venerdì 30 maggio 2025

LA CLASSIFICA DI CHI FA MEGLIO OPPOSIZIONE (E DI SICURO NON È RENZI)

 



Secondo non poche autorevoli testate, l’unico che fa opposizione vera in Italia è Matteo Renzi. Poiché tale affermazione è sostenuta non solo da vedovi inconsolabili del renzismo (e dunque del tutto privi di credibilità), ma pure da professionisti intelligenti, merita alcune considerazioni.


Quella di Renzi “vero leader anti-Meloni” è un’illusione ottica immane, che dipende da alcuni fattori. In primo luogo, non pochi giornalisti e opinionisti continuano a provare una sorta di tremebonda stima perversa nei confronti della Diversamente Lince di Rignano: Renzi è il politico più detestato d’Italia, ma nei giornali e talk show continua spesso a godere di un trattamento insopportabilmente compiacente. Renzi sembra poi un oppositore implacabile perché, quando è a favore di telecamera, si prepara il discorsetto a effetto, butta là qualche battutina da Bagaglino contro Lollobrigida e qualcuno in tivù (mai nel paese reale) gli fa i complimenti e lo rilancia. Da qui la vulgata mediatica secondo cui l’unica opposizione a Meloni è Renzi, che è un po’ come dire che l’unica alternativa al troppo alcol è l’alcolismo. 


Renzi non fa opposizione a Meloni: fa il rosicone senza talento che attacca chi (nella sua testa) gli ha rubato il posto a Palazzo Chigi. La sua è una tecnica banalotta e stanca per attirare l’attenzione e far credere al Pd che lui è tornato quello di un tempo (?), accogliendolo con ciò nel cosiddetto “campo largo”. Sarebbe un suicidio, perché se la lotta finale si riducesse a una lotta tra Meloni e Renzi, tanto varrebbe bruciare (metaforicamente eh) la tessera elettorale una volta per tutte. Peraltro, nelle vicende chiave, Renzi è vicinissimo a Meloni: sulla giustizia, sull’Ucraina, sul riarmo von der Layen, sul no al salario minimo e sul fastidio per il reddito di cittadinanza.


Ma chi sono allora i veri oppositori alla Meloni? Breve ricognizione.


Conte. Ha girato a vuoto i primi mesi della nuova legislatura, per poi ritrovare slancio dal caso Almasri in poi. Fa tutto quello che può, ma purtroppo per lui non basta.


Fratoianni. Idem come sopra. I suoi interventi sono efficaci e pugnaci, appassionati e circostanziati.


Bonelli. Ha colpe passate non perdonabili, come avere appoggiato Renzi nel 2018 e avere ostacolato in ogni modo un eventuale dialogo AVS-M5S nel 2022. Ha il carisma dei pioppi depressi, in Parlamento tende al colpo a effetto caricaturale e pare ostaggio di un narcisismo che (ove effettivamente presente) farebbe parecchio ridere i polli. Ogni tanto dice delle cose anche giuste, tipo su Gaza, ma non sposta mezzo voto (casomai lo fa scappare), lo conoscono (temo per lui) in sei e con gente come Bonelli la Meloni può governare fino al 2059. Davvero nei Verdi non c’è niente di meglio?


Schlein. È zavorrata da un partito elefantiaco, più centrista che di sinistra a ancora malato di renzismo purulento. Pecca di coraggio, ma se salta lei arriva gente molto meno di sinistra di lei, quindi farle la guerra (se non si è di destra) è un po’ bizzarro.


Renzi. A quanto già scritto sopra, aggiungo che se Renzi entrasse nel campo largo, forse porterebbe pure il suo (ipotetico) 2% all’alleanza, ma al tempo stesso scaccerebbe i voti di M5S e AVS. In politica 2+2 non fa sempre 4, e con lui farebbe -12.


Calenda. Rispetto a Renzi ha il merito di dire apertamente che non vuole allearsi coi grillini (che Renzi prima accetterebbe e poi accoltellerebbe), ma è un altro che ha piu fans nei talkshow che voti. E le sue idee sono perfette per rifondare Forza Italia, non certo per costruire un’alternativa al centrodestra.


Magi. Non so chi sia. Forse è quello che su Ucraina sembra Cerasa e che ogni tanto, per sentirsi ancora radicale, si veste da fantasma. Ma - appunto - non so chi sia.


Concludendo. O Conte, Schlein e Fratoianni (e Bersani of course) fanno squadra e riconquistano gli astenuti, o ciao core proprio.


(Uscito oggi sul Fatto Quotidiano cartaceo)

Andrea Scanzi

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