Fiat: 'No ai tre licenziamenti a Melfi, Cassazione respinge ricorso'
Giovannini, non sono d'accordo con Marchionne
Fiat: Melfi; no della Cassazione a tre licenziamenti
Giovannini
ROMA - La sezione lavoro della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della Fiat contro la decisione della Corte di Appello di Potenza che, nel 2012, reintegrò tre operai della Sata di Melfi (Potenza) licenziati dopo che, durante uno sciopero interno notturno, bloccarono un carrello per il trasferimento di materiali a chi non scioperava.
La notizia si e' appresa a Potenza dall'avvocato della Fiom, Lina Grosso, e dal segretario regionale dello stesso sindacato, Emanuele De Nicola. I tre - Giovanni Barozzino, dal febbraio scorso senatore di Sel, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli - furono licenziati nel 2010. In un primo tempo il ricorso della Fiom fu accolto ma la Fiat non fece mai più rientrare in fabbrica i tre operai. Un anno dopo, un altro giudice accolse il ricorso della Fiat e scattò il licenziamento, poi di nuovo revocato dalla Corte di Appello.
Airaudo (Sel), ora i 3 operai Melfi devono rientrare - ''E' stato un licenziamento ingiusto, ora lo sappiamo definitivamente. Questi lavoratori, che hanno vinto tre cause su quattro, sono stati tenuti ingiustamente fuori dalla fabbrica''. Così Giorgio Airaudo, ex sindacalista della Fiom e oggi deputato di Sel, che ha dato la notizia con un twitt, commenta la sentenza della cassazione. ''Le leggi quando ci sono vanno rispettate, mi auguro che rientrino presto al lavoro e li abbraccio'', aggiunge.
"Non sono d'accordo con Marchionne che ritiene che oggi sia impossibile fare impresa in Italia". Lo ha detto il ministro del Lavoro Enrico Giovannini a 'Prima di Tutto' su Radio1."Ci sono molte imprese che in queste condizioni stanno continuando a investire, a crescere, a creare profitto e posti di lavoro. Questo nonostante le indubbie difficoltà''.
La notizia si e' appresa a Potenza dall'avvocato della Fiom, Lina Grosso, e dal segretario regionale dello stesso sindacato, Emanuele De Nicola. I tre - Giovanni Barozzino, dal febbraio scorso senatore di Sel, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli - furono licenziati nel 2010. In un primo tempo il ricorso della Fiom fu accolto ma la Fiat non fece mai più rientrare in fabbrica i tre operai. Un anno dopo, un altro giudice accolse il ricorso della Fiat e scattò il licenziamento, poi di nuovo revocato dalla Corte di Appello.
Airaudo (Sel), ora i 3 operai Melfi devono rientrare - ''E' stato un licenziamento ingiusto, ora lo sappiamo definitivamente. Questi lavoratori, che hanno vinto tre cause su quattro, sono stati tenuti ingiustamente fuori dalla fabbrica''. Così Giorgio Airaudo, ex sindacalista della Fiom e oggi deputato di Sel, che ha dato la notizia con un twitt, commenta la sentenza della cassazione. ''Le leggi quando ci sono vanno rispettate, mi auguro che rientrino presto al lavoro e li abbraccio'', aggiunge.
"Non sono d'accordo con Marchionne che ritiene che oggi sia impossibile fare impresa in Italia". Lo ha detto il ministro del Lavoro Enrico Giovannini a 'Prima di Tutto' su Radio1."Ci sono molte imprese che in queste condizioni stanno continuando a investire, a crescere, a creare profitto e posti di lavoro. Questo nonostante le indubbie difficoltà''.
''E' chiaro - ha ammesso il ministro - che il tema è caldo, specie dopo la sentenza della Corte costituzionale su Fiom-Fiat, in questi mesi io e Marchionne abbiamo discusso più volte di come migliorare le relazioni industriali". Alla richiesta dell'a.d. di Fiat al Governo di intervenire sulla rappresentanza sindacale, Giovannini risponde: "Diciamo spesso che in Italia c'è un eccesso di norme, e questo è proprio un caso in cui bisogna intervenire con attenzione proprio perché le parti sociali sono sovrane. Noi abbiamo scelto di lasciare alle parti sociali la possibilità di trovare un accordo, cosa che sindacati e Confindustria hanno fatto, in più i confederali hanno incontrato anche altre associazioni imprenditoriali proprio per trovare un equilibrio. Stiamo dando questa possibilità per poi trarre le conseguenze ed eventualmente intervenire sul piano legislativo, ma bisogna intervenire con attenzione".
(ANSA)
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