Direttore, L'Huffington Post
Ho una modestissima proposta per mettere in sicurezza per i prossimi dieci anni (almeno) la stabilità italiana: perché non mandare direttamente Silvio Berlusconi al Quirinale?
In fondo, questo è il suggerimento che ci viene dal successo
del Consiglio dei ministri che ha tolto (?) l'Imu: per cui, se due più due fa ancora quattro in matematica, immaginare il leader del Pdl presidente della Repubblica non è nemmeno tanto un paradosso.
Pochi giorni fa scrivevamo sulla prima pagina dell'Huffington Post:"Trovato l'accrocco per Silvio". Il titolo un po' sopra le righe, ci è stato rimproverato, come spesso succede, come "esagerazione". Ma va a vedere che forse avevamo sottovalutato la situazione.
L'accrocco per salvare Silvio, e con Silvio il governo, essendo ormai i due diventati la stessa cosa, è infatti scattato ieri.
La abolizione dell'Imu - una tassa che per il Pd fino a pochi minuti prima era "difficile da finanziare" e altrettanto difficile da "definire" in termini di impatto sociale - è stata approvata di impeto. E nella versione più ampia possibile.
Siamo felici ovviamente di pagare meno tasse. Almeno per il momento. Per il futuro non sappiamo se abbassare la testa in attesa di qualche mazzata peggiore dell'Imu o meno. E dalle prime reazioni anche una parte del Pd è perplessa o scontenta.
Al di là della discussione sulle tasse, il segno politico della decisione del Consiglio dei ministri è evidente: è una vittoria per il governo delle ampie intese, che Letta ha subito incassato dichiarando che l'esecutivo "non ha più un limite temporale".
Ma se il governo ha scansato la crisi, per Silvio è andata anche meglio, come ha fatto sapere festosamente rivendicando la sua vittoria con un "merito mio".
E come non gioire con lui? L'abolizione dell'Imu è il cuore del suo programma, la identità stessa di tutta Forza Italia: non pagare le tasse.
Una vittoria tanto più completa se si ripensa al dettaglio che il leader è in questi giorni alle prese con una condanna per qualche piccola malefatta, proprio nel settore della frode fiscale.
Il meccanismo di scambio politico che si è messo in moto, per arrivare a questo punto è esso stesso evidente: Silvio ha fatto marcia indietro, non aperto la crisi di governo per la sua condanna, e il premier (Pd) gli ha regalato l'Imu.
Questo scambio in nome della consolidazione dell'esecutivo, è nei fatti il suo vero successo. Perché è la migliore prova che la sua forza nella politica italiana è ancora decisiva, che il suo programma è di grande impatto, che quando si arriva al dunque le carte le dà ancora lui. In fondo, lo stesso meccanismo di riconoscimento sotteso alla
nota dedicatagli dal presidente Napolitano alcuni giorni fa.
Nella risoluzione del Consiglio dei ministri c'era dunque scritta fra le righe la prima parte della riabilitazione di Silvio Berlusconi da ruolo di "condannato" a quello di leader ritrovato.
Ora manca la conclusione di questo processo. Ma la possiamo anticipare: somiglia straordinariamente alle soluzioni che la comunità internazionale prende quando nessuno vuole prendersi la responsabilità di decidere, tipo oggi sulla Siria. Si chiama "rimbalzo", "rimando", oppure "gioco delle sedie musicali". In sintesi, scommettiamo che il voto sulla decadenza già oggi in discussione, entrerà nel frullatore di in un meccanismo di incertezza e dubbi che ne diluirà tempi ed efficacia.
La schiera di politologi che assiste questo governo, le decine di saggi che si affrettano a renderne più agevole la strada, sono già al lavoro con i loro cembali. Mai come ora, ci dicono, il voto sull'Imu è la prova che le grandi intese sono utili, che l'Italia ha bisogno di stabilità, che le reazioni della Borsa dimostrano che è pericoloso muovere l'attuale equilibrio, e che in questo senso il consolidarsi dell'esecutivo è una vittoria per tutti. Con un sottinteso, pudicamante quasi mai reso esplicito, che se tutto questo vale la salvezza (politica) di Silvio Berlusconi, beh, è un prezzo che si può pagare.
Ma se così è, perché allora non andare fino in fondo nell'applicare questa lezione? Se questo è quello di cui il paese ha bisogno, allora perché non essere coerenti e ammettere che la migliore e definitiva assicurazione sul futuro dell'Italia è quello che suggerivo: portare il senatore Berlusconi direttamente al Quirinale, e vivere tutti felici e contenti.
Il vice presidente e ministro dell'Interno, Angelino Alfano, il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Massimo Bray, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e il ministro per la funzione pubblica e la semplificazione, Gianpiero D'Alia.
Il ministro dell'Ambiente, e della Tutela del Territorio e del Mare, Andrea Orlando.
Il ministro dell'Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, con il ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino.
Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, il vice presidente e ministro dell'Interno, Angelino Alfano, il ministro dell'Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, e il ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino.
Il vice presidente e ministro dell'Interno Angelino Alfano, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e il ministro per i Rapporti con il Parlamento e il coordinamento dell'attività di Governo, Dario Franceschini.
Il ministro della Salute, Maria Chiara Carrozza.
Il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Maurizio Lupi, e il Ministro Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Enrico Giovannini; di spalle, il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Massimo Bray, e il ministro della Salute, Maria Chiara Carrozza.
Il vice presidente e ministro dell'Interno Angelino Alfano con il presidente Enrico Letta.
Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Enrico Giovannini.
Il ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino.
Il Ministro della Difesa, Mario Mauro.
Consiglio dei Ministri n. 21
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