Quando la realtà supera la fantasia: Collisione in Corea (3 parte)
Quella sera, dopo aver preso parte al main event della prima serata di fronte a ben 160.000 spettatori (totalmente in silenzio), i wrestler tornarono in albergo. Ovviamente nessun festeggiamento era permesso.
Il secondo giorno dell’evento fu la cornice del main event tra il giapponese Antonio Inoki e la star WCW Ric Flair. Questa volta erano accorsi allo stadio ben 190.000 persone, superando la prima giornata e decretando – di fatto – Collision in Korea come l’evento con il più alto numero di spettatori. Certo, se Triple H obbligasse con i carri armati la popolazione statunitense probabilmente la prossima WrestleMania riuscirebbe a battere anche questo record.
Come al solito, il resto dei match fu accolti dal solito, surreale silenzio attonito di un pubblico che non comprendeva quello sport-spettacolo quando la loro vita era dettata da leggi marziali e difficoltà di vita non immaginibili per noi che viviamo nel mondo occidentale. Ma qualcosa cambiò nel main event.
La premessa è che Antonio Inoki, prima di diventare la stella di prima grandezza della NJPW ed una forza politca non indifferente, era stato uno dei due allievi della leggenda del puroresu Rikidozan, naturalizzato giapponese ma di fatto nato e cresciuto in Corea (l’altro allievo era ovviamente Giant Baba). Questo, agli occhi di quegli stralunati spettatori, lo rendeva più vicino a loro, nell’aspetto e nel background culturale. Inoltre, sul quadrato, Inoki interpretava la parte del face, beniamo del pubblico, mentre Flair, ovviamente, quelle dell’odiato nemico del popolo asiatico.
Improvvisamente il pubblico cominciò, a poco a poco, a sostenere Inoki e ben presto ogni sua mossa, ogni suo comeback veniva accolto tra il tripudio di urla festanti e di gioia, per poi finire nell’apoteosi della vittoria di Inoki su Flair. Ancora oggi si dice che circolino foto di Flair insanguinato e battuto da Inoki come esempio di propaganda del regime nord-coreano contro i nemici del paese patria del capitalismo.
Al ritorno in albergo (indovinate un po’? Senza nessun festeggiamento) i wrestler tornarono nelle loro camere, contenti però che il il giorno dopo avrebbero lasciato quel paese ostile per tornare nel mondo civilizzato. Sempre se i passaporti fossero stati resi.
Intanto Scott Norton, esausto da quella due giorni, rientrò nella sua camera con l’intenzione di telefonare a sua moglie per raccontarle quegli assurdi due giorni che aveva vissuto. Ma durante la telefonata parlò del fatto che il paese li avesse trattati come deportati e che non si stava affatto trovando bene.
Improvvisamente dalla cornetta del telefono si sentirono dei click sospetti e la telefonata si interruppe. Pochi secondi dopo, qualcuno bussò alla sua porta d’albergo ed aprendo Norton scoprì trattarsi di una delegazione militare.
Norton fu portato frettolosamente in un seminterrato, dove lo attendava un generale armato di pistola e poco disposto ad ascoltare le parole del lottatore. Fu accusato immediatamente di propaganda negativa nei confronti della nazione, pena secondo la quale avrebbe rischiato la detenzione in carcere (nel caso migliore) o addirittura la morte per esecuzione sommaria. Norton, madido di sudore, cercò in tutti i modi di giustificarsi, di dire che le sue parole erano state fraintese, che mai e poi mai avrebbe denigrato il grande paese della Corea del Nord. Fu grazie – pare – alla mediazione di Sonny Onoo che riuscì in qualche modo a scamparla ed a tornare in camera. La moglie, che aveva sentito la telefonata interrompersi bruscamente, passò due giorni in preda al panico, ma fortunamente riuscì ben presto a riabbracciare il marito.
Intanto il mattino del terzo giorno era arrivato, ma i passaporti non erano ancora arrivati.
Grazie alla presenza della leggenda Muhammad Alì e forse intimoriti che un eventuale atto di forza verso cittadini statunitensi e giapponese avrebbe potuto provocare un terremoto a livello di politica mondiale, dopo lunghi ed estenuanti tira e molla tra Onoo e le autorità militari, i wrestler riuscirono a rientrare in possesso dei loro documenti e ad imbarcarsi nell’aereo che li avrebbe riportati in Giappone.
Vi ho parlato nella prima parte dei dissapori tra Road Warrior Hawk e 2 Cold Scorpio. I due si erano scontrati a causa dell’amicizia tra Hawk e Flair, che aveva portato Hawk a schierarsi dalla parte del Nature Boy quando alcuni screzi tra lui ed il futuro Flash Funk portarono al licenziamento di quest’ultimo nel 1994. Si, avete letto bene, nel 94, ma nel 95, in occasione di questo evento in Corea, la WCW richiese ancora una volta i privilegi del wrestler, che accettò di buon grado sapendo che Hogan sarebbe stato nel main event. Potete immaginare cosa pensò una volta che entrando a bordo dell’aereo vide Flair e non Hogan.
All’andata, Flair aveva chiesto se qualcuno dei “ragazzi” voleva salire a bordo del suo mezzo e Scorpio aveva risposto con qualcosa tipo “lasciate quella fighetta andare da sola!”, cosa che Hawk non apprezzò e portò i due alle mani.
Adesso, sul volo di ritorno, lontano dalla paura di essere arrestati e condotti nelle carceri nord coreane, i due pensarono bene di saldare i conti a 1.000 metri di quota, combattendo in mezzo ai sedili dell’aereo e tirandosi oggetti addosso. Non proprio il ritorno che si aspettava il resto della troupe, ma molto in linea con l’assurdità dei due giorni che li aveva preceduti.
Alla fine, Hawk e Scorpio furono fatti ricondurre a più miti consigli da Bischoff e soci, e finalmente l’aereo atterrò.
Flair, esausto, si accasciò a terra e cominciò a baciare il suolo dell’aeroporto giapponese: “Dio, grazie per avermi fatto tornare a casa!”.
Si concluse così l’evento più incredibile della storia del wrestling. Inoki continuerà nella sua carriera politica, portando il wrestling come strumento di pace fra i popoli (probabilmente aveva pensato che, se era riuscito a scamparla in quei due giorni di Aprile 1995, niente lo avrebbe più intimitorito). Scorpio fu definitivamente licenziato dalla WCW, ma tornerà l’anno dopo nei panni di Flash Funk nella WWF. Flair… beh, è rimasto lo stesso Flair di sempre.
L’evento non è mai stato pubblicizzato adeguatamente in Usa, anche perché, dopo l’acquisto della WCW da parte della WWE, il primato di presenze di Wrestlemania 3 sarebbe stato messo in dubbio e quindi, per evitare ogni probabile paragone, è stato persino rimosso dal WWE Network.
Rimangono le testimonianze, i racconti e le paure dei suoi protagonisti, che non scorderanno quell’evento che avrebbe potuto portarli a conseguenze inimmaginabili.
Il Vostro Sempre (poco) Umile Maestro Zamo
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