PONTE TESTACCIO
La piccola, 14 mesi, era scivolata nel Tevere mentre il papà tagliava la legna. È morta dopo due giorni in ospedale
ROMA - Raffiche di vento gelido spazzano il greto del Tevere. Florin e Liliana gettano pezzi di legno in un braciere, l'unica fonte di riscaldamento sotto ponte Testaccio per i due ragazzi e per il gruppo di romeni di etnia rom che da mesi cercano di sopravvivere così a due passi dal centro. Questa era anche la «casa» della piccola Natalia, 14 mesi, scivolata giovedì sera nel fiume e morta sabato pomeriggio al Policlinico Gemelli. Poche ore più tardi papà Florin e mamma Liliana hanno parlato con i medici e dato il consenso alla donazione degli organi.
I genitori della bimba di 14 mesi scivolata nel Tevere mentre stava giocando parlano in esclusiva sul Corriere della Sera (Foto Proto)
Il documento della piccola (Foto Proto)
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L'accampamento di fortuna dove vive la famiglia rom vicino a Ponte Testaccio a Roma (Foto Proto)
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«Così salveremo la vita ad altri bambini», hanno spiegato ai responsabili del Gemelli, colpiti dal gesto dei genitori di Natalia. «Siamo arrivati tre mesi fa da Craiova - racconta il padre della piccola, Florin Tomescu, 32 anni -, in Romania abbiamo lasciato altri quattro figli. A Roma abbiamo girato per alcuni campi nomadi, ma non c'era posto e così siamo finiti qui». Liliana (22 anni) ha acceso una candela rosa per ricordare la figlioletta scomparsa, e per non far spegnere la fiamma l'hanno messa in una pentola con il coperchio. Mostra il passaporto della figlioletta: alla voce nazionalità c'è scritto «romana» - romena nella lingua madre - ma basta leggerlo per capire che è più di un gioco del destino. Da tre giorni il papà rifiuta il cibo nonostante gli amici gli dicano di farsi coraggio. «Non ce la faccio, con mia figlia sono morto anch'io», mormora con un sospiro stringendosi nella felpa con il Cavallino della Ferrari, l'unico riparo dal freddo.
La tragedia ha investito all'improvviso lui e Liliana.Erano le otto di giovedì sera. «Spaccavo un po' di legna - ricorda il giovane rom -, Natalia giocava qui intorno con il girello. All'improvviso non l'ho più vista, l'ho cercata e l'ho vista nel fiume. Non ho pensato a nient'altro - dice ancora sconvolto - mi sono tuffato subito e l'ho riportata a riva». Le condizioni di Natalia sono apparse subito molto gravi. Portata al San Camillo è stata poi trasferita al Gemelli. «Nonostante il rapido intervento del papà che ne aveva scongiurato l'annegamento, aveva purtroppo subìto un protratto arresto cardiaco», spiegano proprio dal Policlinico. «Siamo rimasti tre giorni e tre notti in ospedale sperando che i medici la salvassero, ma non c'è stato niente da fare - aggiunge Florin -. Adesso aspettiamo che ci restituiscano Natalia per riportarla in Romania. Ma chiediamo aiuto, non abbiamo soldi per il viaggio in aereo. Ripeto: qualcuno ci aiuti». Fra i primi a mettersi in moto ci sono proprio i medici del Gemelli che cercheranno di trovare un modo per stare vicini alla famiglia di Natalia per farla tornare a casa. «Un atto d'amore, in un dramma così profondo è encomiabile il gesto di sensibilità e di solidarietà dei genitori della piccola», è stato il commento del vice sindaco Sveva Belviso, mentre Giovanni Barbera, presidente del consiglio del XVII Municipio, ha invece proposto di «intitolare ponte Testaccio alla bambina».
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