La storia che state per leggere non è una storyline di wrestling, né appartiene alle "leggende" che ogni tanto si leggono sia qui che su altri canali dedicati a questa disciplina, ma è un fatto vero, testimoniato da decine di personalità e spettatori, che si trovarono di fronte ad uno di quei rari momenti in cui la fantasia di una rivalità di pro wrestling cede il posto alla dura e cruda realtà della criminalità organizzata.
Il wrestler Terry Brunk, conosciuto in tutto il mondo con il nome di Sabu, ci ha lasciato improvvisamente qualche giorno fa. Forse non il più tecnico ed esperto lottatore di wrestling che sia mai esistito, è stato però sicuramente uno dei pochi che ha rivoluzionato un modo di vedere e fare wrestling, uscendo dalla monotonia del lottato WWF e WCW degli anni 90 per portare una ventata di freschezza (e di pericolosità!) con il suo uso innovativo di tavoli, filo spinato, sedie, vetro e quant'altro.
Nipote di un altro celebre "pazzo" del ring come l'originale Sheik, Sabu era stato da lui guidato nel suo personale percorso di creazione del personaggio di un arabo folle, disposto a mettere il proprio corpo in continuo rischio pur di battere il proprio avversario, anche a rischio di procurarsi ferite e cicatrici che lasceranno il segno sul suo corpo per tutta la vita.
Agli inizi della sua carriera, prima di diventare una stella della Extreme Championship Wrestling e del mondo del wrestling hardcore americano, Brunk mosse i suoi primi passi nella giapponese FMW, Frontier Martial-Arts Wrestling, di proprietà di uno dei più folli e imprevedibili wrestler di ogni tempo, Atsushi Onita.
"Devi avere la testa più vuota di quella di una zucca per lottare in FMW" diceva Terry Funk, mentore e stretto amico di Onita, il che la dice lunga sulla storia di questa federazione che ha fatto del wrestling estremo il suo punto di forza, segnando i corpi dei propri atleti con cicatrici e ferite al limite della sopravvivenza e riducendo alcuni di loro ad un triste epilogo (come insegna la dolorosa storia di Hayabusa).
Il terreno perfetto e fertile per uno come Sabu: la prima volta che, durante uno dei suoi primi incontri hardcore, il filo spinato lacerò la carne del lottatore, questi, in preda al dolore, fu portato d'urgenza in ospedale. Ma lì, si sa, i tempi d'attesa spesso sono lunghi, facendo perdere del tempo prezioso (e conseguentemente soldi) al futuro campione ECW, che decise dopo quella esperienza di fare di testa sua e di utilizzare un metodo più veloce e sbrigativo in casi analoghi: prendere della colla attaccatutto, un pò di bendaggi ed aspettare che il naturale processo di guarigione del proprio corpo facesse il resto.
Un uomo così, come potrete bene immaginare, ha paura di ben poche cose, ma quella sera del 1993 anche lui si trovò in una situazione che definire brutta è un eufemismo.
La FMW di Onita, come detto, non era una promotion come le altre, e quel genere di wrestling attirava una clientela del tutto particolare: la Yakuza, la mafia giapponese. Molti membri della onorata società detenevano il potere su biglietti, arene e quant'altro fosse direttamente attinente al mondo del puroresu, oltre ad essere sempre presente a bordo ring durante gli eventi. Una sola regola era essenziale: lasciarli in pace, nelle loro sedie, a godersi lo spettacolo.
Quella maledetta sera, vuoi per la foga del momento, vuoi per una distrazione fatale, vuoi perché le regole a Sabu sono sempre andate decisamente strette, sta di fatto che il "Madman da Bombay, India" arrivò durante il match vicino alla "zona proibita".
L'atmosfera iniziò subito a surriscaldarsi ed i membri della criminalità a bordo ring iniziarono a schivare colpi e mazzate dei due contendenti, fin quando involontariamente Sabu si scontrò con uno di loro e di istinto abbozzò una mossa di reazione... brutto, bruttissimo errore.
In pochi minuti fu accerchiato da decine di gangster, che lo presero di forza e lo trascinarono nel backstage con un unico obiettivo: farlo fuori per pagare con il sangue l'affronto! Lì procedettero a prenderlo a pugni e calci, così da finirlo sul pavimento dello spogliatoio.
Ma è qui che entra in gioco un personaggio di cui fin ora non abbiamo parlato: il suo avversario in quel match, "The Gladiator" ovvero il possente Mike Awesome.
Mike, compresa la mala parata, decise di interrompere qualsiasi cosa stesse facendo sul ring e subito si gettò di cuore in mezzo a quella marmaglia, spintonando, colpendo ed infine liberando Sabu dalle grinfie degli sgherri della mala.
Poi, con gesto felino ed infinito coraggio, prese Brunk e lo portò con sé dentro uno dei bagni dello spogliatoio, chiudendosi in attesa che la questione - forse - si potesse lentamente risolvere da sola.
Ma così non era.
Le ore passavano e mentre i due restavano attanagliati dentro cercando di salvarsi la pelle, fuori la Yakuza non ne voleva sapere di lasciarli andare, ed aspettava il momento propizio per sfondare la porta e prendere i due malcapitati. Fu lo stesso boss Onita che, corso subito a mediare la situazione, procedette a chiedere scusa ai boss, a spiegare che tutto era stato uno spiacevole malinteso, che non era nelle loro intenzioni mancare di rispetto.
Dopo quella che sembrò una infinità, finalmente i gangster decisero che la questione non valeva più il loro tempo e si allontanarono dall'arena. Una volta aperta la porta del bagno, Awesome e Sabu erano sconvolti, massacrati e tremanti di paura... ma comunque vivi.
Sabu volerà subito negli Stati Uniti, dove lo aspetterà Paul Heyman ed il nuovo progetto della ECW, e non tornò in Giappone se non prima di diversi anni, nel 1997. A quel punto, di acqua sotto i ponti ne era passata tanta, e la questione oramai faceva parte del dimenticato.
Ma la FMW continuava ad essere stretta nella morsa della Yakuza, che ne controllava ancora show e arene. Sabu, però, stavolta era maturato, e non incappò mai più in un errore che - se non ci fosse stato l'aiuto del suo compagno Mike Awesome - avrebbe potuto avere serie conseguenze.
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