mercoledì 14 maggio 2014

Giorgiana Masi, ancora senza giustizia: vittima del ‘metodo Cossiga’

giorgiana masi-R.C.- Giorgiana Masi è morta un giorno di maggio del 1977, uccisa da una mano ancora sconosciuta, forse un poliziotto infiltrato in una manifestazione organizzata dal partito radicale: aveva diciannove anni.
Giorgiana era una studentessa, viveva con i genitori e quel pomeriggio si trovava in compagnia del fidanzato al centro storico della Capitale, un proiettile calibro 22 spezzò la sua vita.
A quasi mezzo secolo di distanza ancora non si conosce il nome dell’assassino.
Anni violenti, feroci scontri tra opposte fazioni, tanto che l’allora ministro dell’Interno, Francesco Cossiga, aveva disposto il divieto assoluto di manifestazioni pubbliche.
Forse proprio Cossiga avrebbe potuto spiegare tante cose, in un’intervista cinicamente ammise  “Maroni dovrebbe fare quel che feci io quando ero Ministro dell’Interno (…) Infiltrare il movimento con agenti pronti a tutto…”.
La cosiddetta ‘strategia Cossiga’, da alcuni definita terrorismo di Stato. 
Alla manifestazione erano presenti circa 5.000 agenti delle forze dell'ordine in assetto antisommossa, coadiuvati da agenti in borghese, il cui coordinamento operativo era stato messo a punto nel corso di una riunione al Viminale “agenti pronti a tutto” in borghese, mischiati ai dimostranti.
Giorgiana si accasciò, senza dire una parola, quelli accanto a lei in un primo tempo credettero che fosse inciampata, invece era stata colpita da una pallottola all’addome, all’ospedale non poterono che constatarne il decesso.
La prima inchiesta si chiuse con un provvedimento di archiviazione, in quanto il giudice istruttore verificò l’impossibilità di procedere perché gli autori del reato erano ignoti.
Scrisse nel provvedimento   “È netta sensazione dello scrivente chemistificatori, provocatori e sciacalli (estranei sia alle forze dell’ordine sia alle consolidate tradizioni del Partito Radicale, che della non-violenza ha sempre fatto il proprio nobile emblema), dopo aver provocato i tutori dell’ordine ferendo il sottufficiale Francesco Ruggero, attesero il momento in cui gli stessi decisero di sbaraccare le costituite barricate e disperdere i dimostranti, per affondare i vili e insensati colpi mortali, sparando indiscriminatamente contro i dimostranti e i tutori dell’ordine”.
Nel 1998 venne riaperto il fascicolo, assegnato al pm romano Giovanni Salvi, venne riesaminata la pista relativa alla pistola.  Per l'ex presidente della Commissione Stragi Giovanni Pellegrino, le parole di Cossiga pronunciate sull'accaduto confermerebbero come "quel giorno ci possa essere stato un atto di strategia della tensione, un omicidio deliberato per far precipitare una situazione e determinare una soluzione involutiva dell'ordine democratico”.
Il deputato verde Paolo Cento presentò una proposta di legge per la costituzione di una commissione che si occupi di "abbattere il muro di omertà, silenzi e segreti attorno all'assassinio della giovane e per individuare chi ha permesso l'impunità dei responsabili".
Cossiga si trovò al centro di feroci polemiche, ma ovviamente non ne fu travolto, nonostante circolassero fotografie che inequivocabilmente ritraevano agenti in borghese che, secondo diverse interpretazioni, sparavano ad altezza d’uomo.
Il ministro si disse pronto a dimettersi “a patto di avere le prove che la polizia abbia sparato”, in seguito ammise di “essere una delle cinque persone che conoscono il nome dell’assassino di Giorgiana Masi”.
Esecutori sconosciuti, mandanti intellettuali forse palesi, appelli inascoltati anche a Giorgio Napolitano, seguiti da un silenzio che, spesse volte, è attiguo alla complicità.
E la storia potrebbe ripetersi. Curzio Maltese, durante gli scontri di Piazza Navona, raccoglie inquietanti spezzoni di dialoghi tra le forze dell’ordine, agenti in tenuta antisommossa che parlottano   “arrivano quei pezzi di merda dei comunisti!”, “allora si va in piazza a proteggere i nostri? Sì ma non subito”.
Uno studente in piazza confida ad un giornalista “E’ il metodo Cossiga, ci stanno fottendo”.
Ancora, dopo quasi cinquant’anni, Giorgiana Masi è morta per niente.


http://www.articolotre.com/2014/05/giorgiana-masi-ancora-senza-giustizia-vittima-del-metodo-cossiga/

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