procedette con degli stratagemmi. Ad Ofra (Ramallah) e ad Elon Moreh (Nablus) i coloni furono prima presentati all’opinione pubblica interna come “archeologi”, poi come “civili israeliani alloggiati provvisoriamente in basi militari”. La svolta però arrivò negli anni Ottanta quando il partito Likudindividuò i coloni nella piccola borghesia che aspirava ad abbandonare i rioni popolari nelle città dormitorio attorno a Tel Aviv o a Gerusalemme. Per loro vennero eretti insediamenti accoglienti inCisgiordania. Per loro si realizzarono comode autostrade in modo da raggiungere il luogo di lavoro in mezz’ora. Per loro si edificarono casette accoglienti dalle tegole rosse, circondate da giardini rigogliosi, con servizi sociali avanzati.
Ariel Sharon per anni è stato il massimo rappresentante dei coloni. Lui ha costruito gli insediamenti come ministro delle Costruzioni. Ancora lui come ministro delle Infrastrutture ha costruito strade, ha portato l’acqua e l’elettricità negli insediamenti e come ministro dell’Agricoltura ha rafforzato e potenziato il lavoro di molte aziende delle colonie. Fu però proprio il primo ministro Sharon a decidere in seguito di ritirarsi da Gaza. Per lui l’occupazione non era più nell’interesse di Israele. Circa 10mila coloni vennero così sradicati dalla Striscia. Una mossa estremamente controversa all’interno di Israele, che portò l’attuale primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, a uscire dal governo in segno di protesta.
Oggi negli insediamenti non vivono solo i coloni definiti “ideologici”, persone disposte a qualche rischio pur di vivere in una bella casa di campagna con camere ariose con un pezzo di terra da coltivare, ma si possono trovare individui molto diversi dai fricchettoni al coltivatore di fiori, dalle ragazze madri con molti figli ai giovani imprenditori rampanti israeliani.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/31/israele-e-la-mano-lunga-dei-coloni/1078239/

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